Dominatore, lo sai come la penso. Martina era un simpaticone, la sua ironia è in grande sintonia con la mia (ad avercene adesso),
Lo so come la pensi. E penso che tu sappia che sono d'accordo con te su molto più di quanto emerga dai miei interventi a ondate saltuarie sul forum (siamo nel pieno di uno di essi).
Ti muovo giusto qualche piccolo appunto per chiarire brevemente come recepisco io queste tue istanze.
e negli anni la sua capacità di scrivere bei dialoghi è cresciuta a dismisura (nelle storie di paperi soprattutto, col topo ha fatto solo disastri, essendo tra i principali produttori di storie gialle in cui topolino non fa ridere).
Pippo sì, però.
Oh, facendo violenza a me stesso posso anche dire che Topolino può anche non far ridere (mi viene in mente a caso la "scomparsa di Tip" che è molto carina). Però come filone, non come abitudine.
Quello che non apprezzo in lui è il modo di (non-)sceneggiare. Sceneggiava come si sceneggiano le commediole teatrali (che è infatti il milieu da cui il ragazzo proveniva). Il fumetto è un'altra cosa.
Tutto qui sta il punto.
a) Sono d'accordo quando dici che la tecnica martiniana non è riproducibile. Non per questioni di "oggi sono altri tempi" (anzi!), ma proprio perché non è adattabile ad altri che non siano lui. Così come, secondo me, lo stile di Faraci secondo me è suo e non va copiato (la tecnica, invece, nel suo caso è trasferibilissima e giovevole come ispirazione). Quindi benone che la tecnica attuale sia strutturata diversamente.
b)
Tu mi dici che "il professore va preso a ridere". Io prendo TUTTO a ridere. Ma col fumetto se le gag non sono sceneggiate degnamente la risata non ti esce.
Però a me sì. E non solo l'ironia; proprio le gag, "nemmeno se piangi in turco/no! io rido in americano" e giù botte con le palle di neve, oppure mazze ferrate che compaiono in mano ai personaggi come nel miglior cartone animato (tiè). E sono d'accordo, ripeto, che oggi
basta, ma la considero una tecnica vincente nell'esperienza limitata di
un autore. Però vincente, per l'unico e solo motivo che
a me fa ridere.
Quindi quella di Martina è non-tecnica nel senso che non funziona come modello (che poi è in buona parte il significato di tecnica), e che non è un vero e proprio metodo (come tu osservi), ma non significa che nei risultati, come accade nel mio caso di lettore, arrivi per forza a risultati peggiori della tecnica codificata.* (E penso che in generale tu sia d'accordo con me su questo punto.)
Passiamo a Rodolfo Cimino:
quel suo sentimentalismo spinto (sia chiaro: non è il bravissimo Cimino il problema, quanto la sua influenza...il ciminismo che ancora regna sovrano nella produzione italica).
Ecco il punto numero 2. Il sentimentalismo di Cimino non esiste fino agli anni Ottanta, ed esclusa Reginella. Sembra incredibile ma è così. Ma proprio
zero davvero. La
stragrande maggioranza delle sue storie sono storie comiche. Magari a qualcuno non fanno ridere, chissà, ma sono intese come storie comiche (con un buon pizzico di avventura). Mi viene davvero da chiederti cosa hai letto di Cimino, perché anzi in storie come "La singolar tenzone" o "Prendeteli vivi" o chessò io trovo che l'umorismo dinamico e colorito che manca oggi sia centrato in pieno.
Invece il ciminismo nel senso di sentimentalismo io lo combatto, proprio con le armi del Cimino giovane (non che quello vecchio sia da buttare, comunque).
Premesso che sarebbe meglio dimenticarsi sia di Cimino che di Martina
Sì. Le loro sono soluzioni altamente non canoniche che (soprattutto nel caso del Professore, ad eccezione di cose come la Spada del Samurai o la Campagna elettorale che sono praticamente "scritte bene", nel senso già detto) non vedo come potrebbero essere rinnovate con successo. Abbiamo centinaia di storie loro da leggere, se ci piacciono. Se mai espedienti singolo potrebbe essere riusato, ovviamente, e molte lezioni "morali" apprese (tipo il non prendersi sul serio).
*
Bah, in realtà gli sceneggiatori oggi sul topo sono bravi da quel poco che vedo arrivare in Francia.
Ecco, qui arriviamo al rovescio della medaglia. Non voglio dire sciocchezze tipo Martina eroe sregolato batte il fumetto industriale e codificato, etc. etc., ma il punto è che solo
alcuni autori riescono, con questa tecnica generalmente buona, a ottenere dei risultati che facciano ridere
me medesimo. Casty; Artibani; Radice; Enna; Faccini; Vitaliano; Ziche; dei nuovi talvolta Moscato. E nemmeno sempre (come non sempre, naturalmente, ci riesce il Professore). Sembrano tanti ma ce ne sono valanghe di altri sul Topolino quotidiano, e dànno la maggioranza delle storie.
Non vedo una evoluzione, ecco. Nonostante la tecnica di radice, se vogliamo, barksiana, o più in generale franco-americana (con tutte le differenze del caso), abbia attecchito anche in Italia, è servita a poco. Lo dico con grande malinconia. Insomma secondo me l'unico che abbia davvero realizzato qualcosa di nuovo con strumenti di una tecnica vera è Romano Scarpa (eoni fa). Lì il
mestiere trasuda, e si sente che ha letto certe cose. Casty è molto più personale di quanto sembri. Si può rintracciare il fumetto francese (per quel nulla che ne conosco) in altri, forse, ma mi sento di dire che a conti fatti la tecnica non ha migliorato Topolino (benché sia sempre e comunque un settimanale di valore). E ciò nonostante sia personalmente convinto che avrebbe potuto farlo benissimo, proprio come è successo con Scarpa. Ma non l'ha fatto.
E magari bisognerebbe capire un attimo perché...