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Non so quali altri incarichi abbia Alex Bertani in Panini ma devono essere più importanti di quelli di direttore di Topolino se pensa di poter abbandonare quest'ultimo piuttosto che gli altri.

In una live con Fisbio, ricordo che aveva detto che l'incarico di direttore di Topolino più che essere un lavoro "in più", era una sorta di "degradazione", rispetto ai ruoli che già ricopre. Il tutto con mille virgolette, naturalmente.

In almeno un'itervista lui ha detto che il suo ruolo in Panini è "il capo del direttore di Topolino" e che il suo incarico come direttore inizialmente doveva essere ad interim.

qui, ne parla per 5/6 minuti.

Trovo difficile che Bertani si dimetta, anche se uno degli ultimi editoriali era apparso (a me) come una specie di 'mancinata', al limite sarà la Panini a dargli diversi incarichi o a rendere l'organigramma meno accentrato sulla sua figura delegando ad altri mansioni ora da lui ricoperte.

C'è una cosa che Bertani sta facendo, e della quale lo devo ringraziare assai: ci sta ridando dei cattivoni degni di questo nome.

Che siano piaciute o no le storie, prima Macchia Nera, poi i Bassotti, infine Gambadilegno sembrano tutti esserre tornati dei degni avversari, e non rubagalline di passaggio.

Oltretutto, Gambadilegno, dai dialoghi finali di "Topolino e l'albero della verità", parrebbe avere chiuso definitivamente con la parentesi buonista, e ciò non può che farmi piacere in massimo grado.

Se ci ho visto giusto, è una lancia che vorrei davvero spezzare in favore dell'attuale direzione, perché ben più che meritata.

Stasera alle 18:00 torna la classica live di fine anno di Fisbio con il direttore

https://www.youtube.com/watch?v=DYUFZdrJ0CQ

Preso nota della volontà di riproporre questa operazione sui "dialetti", la nuova linea editoriale ora si basa su un marketing campanilistico?

Capisco che i numeri di Topolino con protagoniste storie dedicate a patrimoni culturali di livello locale abbiano avuto forte successo nei territori interessati, ma credo sia stato qualcosa di genuino. Mi fa storcere il naso volerlo proporre come schema, in modo artificioso, anche perché immagino non porti nulla nel medio-lungo periodo, è solo un modo per alzare un po' le vendite di singoli numeri, magari al solo fine di gonfiare un po' i dati.
Oltretutto, non è un caso che si siano attivati i cd. "reseller", intuendo la natura dell'operazione commerciale e, di conseguenza, cercando di accaparrarsi più copie possibile; ciò mette anche dei dubbi sull'effettivo successo della cosa dato che buona parte delle copie son finite in mano loro e non di lettori/compratori occasionali (potenzialmente nuovi lettori).


Non entro nel merito del contenuto e tralascio il discorso sul senso di cercare di mettere in forma scritta un dialetto "regionale".

Tra le notizie che mi sono proposte da Google, ne ho notato una che indica per Aprile l'uscita di un Topolino con una storia in Torinese, tradotta in dialetto da Roberto Regis. Non so in che occasione è emersa questa comunicazione perché non ne trovo traccia da altre parti.

Questa iniziativa dei dialetti (collegata alla Giornata apposita ma in futuro probabilmente ripetuta anche senza l'ufficialità istituzionale) è un'idea simpatica e soprattutto ben riuscita (con le solite derive della baia) ma tutto ciò mi appare anche ironico. Per anni il direttore si è interrogato su come aumentare le vendite: pubblicità, gadgets, narrazioni, disegni, approfondimenti sui personaggi, storie più adulte... e poi la soluzione era linguistica: diamo spazio ai dialetti. Alla fine è stato il campanilismo la chiave di svolta.

Si dirà: è un fenomeno temporaneo, non a lungo termine. Però i dialetti sono tanti per cui questa operazione, riproposta saltuariamente, potrebbe avere vita lunga e, nel frattempo, coinvolgere nuovi lettori, sperando che restino 'fedeli' anche dopo il 'boom' dialettale. Di base ciò che stiamo osservando in questi giorni è una fenomeno che ha poco a che fare con la storia collegata: poteva essere scritto il soggetto più banale e insulso e l'effetto dialetto' sarebbe stato il medesimo.

Dove non sono riusciti Casty e Nucci, Enna e Freccero, ecco che ci pensano i dialetti a risolvere (momentaneamente) la decennale questione delle vendite che non salgono. Per questi grandi autori la cosa potrà sembrare anche beffarda ma forse, dopo la 'febbre dialettale', anche loro potranno beneficiare di nuovi lettori che, tra una risata e l'altra nel vedere Topolino e Zio Paperone parlare 'come loro', magari si accorgeranno di quante belle cose, nel frattempo, sono state disegnate e scritte (in italiano) in quell'albo prima trascurato.

Non so il Topo, ma Panini come gruppo sembra sprizzare salute (finanziaria) da tutti i pori. Sicuramente una bella notizia. Dal Corriere di oggi.

per il topolino tre righe alla fine dell'articolo... se gli americani entrano in panini, addio figurine e solo cards visto che lì le figurine incollabili neanche sanno cosa sono. Non è una bella notizia

Ci potranno essere luci e ombre, non discuto, ma un gruppo ancora saldamente in mani italiane che dagli 800 milioni di 7-8 anni fa è ormai costantemente oltre il miliardo di euro e con ottimi fondamentali (almeno da quanto si può ricavare dalle informazioni dell'articolo) mi da una tranquillità maggiore sulle prospettive del nostro Topo. Io sono fra quanti ritengono che se la nostra rivista fosse restata nelle mani della Disney sarebbe chiusa (o almeno compromessa nelle uscite settimanali) ormai da tempo: credo che solamente un gruppo come Panini o forse Mondadori possano offrire la cornice più appropriata perché Topolino continui a sussistere nella forma che conosciamo.