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Zerocalcare - Un polpo alla gola

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Bramo
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    Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
    Risposta #15: Domenica 18 Nov 2012, 16:00:28
    Ok ma a parte questo ..t e' piaciuto ? Per me e' fenomenale !
    Eh, caro Fillo, magari sapessi dirtelo! Ma purtroppo non l'ho ancora letto, me misero!!! :(

    @Bacci: no, il prezzo è uguale per tutte e 3 le edizioni. Ripeto però che la nerd dovrebbe essere ormai impossibile trovarla, qualche speranza la si può avere con la variant...

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      Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
      Risposta #16: Domenica 18 Nov 2012, 19:08:04
      Eh, caro Fillo, magari sapessi dirtelo! Ma purtroppo non l'ho ancora letto, me misero!!! :(

      @Bacci: no, il prezzo è uguale per tutte e 3 le edizioni. Ripeto però che la nerd dovrebbe essere ormai impossibile trovarla, qualche speranza la si può avere con la variant...

      ma la differenza era solo nella copertina vero ???
      cmq bramo devi leggerlo e dirci la tua..perche' son curioso di un tuo parere

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      Bramo
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        Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
        Risposta #17: Domenica 18 Nov 2012, 20:07:24

        ma la differenza era solo nella copertina vero ???
        cmq bramo devi leggerlo e dirci la tua..perche' son curioso di un tuo parere
        Sì, sì, cambia solo la cover, il resto rimane invariato ovviamente ;)
        Ovvio che devo leggerlo :P Spero presto di riuscire a farlo con calma, non mancherò di postare poi il mio commento :)

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        Bramo
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          Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
          Risposta #18: Sabato 24 Nov 2012, 15:21:58
          Dopo essermelo accaparrato con autografo e disegnino alla scorsa Lucca Comics, ovviamente nella "nerd edition" a tiratura limitata, questa settimana ho finalmente avuto il tempo di leggere il secondo libro di Zerocalcare, il primo che presenta per davvero una storia unitaria che si snoda per una bella lunghezza.
          Ed è proprio qui che sta il tasto dolente.

          Chiariamo subito: io Zerocalcare da un anno circa lo leggo, lo venero, lo consiglio, lo diffondo, lo condivido su Facebook... e tutto questo perché lo ritengo tranquillamente uno dei migliori autori di fumetto sull'attuale piazza del nostro Paese. Il suo stile di disegno è splendido, a metà tra cartoonoso e realistico, le sue storie sono sempre in perfetto equilibrio tra realtà in cui le ultime due generazioni si possono riconoscere e un'ironia vincente e intelligente, e i riferimenti pop-nerd con cui infarcisce i suoi racconti sono lontani dall'essere semplici paraculaggini ma sono espressi con naturalezza all'interno della personale mitologia (di vita e narrativa) dell'autore.
          Per questo il successo della Profezia dell'Armadillo autoprodotto, aumentato in modo esponenziale dalla versione BAO, mi ha fatto un enorme piacere, perché si tratta di un libro di alto valore qualitativo che ben esprime le potenzialità di Zerocalcare.

          Tutte queste caratteristiche le ho ritrovate anche nel nuovo Un Polpo alla Gola, dove in più c'è una storia unica, una trama che si svolge per tutte le 190 pagine circa attraverso tre periodi della vita del protagonista.
          Il problema è che tale spunto di partenza, perno di tutta la storia, è del tipo che anima le storielle del blog di Zero, vale a dire un episodio dell'infanzia/adolescenza oggettivamente di minima importanza che viene drammatizzato dalle paturnie di Calcare. La cosa funziona alla grande nell'economia delle storielle di 4-5 tavole, e quindi anche nella Profezia, dove la storia unitaria era più che altro un filo rosso che univa vari episodi autoconclusivi, ognuno con il suo tema e il suo plot; ma il giochetto riesce in modo meno brillante in un arco di pagine così ampio, e nemmeno la suddivisione in infanzia-adolescenza-età attuale è riuscita a distrarmi dal fatto che il pretesto di partenza è un po' debole, per reggere un libro di questa lunghezza. Poi può anche essere realistica la paranoia sviscerata nel libro, e visualizzata tramite il metaforico polpo del titolo, ma se in una storia di 10 pagine sarebbe stata perfetta, qui scricchiola.
          Ed è un po' un peccato, perché il resto è ottimo: ottimi i riferimenti derivati dalla microsocietà delle elementari fatta di riti, cartoni animati e prove di coraggio, ottima la scanzonatezza cui Calcare ci ha abituato, bella la struttura delle tavole e il modo in cui l'autore inserisce nelle vignette il polpo con naturalezza, senza sembrare strano e senza ingombrare gli spazi.

          Zerocalcare dimostra di essere il miglior cantore dell'attuale generazione di 25-30enni, sapendo svolgere tale ruolo in modo pressoché perfetto; ma non ritengo Un Polpo alla Gola la prova di maturità dell'autore, che a questo punto attendo al varco con il nuovo libro (che BAO ha annunciato per il 2013) per vedere come deciderà di proseguire il suo percorso di narratore al di fuori del suo blog.

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            Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
            Risposta #19: Domenica 25 Nov 2012, 13:21:38
            Dopo essermelo accaparrato con autografo e disegnino alla scorsa Lucca Comics, ovviamente nella "nerd edition" a tiratura limitata, questa settimana ho finalmente avuto il tempo di leggere il secondo libro di Zerocalcare, il primo che presenta per davvero una storia unitaria che si snoda per una bella lunghezza.
            Ed è proprio qui che sta il tasto dolente.

            Chiariamo subito: io Zerocalcare da un anno circa lo leggo, lo venero, lo consiglio, lo diffondo, lo condivido su Facebook... e tutto questo perché lo ritengo tranquillamente uno dei migliori autori di fumetto sull'attuale piazza del nostro Paese. Il suo stile di disegno è splendido, a metà tra cartoonoso e realistico, le sue storie sono sempre in perfetto equilibrio tra realtà in cui le ultime due generazioni si possono riconoscere e un'ironia vincente e intelligente, e i riferimenti pop-nerd con cui infarcisce i suoi racconti sono lontani dall'essere semplici paraculaggini ma sono espressi con naturalezza all'interno della personale mitologia (di vita e narrativa) dell'autore.
            Per questo il successo della Profezia dell'Armadillo autoprodotto, aumentato in modo esponenziale dalla versione BAO, mi ha fatto un enorme piacere, perché si tratta di un libro di alto valore qualitativo che ben esprime le potenzialità di Zerocalcare.

            Tutte queste caratteristiche le ho ritrovate anche nel nuovo Un Polpo alla Gola, dove in più c'è una storia unica, una trama che si svolge per tutte le 190 pagine circa attraverso tre periodi della vita del protagonista.
            Il problema è che tale spunto di partenza, perno di tutta la storia, è del tipo che anima le storielle del blog di Zero, vale a dire un episodio dell'infanzia/adolescenza oggettivamente di minima importanza che viene drammatizzato dalle paturnie di Calcare. La cosa funziona alla grande nell'economia delle storielle di 4-5 tavole, e quindi anche nella Profezia, dove la storia unitaria era più che altro un filo rosso che univa vari episodi autoconclusivi, ognuno con il suo tema e il suo plot; ma il giochetto riesce in modo meno brillante in un arco di pagine così ampio, e nemmeno la suddivisione in infanzia-adolescenza-età attuale è riuscita a distrarmi dal fatto che il pretesto di partenza è un po' debole, per reggere un libro di questa lunghezza. Poi può anche essere realistica la paranoia sviscerata nel libro, e visualizzata tramite il metaforico polpo del titolo, ma se in una storia di 10 pagine sarebbe stata perfetta, qui scricchiola.
            Ed è un po' un peccato, perché il resto è ottimo: ottimi i riferimenti derivati dalla microsocietà delle elementari fatta di riti, cartoni animati e prove di coraggio, ottima la scanzonatezza cui Calcare ci ha abituato, bella la struttura delle tavole e il modo in cui l'autore inserisce nelle vignette il polpo con naturalezza, senza sembrare strano e senza ingombrare gli spazi.

            Zerocalcare dimostra di essere il miglior cantore dell'attuale generazione di 25-30enni, sapendo svolgere tale ruolo in modo pressoché perfetto; ma non ritengo Un Polpo alla Gola la prova di maturità dell'autore, che a questo punto attendo al varco con il nuovo libro (che BAO ha annunciato per il 2013) per vedere come deciderà di proseguire il suo percorso di narratore al di fuori del suo blog.

            Quoto assolutamente. Come già detto, Zerocalcare è imbattile nella breve da 8-10 tavole, ma quando c'è da costruirci una storia intorno dimostra ancora qualche limite.

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              Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
              Risposta #20: Martedì 29 Gen 2013, 15:34:51
              Anch'io ho avuto il piacere di legegre la seconda opera di Zerocalcare, e non posso non accodarmi a Bramo e Cianfa.

              Il libro è molto buono, cosi come la storia, i personaggi, lo sfondo. Ma ho trovato il finale un po' tirato via, e forse sarebbero state necessarie più pagine.

              E poi, una piccola nota a margine. Capsico che sia divertente rappresentare la generazione contemporanea un po' persa e alla deriva, pero non siamo tutti cosi disastrati e disperati come Zero e i suoi colleghi. O mi sbaglio?

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                Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                Risposta #21: Mercoledì 30 Gen 2013, 00:49:48
                E poi, una piccola nota a margine. Capsico che sia divertente rappresentare la generazione contemporanea un po' persa e alla deriva, pero non siamo tutti cosi disastrati e disperati come Zero e i suoi colleghi. O mi sbaglio?
                Be', come tutti i ritratti generazionali, inevitabilmente non possono rispecchiare la totalità dei giovani che vi rientrano.
                Occorre capire se i protagonisti dei libri e delle tavole di Zerocalcare rappresentano la maggioranza dei giovani tra i 25 e i 40 anni del 2012-2013. Sicuramente rappresentano la maggior parte dei giovani che conosce lui, ma se il ragazzo ha avuto così tanto successo e consensi, e così tante visite al blog, forse se non la maggioranza riesce comunque ad essere voce e specchio di una fetta significativa di giovani attuali.

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                Bacci
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                  Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                  Risposta #22: Mercoledì 30 Gen 2013, 01:43:57
                  Una fetta significativa sicuro, ma non credo che per forza per leggere e apprezzare qualcosa si debba rientrare in quella categoria di cui l'opera parla... poi non so, è un'impressione mia
                  Più che altro credo faccia leva su un immaginario comune, oltre alla sua indiscutibile capacità di raccontare storie
                  « Ultima modifica: Mercoledì 30 Gen 2013, 01:44:19 da bacci88 »

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                    Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                    Risposta #23: Mercoledì 30 Gen 2013, 10:45:21
                    Una fetta significativa sicuro, ma non credo che per forza per leggere e apprezzare qualcosa si debba rientrare in quella categoria di cui l'opera parla... poi non so, è un'impressione mia
                    Più che altro credo faccia leva su un immaginario comune, oltre alla sua indiscutibile capacità di raccontare storie
                    Sono d'accordo con te. Però leggendo i commenti alle tavole che posta sul suo blog, o i commenti che scrive chi le condivide su Facebook, mi pare che la maggior parte esprime concetti del tipo "grande Calcare, è successo anche a me!" o "lol, true story". Poi sicuramente ci sono molti suoi fan che lo seguono perché riconosco in lui la dote di essere un bravo fumettista, che sa gestire in maniera vincente i tempi comici e e sa vivere il web e le opportunità che offre, ma l'impressione è che la maggior parte dei suoi fedeli lettori siano quelli che si riconoscono (o si vogliono riconoscere) nelle situazioni e nel mood che racconta.

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                      Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                      Risposta #24: Giovedì 31 Gen 2013, 11:54:10
                      Sono d'accordo con te. Però leggendo i commenti alle tavole che posta sul suo blog, o i commenti che scrive chi le condivide su Facebook, mi pare che la maggior parte esprime concetti del tipo "grande Calcare, è successo anche a me!" o "lol, true story". Poi sicuramente ci sono molti suoi fan che lo seguono perché riconosco in lui la dote di essere un bravo fumettista, che sa gestire in maniera vincente i tempi comici e e sa vivere il web e le opportunità che offre, ma l'impressione è che la maggior parte dei suoi fedeli lettori siano quelli che si riconoscono (o si vogliono riconoscere) nelle situazioni e nel mood che racconta.

                      Anch'io mi riconosco in certe sue piccole fisime, ma in generale parlavo della loro situazione sociale generale. Calcare e i suoi amici di fatto vivono di espedienti, contenti di farlo e che persistono nel farlo, senza modificare le cose. L'alternativa è mostrare l'arrogante ricco che lavora in banca, decisamente facile come divisione, ma anche decisamente avvilente.

                      Un conto sono le manie quotidiane, un conto è il lasciarsi andare all'apatia civile, rifugiandosi in certe scaramuccie dal molto clamore e dallo scarso effetto.

                      Detto questo, nella costruzione della storia e delle gag e nella rielaborazione dell'epos '80 e '90 è assolutamente formidabile.

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                      Brigitta MacBridge
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                        Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                        Risposta #25: Lunedì 18 Feb 2013, 09:48:57
                        Un conto sono le manie quotidiane, un conto è il lasciarsi andare all'apatia civile, rifugiandosi in certe scaramuccie dal molto clamore e dallo scarso effetto.

                        Ho letto i due volumi di Zerocalcare durante il weekend, grazie a mio marito che me li ha regalati per San Valentino (ebbene sì, siamo quel genere di coppia che si scambia regali per San Valentino, scegliendoli fra le cose meno pucciose di questo mondo! Io gli ho regalato un libro di biologia sui batteri, per esempio). Il giudizio è positivo anche se li ho trovati diversi dalle aspettative.

                        La premessa è, conosco Zerocalcare dal blog e lo trovo fantastico (a proposito, andatevi a leggere la "striscia" di questa settimana perché è spettacolare). Mi aspettavo qualcosa del genere nei due libri, invece sin dalla pagina tre mi sono trovata catapultata in una dimensione più drammatica e, in un certo senso, "autoriale". Vale per entrambi i libri, l'umorismo c'è ma è molto meno marcato, le risate si fanno ma solo una volta ogni tanto, mentre l'elemento drammatico, l'autoanalisi, il tema della autobiografia solo in parte umoristica ma con una buona fetta di drammaticità mi sembra che prevalgano. Superato lo "shock", l'opera è interessante e non può lasciare indifferenti, e ho trovato affascinante la caratterizzazione dei personaggi, il "raccontare sé stessi", e la presentazione delle dinamiche di gruppo che mi ha ricordato un po' un certo Stephen King, quello che si mette a raccontare le vite degli adolescenti americani in opere tipo "Stand by me" o "It". Nientepopodimenoche. Tanto di cappello.

                        Non sono per niente d'accordo con chi ha preferito il primo libro. Il secondo è più unitario, più uniforme, più leggibile. E l'elemento thriller, innegabile, è ben gestito. Non sono d'accordo con Bramo neanche quando definisce la causa del "polpo alla gola" una inutile paranoia. La maggior parte delle fisime di Zero (quelle di cui parla nel blog) sono inutili paranoie, ma nella economia del racconto, così come narrato nel libro, il "tradimento infantile" che lui si porta dietro è tutt'altro che una inutile paranoia.

                        Insomma, il libro mi è piaciuto anche se non mi ha fatto ridere, o quanto meno mi ha fatto ridere poco.

                        Infine, concordo con V nel trovarmi un po' perplessa nel ritratto generazionale. Se Zero ha un difetto (anche sul blog), forse è proprio in quel suo esagerare nell'autocompiangimento (sì, ho scritto bene) generazionale.
                        Forse perché non faccio parte della sua generazione (mi par di capire che ho 10-14 anni più di lui), forse perché non ho mai percepito in maniera molto netta il far parte di una generazione, ma sembra quasi che il "lasciarsi andare all'apatia civile", espressione magistralmente usata da V, sia un espediente di cui abusa. Come se intendesse che non esiste alternativa, sei di quella generazione e non puoi essere diverso. Come se l'appartenere a quella generazione ti identificasse più di ogni altro aspetto della tua esistenza. Ecco, è in questo che non riesco a riconoscermi. Lo trovo un po' deprimente e lontano dalla verità.
                        « Ultima modifica: Lunedì 18 Feb 2013, 09:49:31 da Brigitta_McBridge »
                        I miei teSSSSori: http://tinyurl.com/a3ybupd

                        "You must be the change you want to see in the world" -- Gandhi

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                        Bramo
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                          Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                          Risposta #26: Lunedì 18 Feb 2013, 14:04:31
                          Anch'io mi riconosco in certe sue piccole fisime, ma in generale parlavo della loro situazione sociale generale. Calcare e i suoi amici di fatto vivono di espedienti, contenti di farlo e che persistono nel farlo, senza modificare le cose. L'alternativa è mostrare l'arrogante ricco che lavora in banca, decisamente facile come divisione, ma anche decisamente avvilente.

                          Un conto sono le manie quotidiane, un conto è il lasciarsi andare all'apatia civile, rifugiandosi in certe scaramuccie dal molto clamore e dallo scarso effetto.
                          Infine, concordo con V nel trovarmi un po' perplessa nel ritratto generazionale. Se Zero ha un difetto (anche sul blog), forse è proprio in quel suo esagerare nell'autocompiangimento (sì, ho scritto bene) generazionale.
                          Forse perché non faccio parte della sua generazione (mi par di capire che ho 10-14 anni più di lui), forse perché non ho mai percepito in maniera molto netta il far parte di una generazione, ma sembra quasi che il "lasciarsi andare all'apatia civile", espressione magistralmente usata da V, sia un espediente di cui abusa. Come se intendesse che non esiste alternativa, sei di quella generazione e non puoi essere diverso. Come se l'appartenere a quella generazione ti identificasse più di ogni altro aspetto della tua esistenza. Ecco, è in questo che non riesco a riconoscermi. Lo trovo un po' deprimente e lontano dalla verità.
                          Allora, a mio avviso si può rispondere in due modi a queste osservazioni.
                          Il primo è "storicizzante", il secondo immerso nel tempo presente.
                          "Storicizzante" vuol dire che un ritratto generazionale è una cosa che è sempre esistita, anche se al 90% per quanto riguarda i ragazzini, gli adolescenti e i giovani. Brigitta dice di non essersi mai identificata in uno slot generazionale, e ovviamente ci sta, ma altrettanto ovviamente per ogni decennio ci sono stati qui 2-3 "movimenti" in cui i giovani si riconoscevano e ne facevano parte, aderendo ad un certo tipo di musica, abbigliamento ecc, non c'è bisogno che ve lo dica io. I contorni che assumevano le varie caratteristiche erano figli del loro tempo, immersi nel contesto storico e geografico di quel presente.
                          Arriviamo allora all'attualità, a Zerocalcare. Il buon Michele dovrebbe avere sui 28-30 anni se ben ricordo, romano, classe sociale proletaria, un ragazzo che si univa ai centri sociali per fare manifestazioni in piazza, dal lavoro precario (almeno fino a 1 anno e mezzo fa, prima del successo, anche se comunque se fai fumetti precario/free lance lo sei sempre). Con questo ritratto, in una situazione come quella italiana attuale, mi pare del tutto naturale che la realtà che ci racconta l'autore attraverso i libri e le vignette sul blog sia quella di giovani che vivono di espedienti, come dice V, che non guardano al futuro con speranza perché speranza non può essercene, che non possono pensare ad una stabilità economica, famigliare o lavorativa perché tutto intorno gli dice che non è proprio cosa.
                          Il punto importante è questo: Zero ci racconta quella realtà perché è la SUA realtà. Ma poi, con la diffusione dei suoi lavori, si scopre che non è solo la sua. E no, non penso solo dal punto di vista delle passioni nerd, del fatto che guardava Fringe e The Walking Dead, legge fumetti, vede il mondo filtrato dai cartoni animati ann '80 e cita Star Wars. Certo, i riferimenti nerd sono buona parte del suo successo, così come le fisime e la nostalgia a breve termine. Ma secondo me molti si riconoscono anche nella situazione sociale che racconta e che V e Brigitta, che può effettivamente essere condivisibile da molti giovani italiani degli anni '10. Non solo la condizione, ma anche le reazioni che si hanno in risposta, cioè l'indolenza, il compiangersi e il "lasciarsi andare all'apatia civile". Il punto è che Zero non vuole dare lezioni o essere una guida, un faro ispiratore. Non ci dice che questo atteggiamento è giusto e da perseguire. Ci dice che è quello che ha sposato, e il successo che le sue storie hanno ci dice che in qualche modo molti altri della sua generazione lo hanno fatto. Lui si limita a fotografare una realtà, in modo divertente, senza dare giudizi di sorta. Certo, tende a darle una connotazione positiva perché ci si ritrova, ma non ha la pretesa di dire che va bene così. Dice che va così, punto.
                          Per questo ritengo che le storie di Zero (ma anche le canzoni delle Luci della Centrale Elettrica, per dire) sono più che un fenomeno di costume, una nerdata o qualcosa di divertente, ma sono anche un ritratto sociale piuttosto centrato, che va più a fondo di quanto non facciano i dati Istat sulla disoccupazione giovanile che ci snocciolano i telegiornali.

                          Non sono per niente d'accordo con chi ha preferito il primo libro. Il secondo è più unitario, più uniforme, più leggibile. E l'elemento thriller, innegabile, è ben gestito. Non sono d'accordo con Bramo neanche quando definisce la causa del "polpo alla gola" una inutile paranoia. La maggior parte delle fisime di Zero (quelle di cui parla nel blog) sono inutili paranoie, ma nella economia del racconto, così come narrato nel libro, il "tradimento infantile" che lui si porta dietro è tutt'altro che una inutile paranoia.
                          E' vero, ma un conto è quando sviluppa la paranoia fino a degli eccessi assurdissimi nell'arco di una storiella del blog, un altro è quando la tiri per un libri di oltre 200 pagine svolgendola attraverso 3 fasi della vita del protagonista. Prendendo una "striscia" recente, quella delle pile che si scaricano e dell'indolenza nell'andare a comprarne di nuove: è perfetta nell'idea iniziale e nello svolgimento, ma prova a farla diventare una storia lunga 100 pagine e lo stratagemma iniziale mostrerà la corda, perché sulla lunghezza non regge più. A meno di non essere molto bravo e inserire altri elementi, cosa che nel Polpo alla Gola l'autore fa, ma in modo a mio avviso non abbastanza convincete da rendere l'input abbastanza solido. Poi ovvio che sia più unitario della Profezia dell'Armadillo, visto che lì erano storielle autoconclusive legate da un sottile filo rosso. Ma quella formula secondo me ha trovato un equilibrio di gran lunga migliore tra due anime narrative, rispetto al racconto unitario del secondo libro. Che, comunque, mi è piaciuto molto.
                          Questione risate: non è che iniziamo col discorso alla Ortolani, vero? :P Ad ogni modo, a me hanno fatto ridere entrambi i volumi: certo, la componente seria si sente, ma l'autore non rinuncia mai alla sua comicità. Inoltre, sarò io, ma colgo una vena malinconica già in alcune delle storielle del blog, quindi...
                          « Ultima modifica: Lunedì 18 Feb 2013, 14:13:20 da Everett_Ducklair »

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                            Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                            Risposta #27: Lunedì 18 Feb 2013, 16:35:59
                            E' vero, ma un conto è quando sviluppa la paranoia fino a degli eccessi assurdissimi nell'arco di una storiella del blog, un altro è quando la tiri per un libri di oltre 200 pagine svolgendola attraverso 3 fasi della vita del protagonista. Prendendo una "striscia" recente, quella delle pile che si scaricano e dell'indolenza nell'andare a comprarne di nuove: è perfetta nell'idea iniziale e nello svolgimento, ma prova a farla diventare una storia lunga 100 pagine e lo stratagemma iniziale mostrerà la corda, perché sulla lunghezza non regge più.
                            Beh, ma non mi vorrai mica confrontare la paranoia di non voler comprare le pile con il senso di colpa per aver fatto la spia ad un'amica, per giunta sapendo che questo è stato pagato da tutt'altra persona peraltro innocente? Io le paranoie sul secondo me le farei, e anche brutte. Sul primo te le puoi fare, ma sono le paranoie su cui ci ridi sopra. Il secondo è roba molto più seria. Dico davvero, io non ho più rivolto la parola ad una mia "ex-amica" di adolescenza per vent'anni, per una roba del genere. >:(

                            Citazione
                            Poi ovvio che sia più unitario della Profezia dell'Armadillo, visto che lì erano storielle autoconclusive legate da un sottile filo rosso. Ma quella formula secondo me ha trovato un equilibrio di gran lunga migliore tra due anime narrative, rispetto al racconto unitario del secondo libro. Che, comunque, mi è piaciuto molto.

                            Ma anche a me sono piaciuti entrambi. Solo mi è piaciuto più il secondo. Questione di gusti e basta, eh, non è che ne faccio una verità ontologica. Forse le storielle autoconclusive te le godi di più se te le centellina al ritmo di un paio al mese, mentre se ti devi leggere un centinaio di pagine a fila per me è meglio la storia unica.

                            Citazione
                            Questione risate: non è che iniziamo col discorso alla Ortolani, vero? :P Ad ogni modo, a me hanno fatto ridere entrambi i volumi: certo, la componente seria si sente, ma l'autore non rinuncia mai alla sua comicità. Inoltre, sarò io, ma colgo una vena malinconica già in alcune delle storielle del blog, quindi...
                            Beh, certo che sì, ma c'è un certo salto dal "cogliere una vena malinconica" al trovarsi un "Camille è morta" a pagina 3. E da lì in poi, pagina più pagina meno, non si fa che parlare di Camille che è morta di anoressia. Ammetterai che l'ordine di grandezza è tutt'altro.
                            « Ultima modifica: Lunedì 18 Feb 2013, 16:38:32 da Brigitta_McBridge »
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                              Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                              Risposta #28: Lunedì 18 Feb 2013, 16:41:13
                              ... lol, anche io ho regalato Zerocalcare a San Valentino.

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                                Re: Zerocalcare - Un polpo alla gola
                                Risposta #29: Lunedì 18 Feb 2013, 17:31:17
                                Beh, ma non mi vorrai mica confrontare la paranoia di non voler comprare le pile con il senso di colpa per aver fatto la spia ad un'amica, per giunta sapendo che questo è stato pagato da tutt'altra persona peraltro innocente? Io le paranoie sul secondo me le farei, e anche brutte. Sul primo te le puoi fare, ma sono le paranoie su cui ci ridi sopra. Il secondo è roba molto più seria. Dico davvero, io non ho più rivolto la parola ad una mia "ex-amica" di adolescenza per vent'anni, per una roba del genere. >:(
                                Le due cose stanno sicuramente su due piani diversi.
                                Ma a mio parere la paranoia della spiata non mi sembra affatto così grave. Perché non si tratta di aver fatto la spia ad un'amica su un caso di omicidio, su un furto o su qualcosa comunque di serio. Si tratta di aver rivelato alla maestra che l'amica aveva proposto di andare nel bosco e ci era andata, nonostante fosse vietato. Risultato, ha ricevuto la lavata di capo dal preside e la convocazione coi genitori. Ne avrà sofferto per una settimana a dir tanto. Piuttosto il senso di colpa dovrebbe provarlo per Giulia Cometti, lol, di cui invece non gliene frega niente a nessuno, men che meno a Zero, tutto preoccupato per vent'anni del torto fatto all'amica, che ha dimostrato poi che non gliene fregava proprio niente di quella storia.
                                Davvero, l'input mi sembra assolutamente sproporzionato per reggere un libro intero (ha senso solo nella fascia d'età della fanciullezza, dove le piccole cose sembrano vitali, ma poi no), e anche se riconosco che l'autore ha poi lavorato per costruire un background di stampo thriller che reggesse la cosa, secondo me un po' traballa lo stesso.

                                Ma anche a me sono piaciuti entrambi. Solo mi è piaciuto più il secondo. Questione di gusti e basta, eh, non è che ne faccio una verità ontologica. Forse le storielle autoconclusive te le godi di più se te le centellina al ritmo di un paio al mese, mentre se ti devi leggere un centinaio di pagine a fila per me è meglio la storia unica.
                                Be', qui è questione di gusti. Ché poi anch'io, in linea generale, sono d'accordo con te, ma ci sono le eccezioni, e La Profezia dell'Armadillo per me lo è stata :)

                                Beh, certo che sì, ma c'è un certo salto dal "cogliere una vena malinconica" al trovarsi un "Camille è morta" a pagina 3. E da lì in poi, pagina più pagina meno, non si fa che parlare di Camille che è morta di anoressia. Ammetterai che l'ordine di grandezza è tutt'altro.
                                Su qui non ho niente da obiettare.
                                Preciso solo che lo stile di Zero a mio avviso si confà anche a raccontare cose del genere, senza subire mutamenti di sorta rispetto a quando affronta temi più leggeri.
                                Esattamente come Ortolani, del resto.

                                ... lol, anche io ho regalato Zerocalcare a San Valentino.
                                No, ma che bello quando Vito mi dà queste soddisfazioni :)
                                E quale dei due volumi hai regalato? Poi vedi di leggertelo anche tu, eh, quando Isa l'ha finito! ;) Che poi voglio sapere il parere di entrambi :P

                                 

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