Mi sorprende che i due giornalisti colleghino la Grande Depressione a Paperino piuttosto che a Topolino visto che, nelle sue storie degli anni '30, era spesso presente (Paperino, se vogliamo, si svilupperà più verso gli anni della guerra, tra Taliaferro e Barks, almeno nei fumetti). E che considerino il topo privo di desideri o immaginazione, lontano da fughe da una realtà che lo appaga in tutto. A me pare esattamente il contrario.
Sebbene oggi Mickey sia più tranquillo rispetto alle origini, la sua è una calma più apparente che reale.
Certo, un bel libro la sera dopo aver fatto giardinaggio ma se Minni e Pippo (o Tip e Tap, oggi più presenti) non si fanno vedere o sentire (per loro motivi) il topo comincia a innervosirsi e per placarlo ecco la telefonata di Basettoni o l'arrivo di uno strano personaggio che potrebbe diventare suo ospite (mi ha sempre sorpreso la grande accoglienza che riserva a degli emeriti sconosciuti: la paura della soltudine e la noia fanno anche questo).
Il 7 del Corriere ha voluto imbastire un confronto tra due icone disneyane utilizzando due suoi giornalisti che sicuramente hanno letto diverse cose in merito. Certo, non si può pretendere che siano dei grandi esperti ma non era un saggio che dovevano scrivere ma un semplice dialogo per riempire alcune pagine di un supplemento (con la foto di un Topolino più televisivo e da merchandising che fumettistico).
Secondo un loro metro di giudizio animal-razziale, Topolino si circonda di amici e nemici di altre specie ma non riguardo la fidanzata: è anche vero che non era obbligato a farlo e questo non vuol dire che, anche in campo umano, se un bianco ha amici neri e una moglie bianca possa essere considerato 'razzista'. Tornando al fumetto lo sarebbero anche Gambadilegno e Paperino a questo punto (mentre la mucca Clara sarebbe la più 'aperta', anche mentalmente, passando dal cane Pippo al cavallo Orazio, dimenticando altre 'sbandate' interspecie e che il suo compagno storico resta comunque Orazio, ieri come oggi).
Riguardo Paperino i due hanno parlato dei rapporti con lo zio plutocrate e i nipotini 'irridenti'. Curiosa ma interessante la considerazione verso le montagne di denaro dello ziastro che per loro potrebbero anche non esistere veramente ma essere una proiezione del nipote della enorme ricchezza del parente, una specie di miraggio, comunque quotidiano e persistente. Da notare che anche i Bassotti sono vittime di queste 'visioni'!