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Quando gli autori vivevano nell'anonimato

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salimbeti
Pifferosauro Uranifago
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    Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
    Risposta #30: Giovedì 14 Mag 2015, 11:13:52
    Anche io essendo del 62 ero abituato, gia' ai tempi delle elementari con i vari compagni appassionati di storie Disney, a riconoscere i diversi stili grafici ma senza associarli ad una specifica persona. C'era quindi "quello bravo" che faceva belle storie con i Paperi (Barks) quello "bravo con le storie di Topolino" (Gottfredson e Scarpa),  in alcune avventure pensavo fossero lo stesso disegnatore, anzi essendo chiaramente storie pubblicate anni prima che trovavo sui "Topolini vecchi" nelle bancarelle, davo per scontato fossero disegnati direttamente da Walt Disney. C'era poi quello "non tanto bravo" perche' faceva solo storielle brevi e che disegnava i becchi squadrati (Taliaferro). Quello che disegnava bene e che faceva le palme cicciotte come nelle storie di Nonna Abelarda (Carpi)...etc... Degli sceneggiatori non ci curavamo minimamente, immaginavamo semplicemente che chi disegnava inventava anche la trama. Da quello che mi ricordo non eravamo neppure minimamente interessati a sapere chi ci fosse dietro tali magnifiche storie, al punto tale che quando usci' il volumone IO PAPERONE  non leggemmo minimamente le numerose pagine di redazionale ed interviste dedicate a Barks, infatti le consideravamo una scocciatura, pagine sprecate che toglievano spazio ad una storia in piu'.
     Una volta addirittura a casa del mio migliore amico di quel tempo, che possedeva gia' piu' di cento Topolini!! E che conosceva a memoria l'immagine sulle copertine associandole al numero...chiesi chi fosse quel tipo le cui foto e caricature comparivano nelle inutili e noise pagine iniziali di IO PAPERONE...e la sua risposta fu semplicemente ...Bho non so... sara' qualche "scemo" che lavora per la Disney !  :-?
    « Ultima modifica: Giovedì 14 Mag 2015, 11:36:28 da salimbeti »

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    feidhelm
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      Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
      Risposta #31: Giovedì 14 Mag 2015, 16:19:25
      Ricordiamo i meriti (e le responsabilità ;D) di Castelli nel far conoscere il nome degli autori americani:

      Citazione
      BSJ: Tu parli dell'influenza di Disney. Le mie fonti mi informano che tu sei un fan sfegatato di Disney - tanto che una volta hai sbertucciato appassionati e critici italiani - oltre ad un curatore Disney - facendo loro credere che ci fosse un disegnatore di Topolino chiamato Al Levin, che invece era inventato. Raccontaci la vicenda.

      AC: Mmm... Non è una cosa di cui essere orgogliosi… Nel 1965 sono stato il cofondatore della prima fanzine sui fumetti in Italia, "Comic Club 104". Un numero venne dedicato ai personaggi Disney e ai loro autori. Nessuno, a quel tempo, aveva la più pallida idea di chi fosse il disegnatore americano che disegnava i personaggi Disney! Io riuscii ad identificare Carl Barks (triste aneddoto: Barks fu così gentile da spedirmi una auto-caricatura disegnata e firmata espressamente, la più ristampata nella quale lui ha la testa di Zio Paperone e Paperone ha la sua - Be', è andata smarrita dallo stampatore anni dopo!), Paul Murry, Tony Strobl e molti altri. Ma non riuscii ad identificare Floyd Gottfredson, così - che Dio mi perdoni! - ho INVENTATO un nome, Al Levin, e gli ho attribuito le storie di Gottfredson. Allora ero in contatto con molte giovani fanzine americane (scrissi un lungo articolo su di loro su Linus): "Alter Ego", "Rocketblast Comicollector", "Vanguard", "Capa Alpha", l'ultima linea di ristampe di Edwin April, ecc... così spedii il numero su Disney a Mike Barrier e Malcolm Willits di "Funnyworld". Corressero i miei errori e mi fornirono i dati esatti, ed io corressi le mie informazioni appena possibile. Ma la questione "Al Levin" si diffuse, ed in molte enciclopedie del fumetto (ed anche in pubblicazioni Disney) potete ancora trovare il nome di questo artista "fantasma" nel vero senso della parola.
               
      In memoria di chi ci ha "cucinato" tante storie memorabili...

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      Andrea87
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        Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
        Risposta #32: Giovedì 14 Mag 2015, 19:02:40
        io sapevo che Levin fosse solamente un nome di fantasia dato al Gottfredson quando cambiò stile (durante "il selvaggio giovedì" se non ricordo male), non riconoscendo questo nuovo autore diverso da Gott...
        Nel tempo dell'inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario (G. Orwell)

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        Maximilian
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          Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
          Risposta #33: Giovedì 13 Ago 2015, 13:40:07
          Pochi giorni fa mi è capitato fra le mani un topolino della fine degli anni '80 e sono rimasto sorpreso nel constatare che alle storie non erano ancora abbinati i crediti. Ma quando hanno iniziato a inserirli? E perchè lo hanno fatto così tardi?

            Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
            Risposta #34: Venerdì 14 Ago 2015, 00:00:54
            Pochi giorni fa mi è capitato fra le mani un topolino della fine degli anni '80 e sono rimasto sorpreso nel constatare che alle storie non erano ancora abbinati i crediti. Ma quando hanno iniziato a inserirli? E perchè lo hanno fatto così tardi?

            Da quel che ricordo io già dall'86 venivano messi i credits, non sotto la storia ma nella pagina dedicata alla redazione

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            Maximilian
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              Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
              Risposta #35: Lunedì 23 Mag 2016, 19:16:57
              Da quel che ricordo io già dall'86 venivano messi i credits, non sotto la storia ma nella pagina dedicata alla redazione
              E' vero, ho controllato: peccato però che gli autori venissero elencati senza specificare quale storia avessero realizzato.

              E gli stranieri non venivano accreditati.
              « Ultima modifica: Lunedì 23 Mag 2016, 19:29:24 da Anton_Rebeliot »

                Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                Risposta #36: Lunedì 23 Mag 2016, 23:10:30
                E' vero, ho controllato: peccato però che gli autori venissero elencati senza specificare quale storia avessero realizzato.

                E gli stranieri non venivano accreditati.

                Gli stranieri non furono accreditati per molti anni a seguire

                  Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                  Risposta #37: Martedì 24 Mag 2016, 16:41:21
                  Ho letto con curiosità gli interventi dei più "anziani", ma non sono riuscito a estrapolare l'informazione che cercavo.

                  Quando non c'erano i credits, che fossero i '60, i '70 o gli '80, avevate netta in mente la distinzione tra il lavoro di sceneggiatore e quello di disegnatore? Insomma, era un'idea diffusa l'esistenza dello scrittore scisso dal disegnatore? Agli occhi dei più piccoli intendo (è chiaro che gli adulti ci arrivassero, non fosse altro per il fatto che altri albi a fumetti con credits rivelavano l'esistenza del mestiere di sceneggiatore).

                  Comunque da qualche mese Picsou Magazine mette i credits delle storie in una pagina verso la fine dell'albo (alla fine della storia sotto l'ultima tavola scrivono 'na cosa tipo "vuoi saperne di più su questa storia? Allora fiondati a pagina xxx", ove xxx è la pagina dei credits). È una soluzione che mi piace molto, per quanto su di me abbia poco effetto visto che prendo l'albo solo se ci sono storie grosse di Barks o Rosa che non conosco o che non ricordo. Però tipo scoprire dopo la lettura il nome del disegnatore o dello sceneggiatore egmont di cui maledire tutti gli avi e tutta la progenie è simpatico.
                  « Ultima modifica: Martedì 24 Mag 2016, 16:41:57 da Monkey_Feyerabend »

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                  Maximilian
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                    Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                    Risposta #38: Martedì 24 Mag 2016, 18:21:27
                    Quando non c'erano i credits, che fossero i '60, i '70 o gli '80, avevate netta in mente la distinzione tra il lavoro di sceneggiatore e quello di disegnatore? Insomma, era un'idea diffusa l'esistenza dello scrittore scisso dal disegnatore?
                    Quando ero piccolo, i credits c'erano, ma io non li leggevo quindi questa domanda può essere rivolta anche a me.
                    La risposta è che non mi ponevo il problema.

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                    Maximilian
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                      Re:Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                      Risposta #39: Domenica 7 Lug 2024, 16:19:56
                      Siamo passati da un estremismo all'altro. Ora i nomi degli autori sono menzionati almeno 3 volte:
                      - nell'editoriale
                      - nel sommario
                      - in fondo alla prima tavola
                      Nel caso caso di un'intervista a corredo della storia, si arriva a quota 4.

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                        Re:Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                        Risposta #40: Domenica 7 Lug 2024, 17:57:49
                        Siamo passati da un estremismo all'altro. Ora i nomi degli autori sono menzionati almeno 3 volte:
                        - nell'editoriale
                        - nel sommario
                        - in fondo alla prima tavola
                        Nel caso caso di un'intervista a corredo della storia, si arriva a quota 4.
                        Meglio che vengano menzionati più volte nello stesso albo piuttosto che vivere nell'anonimato più assoluto come è stato per molto tempo.

                        Poi, l'editoriale promuove le storie del numero che stai per leggere o ti anticipa quelle del prossimo per cui è normale che si citino gli autori.
                        Nel sommario vengono accreditati gli autori delle chine e dei colori che sotto la prima tavola della storia non potrebbero entrarci e se c'è una intervista, è ovvio che si deve capire chi è l'intervistato.
                        « Ultima modifica: Domenica 7 Lug 2024, 18:04:24 da Samu »

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                          Re:Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                          Risposta #41: Domenica 7 Lug 2024, 19:01:25
                          Io toglierei i crediti nella prima tavola e li lascerei solo nel sommario: spesso, data una certa regia più moderna delle storie odierne, la scritta copre i disegni (l'ultimo esempio che mi viene in mente è The infinity dime, in cui la lunga sfilza di disegnatori occupa tutta la striscia in fondo alla prima tavola).
                          L'editoriale non lo leggo, quindi non è un problema ihih

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                            Re: Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                            Risposta #42: Martedì 9 Lug 2024, 15:09:50
                            La risposta è che non mi ponevo il problema.
                            Troppo piccolo, neanch'io mi ponevo il problema.


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                              Re:Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                              Risposta #43: Venerdì 12 Lug 2024, 22:37:38
                              Meglio che vengano menzionati più volte nello stesso albo piuttosto che vivere nell'anonimato più assoluto come è stato per molto tempo.
                              Su questo direi che concordano tutti.
                              Però lo trovo inutilmente ridondante nell'editoriale: lì una storia o due vengono presentate; delle altre si citano solamente titolo ed autori, informazioni che vengono riportate già nell'indice. Per dire solo quello, tanto vale non menzionarle proprio.

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                                Re:Quando gli autori vivevano nell'anonimato
                                Risposta #44: Lunedì 15 Lug 2024, 20:52:57
                                Da bambino e poi ragazzino, a cavallo fra i 60' e i 70',  non avevo idea di chi ci fosse dietro questo o quel fumetto, tantomeno che ci fosse una distinzione fra soggettista e disegnatore. C'era, in seconda di copertina, l'elenco dei collaboratori, ma per me quei nomi nudi e crudi non significavano nulla ; mi godevo il "prodotto finito" e basta, come penso sia abbastanza naturale, a quell'età.

                                Una cosa che nella mia beata ignoranza non potevo comunque fare a meno di notare era la diversità di tono e atmosfera . oltre che di tratto - fra le storie nostrane e quelle che allora arrivavano regolarmente dagli States ( le brevi/medie illustrate dai vari Strobl, Murry, Schmitz, Hubbard e via dicendo ).
                                Rispetto alle scoppiettanti vicende italiane quelle d'oltreoceano - con poche eccezioni - mi sembravano insipide.
                                Più avanti negli anni avrei imparato ad apprezzarne l'umorismo leggero e la caratterizzazione dei personaggi lontana da eccessi.

                                 

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