Non le trovo indicative.
Non lo sarebbero se fossero casi unici; invece rappresentano solo alcuni esempi di svariate (mi arrischierei a dire decine, ma non le ho contate) birichinate che popolano l'opera di Walsh.
Va detto poi che le cose che fa nelle vignette da te proposte sarebbero eccessive anche per un 25enne
Eh appunto. Per quello ho detto che dal suo comportamento sembra più giovane.
a quei tempi il 25enne era già sistemato e aveva messo su famiglia nella maggior parte dei casi
Questa mi giunge nuova. Mi fornisci riferimenti precisi?
atteggiamento un po' più "tranquillo" del topo, che non si va a cercare le avventure ma preferisce la propria quotidianità
Questa è una leggenda peggiore dello ius prime noctis!
Peccato che però, a leggere le strisce del narratore della vita e della morte, risulti sostanzialmente falsa; infatti:
- Topolino cerca l'avventura diverse volte anche nelle walshane.
- è vero che per un lungo periodo (negli anni '50) non l'ha fatto. Ma per forza. La trovava senza cercarla. A volte non faceva in tempo a tornare a casa e riprendersi che già ne veniva coinvolto in una nuova. Pensare che il personaggio sia cambiato perchè non faceva le stesse cose di prima, senza considerare il contesto e le motivazioni che lo spingono in tali direzioni, significa veramente ragionare per stereotipi.
- il conflitto tra voglia di avventura e di tranquillità è stato approfondito da Walsh, ma esisteva da prima del suddetto autore. Ricordiamo che molte sue storie sono in continuità fra loro, quindi ci sta anche che appena conclusa una vicenda carica di tensione senta il bisogno di tirare il fiato.
- le storie di Crozier sono in genere, se non più pericolose, più inquietanti di quelle di Gottfredson; inoltre non sempre Topolino ne esce vincitore al 100% o acclamato come un eroe per i suoi meriti. Con questa nuova consapevolezza, ci vuole sicuramente una forza di volontà maggiore per gettarsi a capofitto nell'azione (ma nonostante questo, lo fa spesso senza nemmeno pensarci tanto).
Stante tutto ciò affermo che il Topolino di Walsh, entità spesso chiamata in causa, in realtà non esiste: quello che l'incommensurabile usa nella propria opera altro non è che il Topolino di Gottfredson/De Maris. Ma proprio identico.
Perchè in questo è stato veramente incommensurabile: ha ripreso il personaggio nella sua pura essenza, non negli stereotipi.
Concludo con questo appunto: non prendere questo intervento come una critica, ma come spunto di riflessione. Quando leggi un articolo introduttivo di una storia, non accettarlo senza averci ragionato, perchè chi lo ha partorito è prima ancora che un critico, un lettore come tutti noi. Non voglio dire che devi prendere tutto che dico come oro colato (giammai! ma sono stato talmente convincente che ne potresti essere tentato
) ); puoi anche decidere a un certo punto di concordare con me su tutto, ma prima fallo passare dal tuo senso critico.
Termino con una citazione (che, per non smentirmi, non credo sia attendibile in ogni ogni circostanza, ma ha una sua validità) di Oscar Wilde:
"La diversità di opinioni intorno a un'opera d'arte dimostra che l'opera è nuova, complessa e vitale"