Sviscero qui la mia opinione sulle storie brevi.
Le storie brevi sono una costante che, nel settimanale come in altre testate, ha radici sin dagli albori del fumetto Disney.
Non sono mai stato d'accordo con coloro che giudicano, o hanno giudicato, queste storie in base al numero di pagine o di tavole.
Non e' possibile, e neanche giusto, paragonare queste storie con quelle lunghe poiché basano la propria costruzione su schemi differenti e non accorpabili.
Per finire tutte le storielle creano con la loro numerosita' e ordinarieta' una familiarita' straordinaria coi personaggi,
Questo passaggio di Paperparade e' davvero calzante per capire il significato e l'utilità di queste opere.
Nei decenni le storie brevi hanno mostrato ai lettori tante sfaccettature dei personaggi minori. Personaggi che, data la loro "minore" importanza nei canovacci delle storie, a volte, venivano delineati con minore precisione.
Nelle storie brevi invece si aveva la possibilità di conoscere e familiarizzare con questi personaggi, le loro particolarità, le loro stravaganze ed i loro problemi giornalieri.
Si familiarizzava, inconsciamente, con Pippo e i suoi rapporti con il mondo, con Archimede e Edi che cercavano di creare qualcosa sempre di più sorprendente, con Amelia che con i suoi scagnozzi cercava un piano sempre più astuto per fregare lo zione, ecc..ecc...
Questo negli anni ci ha fornito dei dati oggettivi per affezionarci ed amare anche tutti quei personaggi "secondari o minori" che popolavano costantemente le nostre letture.
Fin da bambino infatti ste storie mi davano un senso di grande distensione, benessere, un piacere forse tutto mio chissà (?), un sapore di semplicità, delle cose buone della fanciullezza che chi arriva a coglierlo può gustarlo al di là dell'eventuale o contingente periodo di riferimento del Topo.
L'argomento, aperto proprio da Gilberto 66, e' degno di nota e considerazione.
Le storie brevi hanno, da sempre, voluto dare un intermezzo piacevole e rilassante nella lettura. Erano, e sono, storie senza troppe aspettative, ma simpatiche e coinvolgenti.
E' ovvio che, come in tutte le cose, possano essere più o meno riuscite in base all'idea e alla bravura dell'autore.
Ma, a mio parere, non in base alla lunghezza. La lunghezza non e' una discriminante tale da poter pesare sulla riuscita di una storia. Altrimenti non si spiegherebbe il successo della rubrica "Che aria tira a..." di Silvia Ziche che, in una sola tavola, alle volte riesce a creare dei veri capolavori di comicità. La discriminante maggiore quindi e' la capacita' di una autore/ice di comunicare in poche tavole.
Un libro o un saggio di 30 pagine, alle volte, può essere più profondo e significativo di un tomo da 1000 pagine. L'importante e' il succo di quelle pagine.
Per ultimo, in questa giornata particolare della festa del papa', porto la mia testimonianza a favore di questo tipo di storie.
Chissà se adulti o ragazzini, nostalgici o rinnovatori riescano a trovare anche solo uno spunto, un ricordo, per alcuni lontano o sbiadito nel tempo
Il mio ricordo più vivido su queste storie riguarda proprio mio padre che, purtroppo, non c'e' più da diversi anni.
Era un uomo che viveva costantemente per il suo duro lavoro di muratore. Ma non per fare carriera ed accrescere la sua posizione, a discapito del rapporto con i suoi figli, ma per dare da mangiare a 7 persone.
Ma del tempo da dedicare a noi lo trovava sempre.
Ci comprava tantissimi fumetti (acquistati anche a pile nei mercatini di Napoli) perché aveva il piacere di trasmetterci questa passione.
Ed io ricordo che proprio queste storie facevano da tramite tra me e lui. Non avendo il tempo di leggere insieme quelle lunghe, leggevamo e ridevamo insieme proprio grazie alle storie brevi. Pochi minuti di allegria comune ma, ancora oggi, densi di gioia e affetto.
Tanti auguri Papa'