Una cosa che non sopporto nella copertina del Topo di questi ultimi anni è il codice a barre, sempre in bella vista (tanto da utilizzarlo anche come cornice per numeri e prezzo). Ho notato che in altri albi questo codice è stampato sul retro (quarta di copertina). Non capisco perché sulla testata principale continuino a mettere quell'obbrobrio.
Nell'ultimo restyling ho apprezzato la pulizia che si è fatta nella parte alta della copertina, rendendo il titolo 'Topolino' libero da vari impicci, esteticamente più bello. Gli 'strilli' sono diminuiti e i pochi rimasti sono elegantemente squadrati, anch'essi più 'puliti'.
Di pubblicità oggi ce n'è poca rispetto a quanto avveniva negli anni 90 dove c'erano circa 60/70 pagine (consecutive!) di 'consigli per gli acquisti'. In quegli anni i colori (sia delle storie che della pubblicità) erano molto forti, veri pugni negli occhi. Meglio oggi dove ci sono colorazioni più sfumate anche grazie alla computerizzazione.
Al di là del Gott e di Barks, rivedendo i vecchi Topi dei primi anni 50, esteticamente non li rimpiango: brutte copertine (di disegnatori anonimi dai tratti incerti), storie sminuzzate in troppe puntate (di poche pagine l'una), vignette troppo piccole (anche perché più piccolo era il Libretto). Dal 1955 cominciano a vedersi dei miglioramenti, nei colori, nei disegni e nelle storie degli autori italiani.
La costa odierna non mi dispiace anche se sono affezionato a quella degli anni 70, più larga (quasi 200 pagine) e rigata. Quella dei 50/60, rosa o celeste, non mi piaceva. Credo che il giallo sia ormai il colore ad hoc.
In larghezza il Topo ha guadagnato un centimetro dagli inizi ed anche se meno tascabile (ma quando mai uno se lo mette in tasca?) ha guadagnato in più ariose vignette.
Fra le rubriche eliminerei l'Angolo della Posta, che poteva essere spiritoso all'inizio ma adesso risulta inutile e demente (potrebbe essere una pagina in più per un TopoGulp). In generale le rubriche, le interviste, i servizi etc. sono ben fatti, nella forma e nel contenuto.