Ieri, finalmente, ho trovato il numero 206 e ho potuto leggere la storia. Nel frattempo, mi sono letto anche un po' del topic, e dico la mia:
innanzitutto, la storia mi è piaciuta moltissimo. Forse non è la migliore di Don Rosa, ma leggendola dopo il resto di tutta la Saga acquista un valore che forse da sola non avrebbe. Non saprei dire quale preferisco tra questa e Cuori nello Yukon, ma entrambe sono molto forti.
Per quanto riguarda le tematiche, direi che l'allusione del giudice a quel che i due stavano combinando nella casa sia stato azzeccato, nel senso che ha detto senza dire nella maniera migliore. Invece le altre due battute non mi sono piaciute molto, in particolare quella dello svedese grosso e peloso... a prescindere dal target di riferimento della Disney, mi sembra comunque una battuta di cattivo gusto.
Sul ruolo di Paperino e nipoti, pochissimo da dire, qua hanno un ruolo di mero pretesto narrativo. Ma a tal proposito vorrei dire, come si fa a sostenere che Don Rosa sta rivalutando Paperino? In Una lettera da casa magari farà una figura migliore che in occasioni precedenti (non è che ci voglia molto), ma comunque fa sempre la parte dell'ignorante non intelligente, e anche quando difende la zia Matilda Don Rosa lo ritrae quasi dalla parte del torto, come se non potesse capire i sentimenti che sono in gioco. Non ho letto I sette caballeros meno quattro, ma in tutti i casi ci vorrà un'opera moolto positiva per cancellare l'impressione pietosa di Zio Paperone e la biblioteca d'Alessandria, dove Paperino era davvero un'ameba.
Detto questo, chiedo a chi è più esperto di me... ma Don Rosa è ancora in attività? Si sa se sta realizzando altre storie? Perché avevo letto voci di un suo ritiro imminente, ad ottobre 2006.
p.s. per chi lo aveva chiesto parecchie pagine fa... Don Rosa al 90% è repubblicano, lo si capisce dai toni con cui descrive Teddy Roosevelt e i suoi ideali. E non capisco perché altri utenti abbiano praticamente aggredito chi aveva fatto questa domanda, non c'era nulla di male a conoscere gli orientamenti ideologici dell'autore, che sono pur sempre uno strumento interpretativo