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La scuola italiana e i suoi modelli

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Monkey_Feyerabend
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PolliceSu   (1)

PolliceSu   (1)
    Re: La scuola italiana e i suoi modelli
    Risposta #75: Venerdì 22 Lug 2016, 16:23:45
    Citazione
    Mi piacerebbe sapere a cosa corrisponde l'ottimo secondo te in ambito fumettistico... Perché è chiaro che vanno rispettate tutte le opinioni, anche le più strane, ma a un certo punto tutto ha un limite


    Ma perché d'improvviso vi interessano i miei gusti fumettistici?  ;D Guardate che sono un ignorantaccio. Ho letto poco fumetto in vita mia, conosco a stento i classici (non italiani). Di nessuno autore al mondo ho letto l'opera omnia.

    Cos'è l'ottimo per me fumettisticamente? Boh, e che ne so. Al massimo posso elencarti gli autori che mi piacciono, o che anche se non amo più tantissimo sono comunque stati molto formativi per me in passato remoto o recente. Ma ti avverto, mi vengono in mente solo nomi banali.

    Per il fumetto non umoristico: il gigante Alan Moore, Will Eisner (nella sua produzione di tarda età), qualcosa dell'immenso Daniel Clowes, Otomo (quello di Akira) , il genio francese Nicolas de Crécy, qualcosina di Frank Miller. Di italiano conosco poco, sono un ignorantone, ma mentirei se dicessi che non mi affascinano certe cose (non tutte) di Hugo Pratt e Vittorio Giardino.
    Ovviamente ho assaggiato tanti altri mostri sacri (Giraud/Moebius, Robert Crumb, Neil Gaiman, Hérgé, tra gli italiani Igort e Gipi, etc...), ma non ho necessariamente apprezzato.

    Per quanto riguarda il fumetto umoristico, bah anche qui niente di impressionante: Bill Watterson (cioè Calvin&Hobbes), Asterix & Obelix di Goscinny (che però sto esplorando da poco), qualcosina di Franquin. Ma anche tanti genietti recenti che esprimono il loro umorismo via web (no...non Sio, e neanche Zerocalcare, parlo di gente anglofona o francofona...tipo Boulet!). Vabbè ho anche letto un po' dei tanti classici (Peanuts, Lupo alberto, Mafalda, etc..), ma quando ero più giovane, e ora ne ho un ricordo sbiadito. Infine, come non citare la bandiera di questa generazione: Heichiro Oda (leggi One Piece), un gigantissimo! Ma anche sul lato umoristico ho tanto da imparare...come mi piacerebbe avere tempo e soldi per scoprire tutto il fantastico mondo delle strisce americane degli anni venti e trenta!   :D

    Per quanto riguarda il fumetto Disney direi che Carl Barks, Gottfredson&collaboratori e Don Rosa sono quello che corrispondono alla mia idea di ottimo (quelli a cui ho dato un paio di 10/10 su inducks, per capirci). In realtà li considero tra i massimi geni del fumetto umoristico tutto. E Carl Barks anche di più, forse il miglior fumettista che abbia letto in assoluto.
    EDIT: ah, dimenticavo Karp/Taliaferro!!!! Però di loro conosco solo i primi anni di produzione.


    Nella Disney italiana ci sono storie che adoro di Scarpa, Pezzin, Artibani, Faraci, Casty (citati in ordine cronologico di apparizione, non in ordine di gradimento). Specie se sorretti dal disegno dell'adorato Cavazzano. Ma difficilmente reggono il confronto con i tre americani citati sopra nel mio cuoricino.

    Mai detto che gli italiani hanno da imparare dai danesi. Il fumetto Disney Egmont è orrendo, a confronto Cimino è Will Eisner e Bruno Enna è Frank Miller, non so quante volte devo ripeterlo!
    Forse ti confondi:devo aver detto qualche volta che dovremmo un poco rivalutare gli autori americani o dallo stile americano di storie di paperi, come Kinney, Jippes, Lusting, Rota, molti finiti a lavorare per i danesi. Anche loro hanno fatto tante porcate, ma qua e là qualche stoccata dignitosa l'hanno messa. Non conosco niente invece del lato topo americano (Gonzales, Fallberg e Murry).


    In generale comunque, ho ancora tanto da scoprire nel mondo del fumetto, un secolo di roba...non vedo l'ora!  :)

    Che altro vuoi sapere? Il mio codice fiscale? Il numero di casa? 
    « Ultima modifica: Venerdì 22 Lug 2016, 16:49:47 da Monkey_Feyerabend »

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    PolliceSu   (1)
      Re: La scuola italiana e i suoi modelli
      Risposta #76: Venerdì 22 Lug 2016, 21:19:23
      Grazie per la risposta.
      Il fatto è che dai tuoi interventi sembrava trasparire poca considerazione per gli artisti italiani, e francamente lo trovavo un po' irritante. Ma evidentemente mi sbagliavo, meglio così.
      Hai citato dei mostri sacri, i capisaldi del fumetto Disney...ma secondo me il tuo giudizio su Casty è troppo, troppo severo. Chiaramente non è che abbia scritto solo capolavori o solo ottime storie, alcune gli sono uscite così e così, ma in storie come la Marea dei Secoli o l' Impero sottozero (che non so se hai letto)penso sia innegabile riconoscere un grandissimo talento, nella trama e nei disegni.
      Per questo definirlo mediocre mi ha spiazzato parecchio.
      Senza rancore, ovviamente  ;)

      PS: anch'io adoro One Piece, anche se ultimamente mi sembra abbastanza calato.
      « Ultima modifica: Venerdì 22 Lug 2016, 21:20:36 da Vincenzo »
      If you can dream it, you can do it.

        Re: La scuola italiana e i suoi modelli
        Risposta #77: Sabato 23 Lug 2016, 11:56:13
        Grazie per la risposta.
        Il fatto è che dai tuoi interventi sembrava trasparire poca considerazione per gli artisti italiani, e francamente lo trovavo un po' irritante. Ma evidentemente mi sbagliavo, meglio così.

        Prego. Mi fa piacere essersi chiariti.


        Perché è chiaro che vanno rispettate tutte le opinioni, anche le più strane, ma a un certo punto tutto ha un limite.

        A volte però - detto senza alcuno snobismo, come hai visto sono il primo a considerarmi un ignorante fumettisticamente - il limite è dato...dal limite delle tue esperienze di lettore. ::)  Magari prova a seguire l'esempio del dominatore: cercati La Lega degli Straordinari Gentleman in libreria o in biblioteca (che non è manco considerato tutto questo capolavoro dalla critica fumettistica, eh). Dopo averlo letto capirai perché  a molta gente (la maggior parte della gente su questo pianeta che legge fumetti, se vuoi saperlo) una storia come Topolino e il mondo che verrà può al più indurre un mezzo sorriso, altro che capolavoro. E senza che questo sia un'opinione strana:)
        « Ultima modifica: Sabato 23 Lug 2016, 11:59:29 da Monkey_Feyerabend »

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        Monkey_Feyerabend
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          Re: La scuola italiana e i suoi modelli
          Risposta #78: Domenica 24 Lug 2016, 16:12:20

          Ma infatti io chiedevo perché volevo effettivamente sapere se Alan Moore fa ridere; visto che è stato il tuo "essere vivente preferito" pensavo che magari avesse anche questo requisito, visto che ti piace tanto; requisito che mi avrebbe spinto vieppiù alla ricerca del succitato. Insulterei la tua intelligenza se ti attribuissi la convinzione che esiste solo il fumetto umoristico. :P


          Proprio mentre mi chiedevi se moore fa ridere, fumettologica metteva a disposizione una storia intera di Moore dalla sua sola serie completamente comica:

          http://www.fumettologica.it/galleria/saga-bojeffries-alan-moore-steve-parkhouse/


          (nota: da leggere in fretta, le anteprime su fumettologica spariscono nel momento in cui il libro esce)

          (nota 2: la pubblicano ora in Italia, ma è una storia di prima di Watchmen, dei primi anni '80)


          « Ultima modifica: Domenica 24 Lug 2016, 16:22:56 da Monkey_Feyerabend »

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            Re: La scuola italiana e i suoi modelli
            Risposta #79: Lunedì 25 Lug 2016, 18:30:29
            Se questa è comicità, io sono Pippo Baudo.
            If you can dream it, you can do it.

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              Re: La scuola italiana e i suoi modelli
              Risposta #80: Lunedì 25 Lug 2016, 23:36:04
              Magari è un mio limite, ma ho capito poco e riso ancora meno. Però bei disegni.

                Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                Risposta #81: Martedì 26 Lug 2016, 01:20:48
                Sì forse esageravo quando dicevo "serie completamente comica". Avrei potuto presentarla così a chi sa chi è Alan Moore e può contestualizzare (sarebbe ora che lo insegnassero a scuola Alan Moore, tra l'altro). Avrei dovuto dire "la cosa forse più comica fatta da Alan Moore" per farvi capire.
                Pare sia un lavoro minore di quando era giovane, solo ora pubblicato in Italia.
                Questa storiella è una specie di comic-horror surreale con un alto tasso di ironia sulla condizione umana (e sulla nozione di tradizione). Non vuole fare esplicitamente ridere, anzi il finale ha un che di beffardamente tragico. Ma se per metà della lettura non vi è venuto un sorriso mezzo storto non avete un cuore! Oppure siete giovani e non ne avete ancora prese abbastanza dalla vita.  :)
                L'ho letta di fretta, non ci ho riflettuto sù, ma mi è parsa una storia di alto livello. Ma tali sono anche le cose minori del bardo di Northampton.  :)



                « Ultima modifica: Martedì 26 Lug 2016, 11:37:01 da Monkey_Feyerabend »

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                  Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                  Risposta #82: Martedì 26 Lug 2016, 11:32:07
                  Sì forse esageravo quando dicevo "serie completamente comica". Avrei potuto presentarla così a chi sa chi è Alan Moore e può contestualizzare (sarebbe ora che lo insegnassero a scuola Alan Moore, tra l'altro). Avrei dovuto dire "la cosa forse più comica fatta da Alan Moore" per farvi capire.
                  Pare sia un lavoro minore di quando era giovane, solo ora pubblicato in Italia.
                  Questa storiella è una specie di comic-horror surreale con un alto tasso di ironia sulla condizione umana (e sulla nozione di tradizione). Non vuole fare esplicitamente ridere, anzi il finale ha un che di beffardamente tragico. Ma se per metà della lettura non vi è venuto un sorriso mezzo storto non avete un cuore! Oppure siete giovani e ne avete ancora prese abbastanza dalla vita.  :)
                  L'ho letta di fretta, non ci ho riflettuto sù, ma mi è parsa una storia di alto livello. Ma tali sono anche le cose minori del bardo di Northampton.  :)




                  Il problema di Moore è che va apprezzato integralmente, nel senso che è talmente particolare e agrodolce da essere difficile da apprezzare a primo acchito! Comunque io l'ho apprezzata assai!
                  Ahimè! Così finisce una grande missione di cultura e di civiltà!

                    Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                    Risposta #83: Martedì 26 Lug 2016, 11:39:07
                    Perché  andrebbe apprezzato per forza integralmente? Ci sono passaggi che non amo della sua roba (pur valutandoli lo stesso intellettualmente di alto livello, perché la mano del mago si vede sempre), persino supposti capolavori come V for Vendetta.
                    « Ultima modifica: Martedì 26 Lug 2016, 11:40:26 da Monkey_Feyerabend »

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                      Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                      Risposta #84: Martedì 26 Lug 2016, 11:45:32
                      Perché  andrebbe apprezzato per forza integralmente? Ci sono passaggi che non amo della sua roba (pur valutandoli lo stesso intellettualmente di alto livello, perché la mano del mago si vede sempre), persino supposti capolavori come V for Vendetta.

                      Premessa ed errore io: avrei dovuto anticipare che "V per Vendetta" mi ha fatto veramente anguscia come si dice da me: pretenzioso e parapolitico. Parlando della necessità di un approccio più completo all'opera di Moore per meglio apprezzarlo intendo che risulta meno immediato di quanto possa essere un Barks o uno Scarpa ma, esattamente come Eisner (a mio modesto parere), per essere capito a fondo necessità di possedere almeno un idea di chi sia Moore e della sua opera. 
                      Ahimè! Così finisce una grande missione di cultura e di civiltà!

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                        Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                        Risposta #85: Martedì 26 Lug 2016, 12:05:29
                        Se dobbiamo parlare di Alan Moore, facciamolo in una discussione apposita! ;D

                        Mini riflessione sul discorso dei modelli. Forse non l'ho mai puntualizzato, ma nonostante la tecnica di Carl Barks sia - penso che siamo tutti d'accordo - universale (forse la più universale e completa fra tutte) risulta ancora difficile usarla con successo. Prova ne sia il fatto che di Don Rosa ce n'è uno solo*. Quindi, per come sono andate e vanno le cose, molto meglio un Barks, un Rosa, un Martina e due Barosso che un Barks, un Rosa e altri due barksiani di bassa levatura.
                        Ciò, ripeto, nonostante fra tutte la tecnica barksiana sia quella che fra tutte ha le carte per ispirare i risultati più brillanti (a patto di non copiarla pedissequamente, è ovvio).

                        *E Scarpa, scusate. Esempio ancora più brillante di uso autonomo delle suggestioni barksiane. Però appunto, tolti Scarpa e Don Rosa resta giusto Rota, che ancora non conosco.

                        Comunque a me l'anteprima di Fumettologica è piaciuta, eh. Anzi se non fosse per il basso rapporto quantità/prezzo il volume l'avrei pure comprato. È un incrocio soft fra Carlo Chendi e i Monty Python (mio faro assoluto nell'umorismo televisivo-cinematografico). Belli anche i disegni, più calzanti alla storia di quelli di Watchmen (secondo il mio modesto e credo non condiviso parere).

                        In questi giorni mi state facendo sentire come uno dai gusti facili. Magari. Un giorno vi parlerò delle mie letture Marvel. :P
                        « Ultima modifica: Martedì 26 Lug 2016, 12:34:17 da A.Basettoni »

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                          Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                          Risposta #86: Martedì 26 Lug 2016, 12:19:00
                          Se dobbiamo parlare di Alan Moore, facciamolo in una discussione apposita! ;D

                          Mini riflessione sul discorso dei modelli. Forse non l'ho mai puntualizzato, ma nonostante la tecnica di Carl Barks sia - penso che siamo tutti d'accordo - universale (forse la più universale e completa fra tutte) risulta ancora difficile usarla con successo. Prova ne sia il fatto che di Don Rosa ce n'è uno solo. Quindi, per come sono andate e vanno le cose, molto meglio un Barks, un Rosa, un Martina e due Barosso che un Barks, un Rosa e altri due barksiani di bassa levatura.

                          Sacrosanto. Innegabile che, soprattutto con Scarpa (senza citare l'ovvio Rota), il modello barksiano sia sbarcato anche in Italia anche per i modelli di scrittura. Detto questo c'è un motivo se le storie italiane sono state esportate in tutto il pianeta e anche all'estero conoscono Carpi (per dirne uno), ed è proprio la vivacità della scuola italiana, capace di mixare le influenze americane con la pesante eredità fumettistica d'anteguerra (quella del fumetto morale, per intenderci, in cui ricade anche Martina).
                          Ahimè! Così finisce una grande missione di cultura e di civiltà!

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                            Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                            Risposta #87: Martedì 26 Lug 2016, 12:37:49
                              Forse non l'ho mai puntualizzato, ma nonostante la tecnica di Carl Barks sia - penso che siamo tutti d'accordo - universale (forse la più universale e completa fra tutte) risulta ancora difficile usarla con successo. Prova ne sia il fatto che di Don Rosa ce n'è uno solo.  :P

                            Ma ferma un attimo: Don Rosa è il fumettista Disney più lontano possibile da Carl Barks da un punto di vista tecnico (a parte forse un pochette nelle sue prime storie, ma per lo più perché sapeva disegnare poco i paperi e copiava esplicitamente paperi presi da storie di Barks).
                            Barks è ipersintetico. In quattro vignette è capace di mostrarti quattro situazioni diverse (e magari intanto fare andare avanti nelle quattro vignette lo stesso unico dialogo tra i personaggi, creando una non coincidenza tra tempo del dialogo e tempo delle immagini che è qualcosa di geniale, e che è uno dei suoi più grandi contributi alla tecnica di sceneggiatura del fumetto). E questo aspetto ha fatto scuola nel mondo Disney (non in Martina, certo, ma in Cimino e Scarpa sì, per non parlare degli altri americani "minori").
                            Rosa fa di solito l'esatto contrario. È uno dei pochi autori disney a usare pesantemente le transizioni moment-to-moment (che in parole povere significa: un'unica azione spalmata su diverse vignette): Rosa può servirsi di quattro vignette solo per mostrare un'alzata di ciglio di Scrooge!


                            Citazione
                            Comunque a me l'anteprima di Fumettologica è piaciuta, eh. Anzi se non fosse per il basso rapporto quantità/prezzo il volume l'avrei pure comprato. È un incrocio soft fra Carlo Chendi e i Monty Python (mio faro assoluto nell'umorismo televisivo-cinematografico)


                            NOTA: un mio amico super esperto di fumetto (e non solo) altrove ha commentato quella storia di Moore citando pure lui i Monty Python (ha detto un misto fra Lovecraft e Monty Python, non Carlo Chendi e i Monty Python, ma oh ognuno ha i suoi riferimenti  ;D).
                            Vabbè che l'umorismo dei Monty Python è ovunque (forse troppo poco nella roba Disney...un po' in Martina? Ma chissà, magari se Sio ingrana...).
                            « Ultima modifica: Martedì 26 Lug 2016, 12:39:47 da Monkey_Feyerabend »

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                              Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                              Risposta #88: Martedì 26 Lug 2016, 12:39:42

                              Ma ferma un attimo: Don Rosa è il fumettista Disney più lontano possibile da Carl Barks da un punto di vista tecnico (a parte forse un pochette nelle sue prime storie, ma per lo più perché sapeva disegnare poco i paperi e copiava esplicitamente paperi presi da storie di Barks).

                              E io quelle (perlopiù) ho letto...

                              Quindi uno di meno.


                              Comunque in Rosa c'è il fatto delle storie parallele (la Saga ne è strapiena) che attraversano tre o quattro vignette mentre in primo piano succede tutt'altro, che anch'essa sdoppia i piani temporali (cosa che però Barks non ha usato molto, mi sembra: e infatti il risultato è diversissimo, iperdinamico in Barks e "comico-preziosistico" in Don Rosa).



                              Lovecraft non ce l'ho visto proprio, devo ammettere. ;D
                              « Ultima modifica: Martedì 26 Lug 2016, 12:45:12 da A.Basettoni »

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                                Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                                Risposta #89: Martedì 26 Lug 2016, 13:28:56
                                Comunque in Rosa c'è il fatto delle storie parallele (la Saga ne è strapiena) che attraversano tre o quattro vignette mentre in primo piano succede tutt'altro, che anch'essa sdoppia i piani temporali (cosa che però Barks non ha usato molto, mi sembra: e infatti il risultato è diversissimo, iperdinamico in Barks e "comico-preziosistico" in Don Rosa).

                                Io lo ricordo bene in Barks, invece. Riguardo al dinamismo, io non trovo Barks molto dinamico (il confronto con Scarpa mi salta subito in mente e me lo impedisce), ma qualunque cosa è più dinamica di una tavola di Rosa ;D
                                         
                                In memoria di chi ci ha "cucinato" tante storie memorabili...

                                 

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