Ci sono dei ventenni con uno spirito critico ormai formato e quindi in grado di assimilare, apprezzare, comprendere una storia dei '60 o dei '70.
Beh, grazie, questo mi fa molto onore!
Al di là di ciò, "voglio dive una voba": dal punto di vista editoriale credo che nessuno di noi, esclusi gli specialisti del settore (e se ce ne sono, sarebbe molto interessante conoscere la loro analisi), siano in grado di penetrare davvero le segrete ragioni delle scelte paniniane. Quello che ci muove non è tanto una concezione diversa del marketing, quanto piuttosto un sentimento artistico, un gusto di lettori, che si sente tradito da scelte che non riesce a comprendere. Credo che su questo siamo tutti concordi.
Ora, contrariamente a quello che si potrebbe pensare da un simile inizio di discorso, io voglio difendere questo approccio. Non è solo una faccenda di "rispettare le ragioni e le richieste dei lettori" (perché daccapo, se così fosse, c'è tutta una massa muta di lettori "meno consapevoli", forse, il cui parere non è affidato ai dotti caratteri di un dotto forum quale questo è - momento d'orgoglio): è, almeno per quel che mi riguarda, un discorso artistico, un discorso sull'evitabile e sul necessario: evitabile è ciò che nulla trasmette e nulla muove (precisamente una "riempitiva"); necessario è viceversa ciò che rende il fumetto una cosa degna di essere letta, ciò che lo fa sussistere
come arte.
Mi si dirà: non ci sono vie di mezzo?
Eccome se ci sono: vi sono autori, come Gazzarri, Fanton, Mandelli, Dalmasso, Salvagnini, Concina, Michelini, Sisti, che hanno/hanno avuto i loro difetti, ma per i quali le storie brutte rappresentano eccezioni, bilanciate da una pressoché costante "soglia di garanzia", pur sempre la presenza di un'idea, qualcosa che faccia dire: "ah, sì, quella storia aveva quel tratto che ricordo con piacere". Per non parlare invece di quando hanno scritto i loro, di capolavori. I fantasmautomi, la gang delle spie atomiche, gli orologi contasecoli, la scopetta a strappo, i mercoledì di Pippo, il misterioso beneficio/maleficio, gli alimentautomi molecolari, Paperino e la stampa, per citarne una ciascuno. Tutte storie che, se rappresentassero la normalità, "farebbero la media".
Ecco quello che manca, dopo l'espunzione da TL delle straniere scadenti (operazione lodevolissima): storie che "tengano la media", quelle che nei TL '70 in genere stavano in fondo.
Anche queste storie sono arte. E capite certamente la differenza con le riempitive di oggi. Riempitive che, come si è detto, ci sono sempre state, solo che prima erano straniere.
Ancora, mi si dirà: ma tutte queste idee, seppure "one-shot", da dove le traiamo, se dobbiamo pubblicare cinque storie a numero? La mia prima risposta sarebbe di passare, se necessario, al bisettimanale, eventualmente con foliazione aumentata. Ma credo che sarei preso per matto, e forse giustamente. Perciò rispondo invece: aprirsi! Non pubblicare soggetti tecnicamente a prova di bomba, magari anche perché elementari, ma semmai rischiare, accogliere idee anche bizzarre come "Paperi palindromi", o come le follie di Faccini, insomma riproporre a livello di brevi quello che si è fatto, soprattutto sotto Valentina De Poli, in ambito di storie lunghe. Rischiare non vuol dire pubblicare follie: vuol dire discutere le idee inizialmente improponibili, trasformarle, renderle eleganti, dar loro una forma.
Il Pk Team, io credo, era questo: idee eccezionali, una dopo l'altra, ma poi un lavoro di discussione, consolidamento, e chissà quanta carta nel cestino. Ma mai appiattirsi su un "Pk viene chiamato dal commissario Qwfwq del pianeta F419 per arrestare i Bassotti spaziali ma fa tardi con Paperina e viene picchiato".
Un Topolino Team. Sotto la direzione del caporedattore Davide Catenacci e dell'editor Tito Faraci. Ma ve lo immaginate?
E infine vi dirò che la risposta a tutto è sempre Casty: le Pipposcarpe, l'operazione Asso, le merendine mutevoli, l'Area 52. Questa per me è l'"ossatura" di Topolino, la qualità costante e quotidiana da 20-30 pagine, su cui far svettare i capolavori che conosciamo.
Ecco perché io credo che una risposta sia possibile e doverosa: perché secondo me ci sono tutti gli strumenti per darla, e farla vedere a tutti i miserabili per cui "su Topolino pubblicano solo fuffa", compiendo sui loro corpi "degna vendetta et copioso massacro".
E adesso voglio che il Pker Supremo riconosca quest'ultima citazione!