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La scuola italiana e i suoi modelli

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    Re: La scuola italiana e i suoi modelli
    Risposta #90: Martedì 26 Lug 2016, 14:02:22
    Ma no, Rosa è molto dinamico.

    Ma sono dinamismi diversi.
    Scarpa è dinamico all'interno di ciascuna singola vignetta: i suoi personaggi hanno pose molto dinamiche, e a volte corrono proprio in maniera cartoonesca. Anche Barks era così fino al 1949 circa.

    Rosa è statico se guardi la singola vignetta (anche più che statico, quasi marmoreo). Ma in Rosa il dinamismo è lo stesso enorme, ed è dato dalla transizione da una vignetta all'altra. una cosa dovuto appunto all'abbondanza di vignette usate per rappresentare una sola azione, di cui parlavo sopra. E qui invece andiamo indietro ai tempi delle strip di Gottfredson...ma non è un caso...le strip umoristiche degli anni del pre-guerra furono una fonte di ispirazione per il fumetto underground americano dei '60, '70 (Crumb, Mad Magazine), che a sua volta è stato fonte di influenza di Rosa (anzi, Rosa proprio da lì viene).
    « Ultima modifica: Martedì 26 Lug 2016, 14:04:19 da Monkey_Feyerabend »

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      Re: La scuola italiana e i suoi modelli
      Risposta #91: Venerdì 29 Lug 2016, 12:39:21
      Scusate il proseguimento (ma anche chiusura, prometto) dell'OT, ma a testimonianza dello stato avanzato dei miei problemi mentali va detto che, pur non avendo acquistato il volume di Alan Moore, l'anteprima mi ha fatto abbastanza impressione da ispirarmi un racconto-dialogo (abbastanza stralunato), scritto ieri in treno. Ora non è chiaramente il caso di proporlo (se poi lo volete quando lo trascrivo ve lo passo anche, ma non vi aspettate niente di che), comunque in piena martinianità esso non ha nulla a che vedere con l'originale, se non in un'unica battuta tratta dalla scena del pipistrelli (quando lo sbatte contro la canna fumaria, e poi... non è che serva più a molto, e lo butta via ;D).

      Citazione
      Pare sia un lavoro minore di quando era giovane, solo ora pubblicato in Italia.
      Peccato allora che poi abbia scritto Watchmen. :P (Sì, sto esagerando: ci sono ottime cose in Rorschach Watchmen, non c'è dubbio. Sono i due protagonisti e tutto quello che toccano che mi annoia indicibilmente.)

      Tornando in topic (o quasi), la storia di Don Rosa "On a silver platter" esemplifica bene una sorta di "dinamismo statico"; invito tutti a leggerla, se ne avrete l'occasione.

      @feidhelm: indubbiamente Romano Scarpa è dinamicissimo, nel senso che precisava Monkey. Qui però intendevamo quella peculiare dinamicità di Carl Barks che, ad esempio, fa fare ai personaggi un dialogo anche su cinque-sei vignette, e nel frattempo li fa correre in mezzo a elefanti, case che crollano, gente che scappa, etc. . È un po' un marchio di fabbrica suo, e fra i più difficilmente riproducibili, direi. Con questa tecnica le storie scorrono che è una meraviglia. A volte, certo, rimangono meno "memorabili", perché non si ha quasi il tempo di rendersi conto delle cose (mentre in Don Rosa, ad esempio, ogni singola battuta resta nella memoria, e questo è un grande vantaggio), ma a rileggerle ritorna sempre tutto. Per questo è difficile (almeno per me) indicare "I capolavori barksiani". Al netto di qualche storia meno riuscita, verrebbe quasi da dire "o tutti o nessuno" (e ovviamente: "tutti").
      « Ultima modifica: Venerdì 29 Lug 2016, 12:47:40 da A.Basettoni »

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        Risposta #92: Venerdì 29 Lug 2016, 12:40:47
        Sì forse esageravo quando dicevo "serie completamente comica". Avrei potuto presentarla così a chi sa chi è Alan Moore e può contestualizzare (sarebbe ora che lo insegnassero a scuola Alan Moore, tra l'altro). Avrei dovuto dire "la cosa forse più comica fatta da Alan Moore" per farvi capire.
        Pare sia un lavoro minore di quando era giovane, solo ora pubblicato in Italia.
        Questa storiella è una specie di comic-horror surreale con un alto tasso di ironia sulla condizione umana (e sulla nozione di tradizione). Non vuole fare esplicitamente ridere, anzi il finale ha un che di beffardamente tragico. Ma se per metà della lettura non vi è venuto un sorriso mezzo storto non avete un cuore! Oppure siete giovani e non ne avete ancora prese abbastanza dalla vita.  :)
        L'ho letta di fretta, non ci ho riflettuto sù, ma mi è parsa una storia di alto livello. Ma tali sono anche le cose minori del bardo di Northampton.  :)

        Vabbe', comunque invece che una capra come me leggetevi una recensione dignitosa di chi lo fa per lavoro:

        http://www.fumettologica.it/2016/07/saga-bojeffries-alan-moore-recensione/

        EDIT: Dominatore, vuoi che faccia finta di non aver letto il commento su Watchmen, o preferisci che prenda la mazza ferrata di martiniana memoria e la usi come la userebbe Rorschach? ;D
        « Ultima modifica: Venerdì 29 Lug 2016, 12:56:20 da Monkey_Feyerabend »

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          Re: La scuola italiana e i suoi modelli
          Risposta #93: Venerdì 29 Lug 2016, 12:48:28
          Tornando in topic (o quasi), la storia di Don Rosa "On a silver platter" esemplifica bene una sorta di "dinamismo statico"; invito tutti a leggerla, se ne avrete l'occasione.

          E sulle brevi Rosa migliora di anno in anno, da questo punto di vista di "superdinamica con vignette super statiche", fino a raggiungere livelli mostruosi. Si pensi a questi tre capolavori (soprattutto il primo, che io considero l'apice del fumetto Disney, assieme a certe cose di Gott e Barks):

          https://coa.inducks.org/story.php?c=D+96001  (1994)

          https://coa.inducks.org/story.php?c=D+2001-095  (2002, sequel a grande richiesta di quella del 1994)

          https://coa.inducks.org/story.php?c=D+2003-017 (2003)

          « Ultima modifica: Venerdì 29 Lug 2016, 12:49:33 da Monkey_Feyerabend »

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            Re: La scuola italiana e i suoi modelli
            Risposta #94: Venerdì 29 Lug 2016, 13:31:33
            EDIT: Dominatore, vuoi che faccia finta di non aver letto il commento su Watchmen, o preferisci che prenda la mazza ferrata di martiniana memoria e la usi come la userebbe Rorschach? ;D

            Era palesemente una provocazione (come il tuo "andate a rileggervi Tutor"). :P Però davvero, ci sono varie cose che trovo decisamente innecessarie; oltre al fatto che (e qui credo di essere in sintonia con AzureBlue) il finale è molto coraggioso (da una parte si supera assai intelligentemente l'americanissimo "no! Libero arbitrio a tutti i costi!", e dall'altra l'ultima vignetta è un pendant perfetto del piano di Veidt. Anche solo per queste due cose, grande Alan Moore), ma poteva esserlo di più: la soluzione della "minaccia esterna" (usata poi anche da Asimov nella semi-squalificante aggiunta alla Fondazione) è ingenua, perché in quella situazione si accavallano sciacalli, approfittatori, traditori, altro che tutti uniti.* Se poi mi dici che Moore questo lo sa ma lo sottointende (o lo critica velatamente facendone subodorare la disperatezza) mi sa che lo sottointende troppo. Oppure sono io che ho travisato tutto.
            Comunque, alla mazza ferrata opporrò l'extransformer.
            Ma ci trasferiamo altrove a parlarne?

            *Basterebbe guardarsi il cartone scemo "Ben 10: The frogs of War" per rendersene conto. ;D
            « Ultima modifica: Venerdì 29 Lug 2016, 20:49:19 da A.Basettoni »

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              Re: La scuola italiana e i suoi modelli
              Risposta #95: Domenica 31 Lug 2016, 12:52:58
              Peccato allora che poi abbia scritto Watchmen. :P (Sì, sto esagerando: ci sono ottime cose in Rorschach Watchmen, non c'è dubbio. Sono i due protagonisti e tutto quello che toccano che mi annoia indicibilmente.)

              Finalmente qualcuno che la pensa come me ;D
              Anzi, io la penso anche peggio :P
                       
              In memoria di chi ci ha "cucinato" tante storie memorabili...

                Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                Risposta #96: Domenica 31 Lug 2016, 13:24:39
                Non ho voglia di parlare di Alan Moore qui. Non vi piace Watchmen, amen. Però mi si lasci osservare: se uno ci ha trovato "due protagonisti" (!??!?!!??) in quella graphic novel mi sa che non l'ha esattamente ben letta... o magari ha letto qualcos'altro con lo stesso titolo...  :-?
                « Ultima modifica: Domenica 31 Lug 2016, 13:25:57 da Monkey_Feyerabend »

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                  Re: La scuola italiana e i suoi modelli
                  Risposta #97: Domenica 31 Lug 2016, 13:45:54
                  Però mi si lasci osservare: se uno ci ha trovato "due protagonisti" (!??!?!!??) in quella graphic novel mi sa che non l'ha esattamente ben letta... o magari ha letto qualcos'altro con lo stesso titolo...  :-?

                  Forse intendeva i due protagonisti principali...
                           
                  In memoria di chi ci ha "cucinato" tante storie memorabili...

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                    Risposta #98: Domenica 31 Lug 2016, 13:53:59
                    Però mi si lasci osservare: se uno ci ha trovato "due protagonisti" (!??!?!!??) in quella graphic novel mi sa che non l'ha esattamente ben letta... o magari ha letto qualcos'altro con lo stesso titolo...  :-?

                    Scusami, hai ragione: intendevo i due personaggi più frequentemente titolari di focalizzazione del punto di vista (Night Owl e Laurie).
                    Basta, chiudiamo l'OT, la mia era solo una controprovocazione cui si è lecitamente risposto con l'evocazione della mazza ferrata, stop. ;D


                    Tornando a noi, invece, voglio attirare la vostra attenzione sui ballons "pensati". Ultimamente li trovo parecchio diradati in Italia. Carl Barks, almeno nelle versioni italiane, spesso li sostituiva con balloons parlati, ma che di fatto erano pensieri; l'effetto era molto tipico (e dinamico), perché dinamizzava la situazione (tipico era il Paperone che scopre cose sui Bassotti e parla da solo in maniera sempre più allarmata, alternando la posizione "sciolta sul marciapiede" a quella "in corsa volante con le braccia alzate" senza cesura alcuna. Splendido).

                    Ecco, credo che si possa essere d'accordo sul fatto che l'autore, almeno italiano, che usa il "pensato" in maniera più frequente e anche originale è Carlo Chendi; e anche in questo caso talvolta è un pensato-parlato, però con un risultato diverso da quello Barksiano (e per me, altrettanto geniale).
                    Rileggevo ieri "Paperino e il faraone". C'è Paperone che, senza occhiali, cerca di uscire da una cripta. Essendo estremamente miope, il tutto è molto comico, e in più è il Paperone tozzo e annaspante del primo Luciano Gatto (quello con le chine sottilissime che personalmente apprezzo moltissimo). Ma il valore aggiunto alla scena, che dura due-tre tavole, sono i pensieri di Paperone, perfettamente complementari (ma anche sfasati, data la situazione) rispetto all'azione.

                    Rimando al topic apposito per alcune immagini.

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                      Risposta #99: Domenica 31 Lug 2016, 14:35:05
                      Io adoravo e adoro l'uso del pensato in Dick Kinney, che fa da contrappunto all'azione che si svolge nella vignetta (spesso qualche follia di Paperoga con Paperino o Malachia che "pensano").
                      « Ultima modifica: Domenica 31 Lug 2016, 14:35:46 da feidhelm »
                               
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