Questione interessante.
Malgrado Gancio abbia tutte le ragioni sulle inedite del mensile di Paperinik attuale (e non è nemmeno sbagliato che la-bella-storia di Paperinik sul Topo di questa settimana faccia eccezione), voglio portarvi a riflettere su un altro punto.
E qui devo tener fede al mio nickname e ricollegarmi al Super Disney 67 da poco uscito: Paperinik Le Origini Vol. 1
Provate a rileggere le prime 10-11 storie di Paperinik di Guido Martina, dal
Diabolico Vendicatore a
Paperinika contro Paperinik.
Davvero, fatelo.
E non solo perché siano bellissime, o perché ve lo dica io, che sono fissato con quelle storie.
Ma davvero, perché noterete una gestione della lunghezza, della trama, dei dialoghi, che é assolutamente PERFETTA.
E sono (quasi) tutte storie in due puntate, da 60 tavole totali.
Lì potete veramente gustare un Guido Martina al suo meglio (ha fatto un miliardo di altre cose leggendarie, ovviamente), che sembra davvero a suo agio con quanto scriveva, come se fosse appassionato, intrigato e coinvolto lui stesso dalla sua opera.
Ed avrete, più che in molte altre storie, la sensazione che tutto sia al proprio posto, che ogni singolo passaggio duri il tempo che debba durare, che i (deliziosi) dialoghi si prendano il proprio spazio, che i personaggi impieghino un certo tempo a fare delle cose, spostarsi da un posto all'altro, spiegare le proprie ragioni.
Le belle storie, le storie con personaggi "veri" e non con "maschere" sono così: illustrano anche dei passaggi che potrebbero non sembrare fondamentali, ma che fanno vedere COME succedono le cose, invece che essere "tirate via" perché bisogna "andare al punto".
Paperinik che passa due tavole a decidere come penetrare nella villa del riccastro di turno non è uno spreco di tavole che si risparmierebbe inventandosi un gadget nuovo per lui: NO, E' "LA" STORIA STESSA.
Così come, per cambiare genere, Paperino ed i nipotini che, nella ciminiane, accorrono dallo zio Paperone che urla e si dispera con l'urlo che piega la luce dei fari, piuttosto che navigando sul fiume di lacrime, non è un passaggio che stufa, neanche visto per cento volte, e saltarlo non farebbe "risparmiare tempo", ma toglierebbe SAPORE alla storia.
Questo per dire che un certo andazzo delle storie moderne, di accorciare tutto, non è positivo. A volte penso gli autori lo facciano per una sorta di "post-modernità": una cosa l'abbiamo già vista, la "citiamo", però la saltiamo perché altrimenti sembra che stiamo copiando, o che non abbiamo idee, e che vogliamo arrivare in fretta al punto.
Poi, il topic era cominciato dicendo il contrario, ed in effetti ci sono, di recente sul Topo, storie a puntate che raccontano
pure troppa roba, e non la risolvono bene (tipo l'ultima di Pk, mentre Casty è regolarmente un'eccezione, un autore molto "classico" in questo senso), ma si vedono anche storie a puntate che però sono corte, e nn si capisce cosa le abbiano divise a fare (
Cronache del Regno dei Due Laghi, parlo di voi!).
In generale, per una storia non prettamente umoristica, ed al netto di debite eccezioni, 30/35 pagine dovrebbero essere una durata sindacale, ed all'incirca il doppio per quelle in due parti. Ho sempre trovato un difetto più il voler "accorciare" (ma perché?) una storia dal concetto interessante, impedendole di "respirare" che non il contrario.
Ah, e poi, tanto per dire quanto tutto sia relativo, anch'io penso che
La Dimensione Delta sia un 15/20 pagine troppo lunga, ma questo non mi impedisce di rileggermela spesso e volentieri.