Da "La Repubblica.it":
ROMA - Topolino sta per diventare cattivo. Le sue orecchie saranno meno tonde, gli occhi saranno talvolta iniettati di sangue, il naso non sembrerà più la ciliegina sulla torta. Dal 4 aprile sul settimanale della Disney il più classico fra i personaggi di Walt Disney sarà colpito da una magia nera e diventerà il contrario di se stesso: antipatico, malefico, iroso. Solo per un po', ovviamente: quanto basta per dare succo e suspense alla seconda parte di "Wizards of Mickey", la saga fantasy che ha esordito lo scorso settembre sulle pagine di "Topolino", coinvolgendo personaggi delle famiglie dei topi e dei paperi.
Alla fine della prima saga Mickey era stato nominato Stregone Supremo. Sulla sua testa brillava la Corona dai fantastici poteri magici i cui frammenti erano stati faticosamente ritrovati da Topolino, Paperino e Pippo. Ma quando tutto avrebbe potuto andare per il meglio una terribile stanchezza comincia ad impossessarsi del piccolo eroe. E durante una notte un'Ombra (cioè Macchia Nera) - che si presenta come custode della Corona - insinua pericolosi dubbi sulla fedeltà dei suoi amici e, a poco a poco, prende possesso della sua personalità. E sarà un'altra lunga, epica avventura.
Nella lunga storia del topo disneyano (nato nel 1928 con "Steamboat Willie", il primo cartone animato sonoro) è già accaduto che Mickey Mouse si trasformasse in cattivo. Precisamente in un cortometraggio animato di dodici anni fa, intitolato "Runaway Brain", quando, Topolino accetta un lavoro di assistente presso il sinistro Dr. Frankenollie. In quel corto però la cattiveria di Topolino dura pochi secondi e si risolve da sé, mentre nel fumetto la vedremo in azione per qualche settimana e una sessantina di pagine.
E poi, è bene ricordarlo, questo è un imponente lavoro tutto italiano: la sceneggiatura è stata scritta da Stefano Ambrosio, e la realizzazione grafica è stata affidata a 15 artisti per un fumetto di complessive 554 pagine con 35 personaggi (molti creati appositamente) e 20 ambientazioni tra castelli, labirinti e villaggi. Ad Ambrosio, milanese trentaseienne nato come chimico industriale e da dieci anni collaboratore di Topolino, chiediamo se sia facile per uno sceneggiatore di fumetti abituarsi al lavoro di squadra? "Non solo è facile - dice Ambrosio - ma è anche bellissimo. E poi ci sono abituato: già con PK, versione ultima di Paperinik, il lavoro collettivo è stato fondamentale. In questo caso, certe ambientazioni o costumi sono stati studiati da artisti dell'Accademia Disney proprio come si fa in un film".
Anche se chiaramente ispirata al Signore degli anelli, questa non sembra la classica parodia disneyana. "Siamo partiti da un genere popolare come il fantasy - afferma Stefano Ambrosio - perché certe volte è il caso di uscire da Topolinia o Paperopoli, per dare ai personaggi e alle situazioni una maggiore libertà. Ma ci premeva soprattutto parlare di doveri morali sublimandoli in una favola. Nella tradizione di Topolino non vince chi è più forte ma chi ha l'intuizione giusta, non chi alza la voce ma chi è più intelligente".
Speriamo bene