Non hanno più nulla da dire se si guarda ai panni stereotipati in cui vengono fatti calare dalla gran parte degli autori: Paperino è diventato lo sfortunato e l'ozioso cronico per eccellenza, Paperone il tirchio e avaro, Paperoga la catastrofe ambulante, Gastone lo spocchioso fortunello, Paperina la fidanzata petulante, Rockerduck l'eterno perdente, i Bassotti dei rubagalline, Amelia la fattucchiera dai ridicoli incantesimi, Archimede il deus ex machina di turno, Qui Quo Qua i giovani so-tutto-io e così via...
Rendiamoci conto che i paperi sono stati principalmente ideati per rappresentare le sfaccettature più paradossali o esagerate della società (sia ai tempi di Martina, sia oggi), e di conseguenza non possono essere ridotti ad uno stereotipo con tanto di finto buonismo.
Guardate al Paperino di Barks: in una storia sta con Paperina, in un'altra casca ai piedi di un'altra, oppure in una storia accompagna Zio Paperone nei suoi viaggi e in un'altra se potesse lo lapiderebbe, eppure penso che nessuno abbia mai detto "quello non è Paperino".
Così sono i paperi, hanno tantissime sfaccettature, eppure quando si introducono in molte storie hanno la necessità di sottolineare quel "topòs" in cui sono imprigionati. Ed ecco che Paperoga combina un disastro non appena muove un dito, che Ciccio dorme e basta, che Gastone si pavoneggia con la sua fortuna...
Inoltre, sempre a causa di tutto questo buonismo misto ad ipocrisia (Paperopoli non potrà mai essere la proiezione di una città reale, in una storia in cui Paperino aveva trovato una banconota da 10 dollari e voleva restituirla al legittimo proprietario lì si vedevano i parassiti che militavano attorno ai paperi, altro che la folla che inveisce contro Paperone per le sue macchinazioni), si sono ridotte drasticamente le interazioni: prendiamo anche solo in esame il remake del Ventino Fatale... ma volete mettere la crudezza del litigio tra Paperino e Paperone con quella presentataci da Secchi e Guerrini? Non c'è paragone! Esattamente come l'atteggiamento di Paperina, che nell'originale esibiva un finto buonismo ("Ho trovato una nuova attività per il club"), mentre nel remake non c'è nulla di tutto questo. O ancora ai nipotini, appiattiti nelle loro intenzioni: esco da un saggio relativo alla ricerca della felicità, e credetemi, non ritengo che nelle persone ci sia tutto questo buonismo di fondo, soprattutto se piazzato dal nulla; prendiamo ancora in esame l'incipit del Ventino Fatale: Qui Quo Qua, prima di vedere le condizioni degradate del quartiere, gioivano per i loro regali, e quindi erano del tutto indifferenti alla povertà che regnava in quelle strade; quando poi la vedono, ecco che scatta l'intento di voler fare qualcosa, nel remake tutto ciò manca.
Poi sovviene anche il problema della censura: guai a rappresentare i paperi minacciati da una pistola, o anche solo un minimo di tensione drammatica. Guai a rappresentare i parenti serpenti che se le danno di santa ragione o che si vogliono male, in fondo in famiglia "tutti si vogliono bene e si amano fraternamente"...
I paperi hanno ancora tantissimo da dire, e i tempi per storie come quelle di Barks non sono tramontati né necessariamente figlie del proprio tempo (le avventure intorno al mondo sono ancora possibili, le sfide tra Paperone e i suoi nemici più vari si possono ancora portare avanti), però bisogna metterci veramente tanta passione: finché fa comodo scrivere storie senza osare più di tanto è facile, i veri autori sono quelli che sfidano le convenzioni e provano a mettersi in gioco, pur di piacere o non di piacere.
Sarebbe necessaria una nuova serie di storie, magari portata avanti da un unico sceneggiatore e illustrata da un disegnatore un po' "avanguardista" (il primo a cui penso è Sciarrone) in cui si intrecciano più vicende dei vari abitanti di Paperopoli, con magari un tono un po' più serio condito da un'amara ironia che vuole essere critica (meno impossibile di come la sto descrivendo).
Il vantaggio sarebbe, almeno per una volta, di non dover condensare tutto in 20/30 tavole sacrificando spesso l'azione per un'eccessiva prolissità nelle spiegazioni e descrizioni. Servono più regia e più fatti, insomma.
Basta veramente con questo buonismo, ha stancato.
Quando mai nella vita reale esistono tutte ammassate delle persone così blande e gentili col prossimo? Non ci credo e non ci voglio nemmeno credere. Non pretendo che regni l'anarchia a Paperopoli, ma le emozioni e gli atteggiamenti più negativi non possono essere recisi a favore di un'utopia talmente irreale da risultare aliena a noi stessi...