Scusate il proseguimento (ma anche chiusura, prometto) dell'OT, ma a testimonianza dello stato avanzato dei miei problemi mentali va detto che, pur non avendo acquistato il volume di Alan Moore, l'anteprima mi ha fatto abbastanza impressione da ispirarmi un racconto-dialogo (abbastanza stralunato), scritto ieri in treno. Ora non è chiaramente il caso di proporlo (se poi lo volete quando lo trascrivo ve lo passo anche, ma non vi aspettate niente di che), comunque in piena martinianità esso non ha nulla a che vedere con l'originale, se non in un'unica battuta tratta dalla scena del pipistrelli (quando lo sbatte contro la canna fumaria, e poi... non è che serva più a molto, e lo butta via
).
Pare sia un lavoro minore di quando era giovane, solo ora pubblicato in Italia.
Peccato allora che poi abbia scritto Watchmen.
(Sì, sto esagerando: ci sono ottime cose in
Rorschach Watchmen, non c'è dubbio. Sono i due protagonisti e tutto quello che toccano che mi annoia indicibilmente.)
Tornando in topic (o quasi), la storia di Don Rosa "On a silver platter" esemplifica bene una sorta di "dinamismo statico"; invito tutti a leggerla, se ne avrete l'occasione.
@feidhelm: indubbiamente Romano Scarpa è dinamicissimo, nel senso che precisava Monkey. Qui però intendevamo quella peculiare dinamicità di Carl Barks che, ad esempio, fa fare ai personaggi un dialogo anche su cinque-sei vignette, e nel frattempo li fa correre in mezzo a elefanti, case che crollano, gente che scappa, etc. . È un po' un marchio di fabbrica suo, e fra i più difficilmente riproducibili, direi. Con questa tecnica le storie scorrono che è una meraviglia. A volte, certo, rimangono meno "memorabili", perché non si ha quasi il tempo di rendersi conto delle cose (mentre in Don Rosa, ad esempio, ogni singola battuta resta nella memoria, e questo è un grande vantaggio), ma a rileggerle ritorna sempre tutto. Per questo è difficile (almeno per me) indicare "I capolavori barksiani". Al netto di qualche storia meno riuscita, verrebbe quasi da dire "o tutti o nessuno" (e ovviamente: "tutti").