Gilberto ci porta tutto l’entusiasmo del recente incontro Etnacomics che ha vissuto da protagonista, mentre i complimenti sono tutti per lui e le citazioni letterarie ad hoc ! 8-)
Ma ecco anche carne al fuoco posta da Gilberto : citando l’ Inferno di Topolino sappiamo della bellezza di molte storie precedenti agli anni sessanta, pensiamo allo stesso Barks col suo equilibrio in tema di paperi. Mi vengono anche in mente alcune storie lunghe disegnate da Scarpa, che molti apprezzano e rimpiangono : sono capolavori appassionanti, inutile discuterne, denotano capacità e grande impegno. Però lo stile grafico (che a molti piace) è ancora pesante, i paperi sembrano grassocci, il testo è una fiumana immensa ed appesantisce molto. Si vede insomma spesso anche in questi esiti migliori l’appartenenza ad un periodo ancora grezzo, rozzo se vogliamo usare la parola non a caso utilizzata da miss Feidhelm
, lo stile di Barks deve essere ancora bene assimilato, cosa che verrà fatta con esiti perfetti dagli autori e da Scarpa stesso entro il decennio dei sessanta. Anche nelle trame uno scarso rispetto per la natura e una civiltà del resto ancora acerba fanno il resto, Barks è piacevole in tutto ma ancora poco salace. In seguito Le Giovani Marmotte, la stessa serie del Papersera che inserisce la prepotenza padronale di zio Paperone in un discorso ironico sulla moderna vita impiegatizia, personaggi come Brigitta, Rockerduck ..., e diversi altri fattori arrivano a completare il mondo papero perfetto di fine anni sessanta, quello che anche stilisticamente fornirà la ‘manna’ a cui attingere per i ... secoli a venire !
Pertanto è completamente diverso l’approccio alla morte letto nell’atrocità dei colli mozzati e la delicatezza e sensibilità moderna con cui il tema è trattato già a fine anni sessanta, qui davvero non vi è mai nulla di eccessivo o sconvolgente, perché anche la pedagogia si è evoluta notevolmente. E se le modalità sono queste ultime, Mario ha ragione, non va taciuta, ad un bambino fa solo bene con un approccio così sensibile.
Facendo invece di ogni erba un fascio si sono accomunati i colli mozzati con il semplice nominare la parola morte (ma è davvero assurdo !!) e censurando brutalmente tutto un’inesorabile sterilità si è appropriata delle storie rendendole insapore. Proprio per il principio che quanto fatto prima è tutto sospetto e quindi da rivedere, poco importa se siamo nel 1961 o nel 1969 : invece importa eccome, c’e’ stato un cambiamento totale in questo frattempo - come del resto nel mondo reale, per non parlare dell' Italia stessa !
Per concludere Mario ti invito a leggere il prossimo intervento sull’ annata 1978 primo trimestre di Almanacco, per vedere come anche il crepuscolo degli anni settanta riservi ottime storie che esaltano la straordinaria ispirazione del mitico ‘cavallo’ tra i sessanta ed i settanta.