Da quel che ricordo, Topolinopoli non era la citta di Topolino e Paperino, bensì la "fittizia" città di Babbo Natale.
Ma no, lo dice il nome stesso, lo si capisce dalla prima tavola...
Cmq, per chiarire un pò le idee, faccio un super-copincolla da
dimensionedelta.net:
[Dibattito con Romano Scarpa e Giovan Battista Carpi moderato da Alberto Becattini, Luca Boschi, Leonardo Gori e Andrea Sani, il 04/11/1990; da Marvel Series Notiziario 5, del 03-04/1991]L.B.: «Faccio una domanda per entrambi. Prima parlavamo di Barks. Barks ha creato Duckburg, Paperopoli. L’ha costruita, l’abbiamo anche vista attraverso gli anni in una evoluzione, a volte velocissima, da borgo rurale fino a città con i grattacieli. Addirittura in una storia è superaccessoriata, quasi fantascientifica. Gli italiani invece hanno creato Topolinia, infatti Topolinia non esiste negli Stati Uniti. Non si sapeva bene dove collocare Topolino, o meglio, in una famosa storia, ma anche in alcune storie degli anni’30, sembra chiaramente che tutti e due, Paperino e Topolino, vivano nella stessa città. Si incontrano per la strada all’inizio de "La casa dei fantasmi", fanno un’inchiesta insieme nel "Mistero dei cappotti" e così via... Poi, forse per motivi redazionali e di gestione dei personaggi, i due vivono vite parallele, lontani, si incontrano casualmente. Ciononostante Topolinia non viene mai nominata. Soltanto adesso in un comic-book della Walt Disney Company recente, che tra l’altro è la traduzione di una storia francese da "Le Journal de Mickey", viene messa un’insegna con il nome di Topolinia, che mi pare sia Mouseton, o qualcosa del genere. È comunque un caso (non più, vedi Mickey Mouse Adventures #11-12 – n.d.r.), per tantissimi anni, per decenni, questo problema non si è posto. Qui, all’inizio della mostra abbiamo scelto appositamente una tavola, tra l’altro disegnata da Bottaro su soggetto di Martina dei primissimi anni ’50, in cui Babbo Natale scende con la slitta e atterra nel paese in cui vivono sia Paperino, sia Topolino, sia Ezechiele Lupo, insieme, quasi "door-to-door" e questa città è chiamata "Topolinopoli". Siamo in un periodo di formazione, in cui si decide un po’, qui da noi, come giocare i personaggi. Ecco, mi pare che tu, Romano, avessi una idea precisa su dove far vivere Paperina e Topolino. Mi sembra che una volta avessi fatto un riferimento preciso a due città americane. Ne "L’imperato-re della Calidornia" c’è addirittura una piantina nella prima vignetta, in cui si vedono tre luoghi importanti: Topolinia, Paperopoli e Giuncavilla, la "Junkville" dove viveva Bucky Bug, Buci, personaggino che poi non è stato più usato. Voi avete un’idea - questo tra l’altro potrebbe essere un riferimento per le storie future – per sistemare un po’ questa questione? Per esempio, anche i ragazzi della Scuola Disney o i nuovi disegnatori, come si devono regolare? Dove devono collocare Paperino? Che configurazione ha la sua città? È un piccolo problema che forse si tratterà di porsi».
R.S.: «Sarebbe meglio supporre che Paperopoli sia Los Angeles, la megalopoli, questa enorme città. Invece Topolinia può essere San Francisco, la città più città. In effetti ricordo nelle ultime storie che ho fatto, nella lunghissima "Paperolimpiadi" per le Olimpiadi di Seoul dell’88, anche lì c’erano due città. Il mettere insieme Topolino e Paperina è una cosa che si fa raramente, capita in circostanze speciali, come le festività, oppure per grandi avventure che comportano l’azione di entrambi i personaggi. In "Paperolimpiadi" c’era l’intervento di Topolino, mentre il filo conduttore era tenuto dai paperi. C’è addirittura una battaglia tra le bande delle due città, i Bassotti si incontrano con Gambadilegno, Trudy e Plottigat. Il denaro doveva fare un percorso da Topolinia a Paperopoli, e questo era segnato chiaramente. E' una cosa che si può benissimo continuare a realizzare. Non pretendiamo di notare differenze architettoniche e di strutture industriali da una parte o dall’altra. Si somiglieranno sempre un po’. È una caratteristica della città americana. Ripeto: a me piace l’idea di pensare a Topolinia come S. Francisco, ed a Paperopoli come Los Angeles. I sobborghi, naturalmente».
G.B.C.: «Mah, io posso aggiungere che questo problema in Scuola Disney lo vediamo quotidianamente. Anzi, stiamo anche preparando dei dossier, dei modelli da distribuire a tutti i collaboratori, anche a quelli più giovani, proprio per tentare di avere in testa una specie di pianta urbana della città. Il Municipio di Paperopoli sarebbe bene che fosse sempre lo stesso palazzo, riconoscibile. Certo ci sarà il problema dell’aggiornamento, perché le generazioni si susseguono velocemente, il panorama urbano cambia e noi rischiamo,ripetendo gli schemi sempre uguali, di rappresentare un mondo che i ragazzi non riconoscono, non sentono come il loro. Diciamo quindi: nel rispetto di certi punti fissi, come la casa di Paperino o Topolino, l’ambiente si deve adeguare ai tempi. Anche per quanto riguarda gli elementi tipici occorrerà compiere un'unificazione. Ad esempio, ci sono varie interpretazioni della casa di Topolino. Poi i ragazzi scrivono "Come mai nel salotto di Topolino prima c’erano due televisori e un quadro e adesso c’è un divano?". Sono sciocchezzuole, ma servono per avere un contatto continuo col pubblico e sapere che in effetti anche un dettaglio ha la sua importanza. Il problema esiste, lo stiamo affrontando e vedremo i risultati» [...]