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Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!

0 Utenti e 17 Visitatori stanno visualizzando questo topic.

    Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
    Risposta #60: Martedì 21 Feb 2017, 17:11:00
    Stima infinita anche da parte mia . [smiley=other_worship.gif]
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    MiTo
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      Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
      Risposta #61: Martedì 21 Feb 2017, 17:19:54
      Guardate che la contaminazione linguistica esiste dalla notte dei tempi, non è mica affare moderno figlio della globalizzazione. Leggete qualche scritto del '900 (prima e/o dopo il fascismo) e vi cadrà l'occhio su parecchi francesismi e ispanismi. Oggi a farla da padrone è l'inglese, ma il concetto è il medesimo.
      Comunque molte parole italiane sono frutto di una "italianizzazione" di termini stranieri, e le stesse lingue straniere usano, chi più chi meno, termini italiani.

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      Vincenzo
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        Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
        Risposta #62: Martedì 21 Feb 2017, 17:30:20
        Non è il medesimo concetto, Mito: oggi si leggono e sentono parole trapiantate a forza dall'inglese all'italiano, vedi Hype, Spoiler, Cool, Stepchild adoption, che potrebbero benissimo essere tradotte nell'equivalente italiano ma non lo si fa, per pigrizia o per altro. In questo modo la lingua non si arricchisce affatto, ma si indebolisce e si impoverisce.
        If you can dream it, you can do it.

          Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
          Risposta #63: Martedì 21 Feb 2017, 17:36:07


           [smiley=aiMieiTempi.gif]


          Condivido in toto e quoto.

          Il Topolino libretto della miglior tradizione ha saputo piegare un linguaggio parlato -e accessibile alle masse- alle esigenze di contenuti talvolta alti, talvolta terra terra. Con l' introduzione di neologismi o arcaismi, con citazioni e modi di dire, con didascalie ridondanti o onomatopee altamente innovative.
          In due parole, il cosiddetto fantastico quotidiano del Topolino italiano, grazie alla creazione di un originale codice linguistico accessibile ai soli introdotti (i lettori del libretto) che ha reso possibile la fruizione, di volta in volta, di generi totalmente diversi tra loro.
          Dal noir martiniano alla commedia all' italiana. Dalla parodia alta dell' 'Inferno di Topolino' al nuovo genere ancora da definire del recente 'Metopolis'. E via snocciolando.



          Bisogna anche dire che Autori come Martina utilizzano gli arcaismi sopratutto a scopo espressivo e parodico,come quando  Zio Paperone esclama "me povero,me tapino" ,una iterazione tipica delle tragedie greche che grazie a lui per i lettori di topolino sono impossibili da prendere sul serio o espressioni come "Disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera"che per quanto oscura non si può negare che abbia una stupenda musicalità :D
          In ogni caso non c'è alcun intenzione programmatica da parte di questi autori di diventare paladini della purezza della lingua italiana,semplicemente giocano con la lingua per scrivere belle storie che alla fine è l'unica cosa che conta...

          Citazione
          Ma anche ammettendo di aver torto (per carità, non mi arrogo alcuna competenza specifica in materia), il mio discorso non perde di significato: finchè esiste una parola italiana idonea e corretta per esprimere un concetto, mi spieghi per quale valida ragione dovrei adoperarne una straniera? (per me il quesito è chiaramente pleonastico)

          Diciamo che in alcuni campi ,specie quelli tecnici e scientifici non guasta avere una terminologia comune internazionale,ad esempio:se tutto il mondo usa termini come AIDS e DNA,ha senso che solo i francesi li chiamino ADN e SIDA? sarebbe stato forse meglio che ogni lingua li traducesse in modo diverso?

          D'altra parte però è vero che spesso in italia spesso i termini tecnici inglesi vengono usati appositamente per rendere più oscuro alle masse il significato di una specifica parola,è il caso del già citato "stepchild adoption" usato al posto dell'italianissimo "adozione del figliastro" che ricorda fin troppo bene all'elettore medio lo scomodo tema di cui si parla...

          Come in ogni cosa ci vuole il giusto equilibrio ;)


          « Ultima modifica: Martedì 21 Feb 2017, 18:03:04 da M.I.B.86 »

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            Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
            Risposta #64: Martedì 21 Feb 2017, 17:49:36
            Ma il punto non credo sia abolire le contaminazioni - quando mai - e che ci stanno pure, ma ogni tanto. Senza abusarne. E soprattutto se c'è motivo di farlo.

            A volte mi pare che si usino parole in inglese, per le quali ci sarebbero innumerevoli perfetti e calzanti corrispettivi in italiano, semplicemente perché fa figo. O peggio, per presa in giro. Per fregare e confondere chi  magari non ha i mezzi per decifrare tutto, e non fargli capire volutamente le cose, i concetti.

            Boh, mi pare una china orrenda. E francamente senza senso.(e non parlo del Topolino, ma della situazione generale).


            (Per tacer del fatto che la nostra è una lingua nata squisitamente dalla letteratura, dalla poesia. Levigata e limata, faticosamente, nei secoli, non certo dai primi che passavano, per la pura e semplice bellezza. Evolvere, cambiare, ok, ma in meglio, se possibile! Evitiamole certe brutture cacofoniche, che impoveriscono e degradano inutilmente).
            «Éala éarendel engla beorhtast
             ofer middangeard monnum sended.  Aiya Eärendil Elenion Ancalima!»

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            MiTo
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              Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
              Risposta #65: Martedì 21 Feb 2017, 17:51:15
              Non è il medesimo concetto, Mito: oggi si leggono e sentono parole trapiantate a forza dall'inglese all'italiano, vedi Hype, Spoiler, Cool, Stepchild adoption, che potrebbero benissimo essere tradotte nell'equivalente italiano ma non lo si fa, per pigrizia o per altro. In questo modo la lingua non si arricchisce affatto, ma si indebolisce e si impoverisce.

              Ma è sempre successo, solo che prima c'era il francese più che l'inglese. Perché si diceva "escamotage" al posto di sotterfugio o "cabriolet" invece che decappotabile? È il medesimo fenomeno.

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              Gancio
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                Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                Risposta #66: Martedì 21 Feb 2017, 19:13:36
                Non è il medesimo concetto, Mito: oggi si leggono e sentono parole trapiantate a forza dall'inglese all'italiano, vedi Hype, Spoiler, Cool, Stepchild adoption, che potrebbero benissimo essere tradotte nell'equivalente italiano ma non lo si fa, per pigrizia o per altro. In questo modo la lingua non si arricchisce affatto, ma si indebolisce e si impoverisce.
                Più chiaro di cosi...  ;)

                Potrei anche citare l'esempio (esempio eh, non voglio assolutamente buttarla in politica) della recente moda di appellare i provvedimenti legislativi (alcuni, almeno) con "Qualchecosa Act...  [smiley=facepalm.gif]

                Ma il punto non credo sia abolire le contaminazioni - quando mai - e che ci stanno pure, ma ogni tanto. Senza abusarne. E soprattutto se c'è motivo di farlo.
                Come in ogni cosa ci vuole il giusto equilibrio  ;)
                Ecco, non si tratta di negare l'evidenza, ma di evitarne gli abusi, gli eccessi che non portano mai a nulla di positivo. In una certa misura ci può anche stare tutto, non mi sognerei mai di tradurre termini come "computer", "coupè", "tapas" e via dicendo (a maggior ragione per termini tecnici o specifici di determinati settori), e d'altronde il discorso di MiTo non è affatto errato in astratto, solo che bisogna anche stare attenti a non esagerare...
                Tritumbani fritti!

                  Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                  Risposta #67: Mercoledì 22 Feb 2017, 09:22:33
                  Ma è sempre successo...
                  Ed è sempre stato sbagliato! ;)

                  Comunque, è vero: una volta mi è capitato di leggere un articolo del 1910, o giù di lì, che parlava di calcio, ed era infarcito di football, corner, off-side, kick... roba da far impallidire i variant cover e i train manager di oggi! :(
                  Io son nomato Pippo e son poeta
                  Or per l'Inferno ce ne andremo a spasso
                  Verso un'oscura e dolorosa meta

                  *

                  Maximilian
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                    Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                    Risposta #68: Mercoledì 22 Feb 2017, 11:57:41
                    Una piccola nota circa i francesi e la loro strenua ortodossia linguistica.. Per poter pronunciare nel proprio idioma termini universalmente noti prelevati da altre lingue, li creano ex novo: ad esempio 'pic nic' viene trasformato in 'pique nique'.
                    Secondo me fanno bene

                    *

                    MiTo
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                      Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                      Risposta #69: Mercoledì 22 Feb 2017, 13:14:07
                      Non dico che sia giusto o sbagliato. Ma succede.
                      Quello che volevo sottolineare era che questo fenomeno di contaminazione linguistica non sia figlio del nostro tempo, come si potrebbe erroneamente pensare, ma ha una storia lunghissima. Nel senso che criticare le storie moderne perchè contengono termini stranieri è sbagliato, in quanto 50 anni fa esisteva esattamente lo stesso "problema". Idem con la tecnologia. Oggi abbiamo gli smartphone, ai tempi di Scarpa le radio a transistor, eccetera.
                      Tutto va rapportato all'epoca in cui è stato realizzato.

                      *

                      Grazia
                      Ombronauta
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                        Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                        Risposta #70: Mercoledì 22 Feb 2017, 14:52:40
                        D'accordo con chi sostiene l'abuso degli inglesismi durante la normale scrittura.

                        Alcune terminologie sono praticamente diventati "nomi propri" di tal oggetto, ma quando mi scrivi parole inglesi "a caso" in una frase al posto del corrispettivo italiano non lo concepisco.

                        Ho provato a scrivere autoscatto una volta al posto di selfie e quasi mi hanno chiesto cosa voleva dire. In alcuni casi siamo andati oltre... E' questo che mi lascia un po' perplesso.

                        Qualcuno sopra nominava i francesi (popolo che non mi sta prettamente simpatico), ma concordo con chi dice che dovremmo imitaroi per la salvaguardia della lingua. Li' (ma anche gli spagnoli traducono praticamente tutto) forse sono eccessivi, però meglio così che leggermi frasi mezze in italiano e mezze in inglese "inutile".
                        E pensare che dalle mie parti si usano 3 parole francesi ancora oggi: l'autorimessa per noi è il garage (forse giusto la maestra a scuola la chiamava così; ora però si è passati al "box"), le tortine (ma talvolta sono brioche pure quelle) sono quelle confezionate, ma al bar si prende rigorosamente "cappuccino e brioche" e per finire la serranda si è sempre chiamata cler. Una volta c'era anche la réclame, ma si è un po' perso e ora è semplicemente pubblicità.

                        Però un conto e' dire una parola ogni tanto, magari usandola come sinonimo (mi capita, ad esempio, di scrivere drummer anziché batterista, ma solo in casi estremi per non ripersi troppe volte). Un alto e' scrivere: "E' uscito il nuovo disco degli U2. Le song (il plurale spesso lo si ignora in questi casi) si rifanno alla loro ultima fatica. Qui di seguito potete trovare una preview del loro album. Inglesismi in questo cado per me evitabilissimi (quasi fastidiosi).

                        Sui titoli dei vari vattelappesca mi sono ampiamente espresso nelle varie occasioni, quindi inutile ripetermi. A Cartoomics se chi dic io a Teo di darmi retta 2 minuti, voglio togliermi una curiosità a riguardo.

                        *

                        ML-IHJCM
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                          Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                          Risposta #71: Mercoledì 22 Feb 2017, 16:32:00
                          E’ seccante che la parte del mio intervento che sembra aver raccolto piu' attenzione sia quella che aveva meno importanza; e per di piu’ sembra essere stata ampiamente fraintesa. Altrimenti non saprei spiegarmi la contraddizione tra
                          Qui partiamo proprio da convincimenti radicalmente opposti:
                          in risposta al mio “Personalmente, preferisco pensare alla cosiddetta "globalizzazione" come ad un'occasione per l'arrichimento culturale”, e

                          Stima infinita...  [smiley=other_worship.gif] [smiley=other_worship.gif] [smiley=other_worship.gif] [smiley=other_worship.gif] [smiley=other_worship.gif]
                          per qualcuno che mi sembra aver espresso quasi lo stesso concetto (in una versione forse piu’ chiara, ma anche piu’ limitata). In parte puo' essere dovuto ad un diverso significato che io e Gancio abbiamo dato alla parola "globalizzazione": mi chiedo se per lui sia quasi soltanto un fenomeno economico. Per come avevo inteso io questo termine, e' quello sviluppo storico per effetto del quale adesso siamo normalmente in contatto con culture diverse, e molto lontane sia geograficamente che storicamente, dalla nostra. Il che significa anche dire avere piu’ possibilita’ di sapere che sono esistititi, per dire, Rumi e Li Bai (e magari tentare di leggerseli in lingua originale).

                          Quanto all'interpretazione "globalizzazione = omologazione culturale per scopi commerciali", forse vale la pena di riflettere che un effetto secondario di questa omologazione e' che leggiamo fumetti Disney. (Detto questo, specifico che non ho difficolta' a vedere tale omologazione come un fenomeno complessivamente negativo.)

                          [O.T. Sul "complotto", mi scuso con Gancio: avevo letto male quanto da te scritto.]

                          Non ho detto che l'inglese non abbia dignità, ho solo scritto che, a quanto ne so, ha un vocabolario molto modesto, quantomeno di termini propri; buonissima parte del suo vocabolario include una anglicizzazione di termini stranieri importati a loro volta a causa della grande espansione coloniale e commerciale di quel popolo.
                          Ma anche ammettendo di aver torto (per carità, non mi arrogo alcuna competenza specifica in materia), il mio discorso non perde di significato: finchè esiste una parola italiana idonea e corretta per esprimere un concetto, mi spieghi per quale valida ragione dovrei adoperarne una straniera? (per me il quesito è chiaramente pleonastico).
                          La tua domanda retorica finale mi risulta decisamente sgradevole, perche' messa in risposta al mio intervento sembra implicare che io abbia espresso qualcosa in contrario, cosa che non ho fatto. Se non era chiaro dal mio precedente commento su "magazzino", ribadisco che sono piu' che d'accordo sul principio "quando le parole italiane esistono e funzionano, usiamole". E posso credere che tu non avessi intenzione di togliere dignita' alla lingua inglese: e' il modo in cui ti eri espresso ("una ricchezza e varietà di espressioni che gli anglofoni possono solo sognarsi!" , termini stranieri che, il più delle volte, hanno più significati proprio per sopperire alla modestia del loro vocabolario) che mi suonava (e mi suona tuttora, indipendentemente da quali fossero le tue intenzioni) poco rispettoso dell'idioma altrui.
                            Quanto al fatto che l'inglese ha un vocabolario molto modesto, quantomeno di termini propri, c'e' da osservare che l'inglese nasce come una mistura di una lingua germanica e di una latina, cosa che potrebbe essere interpretata come un'estrema poverta' (quasi nessun termine suo proprio), oppure di grande ricchezza fin dalla nascita (ricordo vagamente qualche analisi sulla capacita' di Shakespeare di impregnare i discorsi scegliendo di volta in volta il termine latino o germanico). E mi vien quasi da sperare che uno che rimprovera l' "anglicizzazione di termini stranieri importati a loro volta a causa della grande espansione coloniale e commerciale di quel popolo" si rifiuti di usare in italiano, ad esempio, la parola "ammiraglio" (importata dall'arabo).

                          Insomma: ad attaccare la lingua altrui per difendere la nostra, rischiamo di renderci ridicoli. E chiudiamola qui.

                          Non c'è bisogno di contaminare lingue e culture per conoscerle. Posso imparare l'inglese e leggere Shakespeare senza doverli per forza mescolare alla mia identità nativa.
                          Non mi sembra cosi' semplice. Se devi fare l'esempio di due innamorati dal destino tragico, tu prendi Piramo e Tisbe (qui, 37-39) o Romeo e Giulietta? O decidi quale coppia usare a seconda della lingua in cui ti stai esprimendo? La contaminazione culturale mi sembra evitabile soltanto con la chiusura stagna del cervello di fronte a quasi tutto cio' che incontriamo (se, per dirla con un poeta albionico, "I am a part of all that I have met", mi aspetto che valga anche l'inclusione opposta).
                          Quanto alla contaminazione linguistica: posso leggere Shakespeare in inglese e continuare ad esprimermi in un purissimo italiano; ma di tanto in tanto, ricordando quanto stupendamente lo Scuotilancia aveva detto qualcosa, sono tentato di rendere la sua stessa espressione nel mio idioma, anche a costo di fargli violenza. 

                          "stepchild adoption" usato al posto dell'italianissimo "adozione del figliastro"
                          Forse non l'esempio piu' felice. "Adoption" al posto di "adozione" e' esecrabile; ma rendere "stepchild" con "figliastro" puo' portare indesiderate connotazioni negative (non so se "stepchild" abbia queste connotazioni in inglese, ma agli italiani puo' suonare neutro, mentre la desinenza in "-astro" ha associazioni sgradevoli).

                          Infine: non so quanti di voi se ne siano accorti, ma un effetto della globalizzazione che trovo decisamente piacevole e' che da qualche anno nelle storie su Topolino ambientate in estremo oriente i nomi dati ai personaggi suonano molto piu' credibili che in passato.

                            Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                            Risposta #72: Mercoledì 22 Feb 2017, 16:59:07
                            ... Se devi fare l'esempio di due innamorati dal destino tragico, tu prendi Piramo e Tisbe (qui, 37-39) o Romeo e Giulietta?...
                            Paolo e Francesca? :) ;)

                            (Polliciata e stima per il tuo intervento, anche se stiamo andando decisamente fuori tema! :) )
                            Io son nomato Pippo e son poeta
                            Or per l'Inferno ce ne andremo a spasso
                            Verso un'oscura e dolorosa meta

                            *

                            ML-IHJCM
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                            PolliceSu
                              Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                              Risposta #73: Mercoledì 22 Feb 2017, 17:09:47
                              Paolo e Francesca? :) ;)
                              Sai che non mi era venuto in mente?!? E' che sono troppo legato alla terzina che ho citato.

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                                Re: Basta effetti speciali! Vogliamo storie classiche!
                                Risposta #74: Mercoledì 22 Feb 2017, 18:03:30
                                La discussione è interessante e penso sia bello seguire entrambe le campane per farsi un'idea generale del penisero in materia.
                                Avendo studiato "Lingue" e avendo poi scritto una tesi riguardo l'influsso della lingua gotica nelle parlate della penisola italiana, mi sento di dover sposare in pieno quanto detto a più riprese da MiTo e ML-IHJCM.

                                In particolare:

                                Bè, le lingue non sono statue di marmo, ma organismi che si modificano continuamente.

                                e

                                Guardate che la contaminazione linguistica esiste dalla notte dei tempi, non è mica affare moderno figlio della globalizzazione.

                                Anche semplicemente limitandosi all'influsso del tedesco nell'italiano (sicuramente più scarno del francese e dell'inglese), si può notare come diverse parole siano entrate sia in forma di prestiti che di calchi, e abbiano così plasmato la nostra lingua.

                                Quindi vedere questo tifo da stadio (mi sia concesso, niente di personale contro chi ha scritto finora) fa un po' male dal punto di vista di uno studente che ha lavorato su questi scambi culturali con rigore accademico.

                                Detto questo, sono d'accordo sul fatto che sia bene limitarsi nell'uso di altre lingue (onde evitare un inutile manierismo): ma questo spetta al singolo individuo, certo non si può forzare una lingua a cambiare percorso. Questo l'Accademia della Crusca l'ha capito molto bene, ed è, difatti, un'istituzione spesso molto più flessibile ed elastica rispetto al parlante medio.
                                Nè tantomeno si può parlare di "imbarbarimento", perché la parola stessa presuppone un attacco da parte di una lingua più povera: ma siamo davvero sicuri che l'inglese sia una lingua più povera dell'italiano? A mio avviso credo sia un errore affermare ciò, soprattutto considerando che parlare dell'inglese come di un blocco monolitico non renda giustizia all'enorme eterogeneità di stili e varianti di questa lingua.

                                Mi sia concessa, infine, una nota a margine:

                                I ragazzini di oggi sono degli ignorantoni (in media e con le debite eccezioni, naturalmente) che apprendono il linguaggio da faccialibro

                                Leggere frasi del genere fa davvero cascare le braccia. Si tratta di una generalizzazione ingiusta, ed è la solita trappola del considerare le nuove generazioni peggiori della propria (e anche qui studiare un po' di storia letteraria può aiutare).
                                Invece non è così. Attraverso attività teatrali sono a contatto con ragazzi più piccoli di me eppure svegli, maturi ed intelligenti. Certo, se poi si basa il proprio giudizio sul mondo dei social, nessuna generazione credo ne possa uscire vincitrice. Di certo non la nostra.

                                 

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