Ecco, questo è interessante. Che sia stato tratteggiato in un certo modo da Martina, Dalmasso e Missaglia (e vi ricordate di Bramante?
) dagli anni '50 in poi, è innegabile. Ok, non in tutte le storie, ma in moltissime. Però...però a me, sembrerà una corbelleria, sta antipatico pure il Topolino di Scarpa di certe storie più recenti, anni '70 ed '80, dove sì interpretava il ruolo di quello che sa tutto, che sputa sentenze, ecc, a differenza che nelle storie anni '50 e '60.
E poi c'è da dire che Topolino è un personaggio difficile da scrivere: voglio dire, tu sei un autore, diciamo degli anni '50-'60, devi scrivere TOT storie all'anno, di cui un certo numero su Topolino. Topolino cos'è, fondamentalmente? Un eroe, un avventuriero, un detective. Lo sceneggiatore si impegnava nell'inventare una bella trama, una bella minaccia, un bel cattivo. E trascurava il personaggio. Perché? Perché gli eroi d'azione, di solito, non sono definiti da "quello che sono", ma da "quello che fanno". Si presume che al pubblico piacciano per inerzia, l'eroe è quello che
saves the day, come dicono gli americani. Ed il pubblico accetta qualunque cosa. Come recitava Raul Cremona:
l'attore ammicca, ed il pubblico applaude.
Ad un certo punto, invece, non ha funzionato più. Il pubblico si è ribellato, e gli autori non hanno capito il perché. In effetti è normale che ci si concentri di più sulla personalità di personaggi di commedie, drammi, ecc, come i paperi, che non su quella dei protagonisti di storie d'avventura. Lì dovrebbe contare l'
avventura in sé. Ma poi gli sceneggiatori incastravano il Topo in situazioni complicatissime e non sapevano come farcelo uscire. Allora si inventavano cose assurde, surreali, botte di culo pazzesche, i gadgets degli zii di Pippo. Ed il lettore sbottava: ma muori, Topastro! Perché l'eroe dovrebbe essere tale per meriti propri, non perché gli sceneggiatori lo scrivono così. Sembrava che chiunque, con le stesse botte di culo, avrebbe potuto interpretare la parte dell'Eroe.
In effetti Topolino è reso più difficile dal fatto, secondo me, che non si sappia
a che titolo faccia le cose. Voglio dire, ai tempi di Gottfredson le avventure gli scoppiavano in mano, e lui le seguiva. Tra un'avventura e l'altra, doveva guadagnarsi di che vivere. Invece, poi (ma era un cambiamento occorso già nell'ultimo Gottfredson) lui era un tranquillo borghese. Se ne sta da bravo nella sua casetta, porta fuori Minni, va a pesca con Pippo. Con che soldi non si sa. E quando c'è un caso particolarmente gravoso (cioè tutti i giorni
), Basettoni lo chiama perché non ce la può fare senza di lui. E Topolino agisce con gli stessi poteri del commissario, senza esserlo. Ma non ne ricava un cent. Oppure, Zapotec organizza una spedizione nel
nonsodovistan, e si reca da Topolino, che non ha mai visto, per chiedergli di accompagnarlo. Non lo conosceva, ma
ha sentito parlare di lui come di un tizio coraggioso ed onesto. Dopodiché, perchè l'andare in campeggio con Pippo ed Orazio ti dia la qualifica di esploratore professionista, scavalcando molti altri candidati, è una cosa che non si capisce. Poi, nello stesso numero, leggi di Paperino che non sa come sbarcare il lunario perché
non ha un lavoro e che segue lo Zio Paperone nel
chissàndostan, rivelandosi ovviamente non tagliato, e ci poniamo delle domande. :
Poi, il Topolino di Gottfredson era simpatico perché la quantità di testi, nelle strisce, era maggiore, e si poteva approfondire di più. Anche le storie, non si inventavano in due giorni, ed erano più belle, i passaggi narrativi non erano assurdi, ma se lo erano, o era "voluto", oppure perdoniamo tutto perché "erano storie degli anni '30"
E di Topolino ci ricordiamo soprattutto le storie di quel periodo, che forse ci fanno sembrare migliore il personaggio. Ma, ammettiamolo, il personaggio ERA più simpatico. E ve lo spiego meglio con un esempio.
Topolino e il mistero dell'Uomo NuvolaTopolino è legato ad una sedia, sul tetto di un edificio, l'isola nel cielo di Enigm precipiterà se non viene rifornita di carburante, Gambadilegno, inconsapevole, sta aspettando che la cassaforte a tempo con la formula si apra, e si sta ubriacando dalla gioia (cosa che faciliterà molto il compito di Topolino ). Topolino deve liberarsi, battere Gambadilegno e correre a rifornire il macchinario, in meno di mezz'ora. Non sa come fare. Gli viene un'illuminazione, vedendo Gambadilegno che passeggia, ubriaco, proprio sotto di lui. Pensa: "beh, che diamine, è quasi impossibile, se non ci riesco, morirò, e se è anche ci riesco, è probabile che muoia lo stesso. Ma non ho altra scelta, quindi ci provo" E si butta dal tetto, atterrando SOPRA Gambadilegno, rompendo la sedia e liberandosi dai legacci Ora, è evidente CHE COSA piacesse di quel Topolino. Non era un eroe per definizione. Be', un po' per vocazione sì, ma messo di fronte alle difficoltà, reagiva così: da persona comune, con gli stessi dubbi, le stesse incertezze, le stesse paure. PERO', e questa è la differenza, alla fine faceva quel passettino in più, e faceva quello che doveva. Era giusto un po' più furbo, un po' più abile, un po' più coraggioso degli altri. Ma giusto un po'. Aveva paura come tutti gli altri, ma, messo alle strette, faceva quel che doveva. Ed è ovvio che ti piaccia di più così.