Bel topic, ci voleva proprio. Provo a buttar giù qualche spunto di riflessione anch'io.
Punto primo: Storia con molti riferimenti alla tecnologia moderna quotidiana = storia brutta. Non è un assioma né un teorema, ma una media empirica sugli ultimi anni. Ecco perché, istintivamente, siamo portati a rigettarle: perché non ce n'è una, dico una, che sia stata decente. Tanto per dire, le storie da cui sono tratte la prima e terza vignetta postate da Komba (a proposito: benvenuta!) sono a mio parere davvero tremende. Roba da far inspessire le sopracciglia a Mario Gentilini, per capirci.
Punto secondo:
Siamo nel 2015: computer, social e smartphone hanno, nostro malgrado, una parte integrante nelle nostre vite. Soprattutto per quanto concerne la mia generazione, e quella successiva alla mia. Siamo cresciuti con questi oggetti, ci viviamo e conviviamo.
Be', per quanto mi riguarda, nonostante siamo coetanei, non è proprio così: la mia frequentazione del computer si riduce a studio e Papersera, non mi accosto ai socialcosi, non ho uno smartphone. (E fu così che mi bannarono dal forum per evitare il contagio
). Quindi diciamo che non è un "modello assoluto" e soprattutto non è irrinunciabile. Comunque con ciò non intendo sminuire né fraintendere il tuo commento. Capisco cosa intendi, e ovviamente è vero, ma ti propongo anche il seguente spunto di riflessione:
Punto terzo: la domanda non è tanto se "è strano" vedere certe cose su Topolino, perché di certo non lo è. Anzi, sarebbe anche un pochettino ipocrita, da parte di chi ognora aggeggia con i suddetti ammennicoli, scandalizzarsi poi al trovarli sul settimanale. Ma il punto è piuttosto "è necessario"? E la risposta (v. punto primo) è
no. Non in assoluto, ma finora: finora non c'è stata storia
bella che lavorasse davvero attorno alla tecnologia del quotidiano
à la Pezzin. Tentativi ci sono stati, come "l'iPap è una rivoluzione", ma sporadici. Abbastanza riuscita la saga del Cavaliere Analogico, che però forse avrebbe potuto osare di più.
Quindi finora la tecnologia del quotidiano in Topolino è semplicemente "galleggiante", a volte perfettamente ignorabile, a volte invece no.
Punto quarto: l'aspetto educativo. Noi dimentichiamo a volte che Topolino ha un impatto sui bimbi che crescono. Quindi se la tecnologia serve nelle storie è un conto: ma abbiamo visto che quella che serve davvero (vedi Casty) è la tecnologia immaginaria, fantascientifica; e vivaddio il confine con quella quotidiana si sente ancora e sempre si sentirà, proprio per la diversa
natura e concezione. Invece, metterei l'uso insistito (come è stato fatto, non si può negarlo, in certe storie dell'ultimo anno) della tecnologia del quotidiano in un discorso insieme all'Iracondia dei Paperi. Mi vergogno un po' ad
autocitarmi, ma preferisco rimandare a quanto già scritto piuttosto che ripetermi: vogliamo che il mondo di Topolinia sia specchio oppure allegoria del nostro? In questo, secondo me, si gioca buona parte della grande partita (non tutta, è ovvio). Vogliamo che Topolino segua la realtà di tutti i giorni, buttandola in burla quando può (cioè sempre meno spesso e con sempre meno margini di distorsione), oppure che la catalizzi, la mascheri e la smascheri, che dia ai bambini (e a tutti noi) una
chiave diversa, una Gold Key, per parlare disneyano? Quello di Topolino, del Topolino dei Disney italiani ancor più, da Cimino a Chendi, è un mondo alternativo: non in meglio, badate bene (oddio, forse anche sì, ma non è quello il punto), ma proprio alternativo, nel senso compie il seguente miracolo: non è che le dinamiche del mondo reale manchino (pensate a Cimino e Chendi, appunto), ma neppure vengono spiattellate lì come "ovvio ambiente di coltura"; tutt'altro: vengono distorte, caricaturate, esemplarizzate, enfatizzate, dirottate, schernite, poste al servizio della comicità e nel contempo fatte oggetto della più leggera, sottile e "inopprimente" delle riflessioni, un venticello filosofico che talvolta si solidifica in maniera esemplare come nella grandiosa
ZP e l'operazione "bertuccia".
Invece l'approccio cui stiamo facendo riferimento in questo topic è passivo, presenta personaggi che sorridono come "idioti" mostrando smatphone, facendosi selfie, o quant'altro. Questa è una reazione
passiva, se fossi Napoleone (ma non sono ancora abbastanza pazzo da credermi tale
) parlerei di disfattismo inconsapevole.
Punto quinto E se scegliamo la seconda via (non rispondo del destino del settimanale qualora venisse sempre più scelta la prima), come filtrare la tecnologia del quotidiano nelle storie di Topolino? L'ho già detto ma mi ripeto: à la Pezzin (o alla "bertuccia", se volete). Come ispirazione, non come modello, perché i tempi sono cambiati e non è mai il caso di scimmiottare. Ma l'idea è quella.
Non voglio sembrare "di gusti difficili", ma secondo me siamo proprio su un confine concettuale: ruolo attivo o passivo davanti alla realtà. Topolino non è una rivista di filosofia, né di economia, né (ne SCAMPI IL CIELO) di politica. È qualcosa di più potente, qualcosa che ha una diffusione, che non ha vergogna (perché sembra che ormai sia imbarazzante, invece) di essere
morale, di confrontarsi con i sentimenti e le problematiche più elementari e (quindi) più importanti senza sarcasmo o facili battute.
L'uomo dei sogni sui GCD di Agosto è in questo senso esemplare. Quindi Topolino ha molti più strumenti di ciascuno di noi singolarmente. Non usarli è uno spreco!
Come al solito, attendo commenti, improperi e discussioni
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