Paragone interessante.
Personalmente preferisco, seppure non di molto, la storia di Siegel (e mi vedo tra l'altro il primo a optare per questa).
Una differenza che intercorre fra le due è il realismo: Barks non solo opta come abitanti di Atlantide per esseri evolutisi in maniera scientificamente piuttosto attendibile (e non creature mitologiche come nell'altra avventura), ma riveste i suoi paperi di una tuta che non solo permette di respirare, ma anche di resistere alle elevate pressioni degli abissi (mentre i personaggi di Siegel hanno solo un casco e per il resto sono scoperti).
Il tesoro di Atlantide ha un'ambientazione più immaginifica, ma secondo me anche più affascinante.
Ciò è dovuto al fatto che la vicenda è percorsa da una certa tragicità di fondo, con la città su cui incombe più volte la distruzione, il re gravato da una maledizione, eccetera. Abbiamo pure
un tiranno che, piuttosto che vedere la sua civiltà governata da un altro, preferisce lasciarla perire.
Il fatto che Atlantide sia d'oro è intrigante, come a simboleggiare gli stessi sogni di ricchezza di Paperone, che si trovano in un luogo inaccessibile, che però una volta raggiunti possono condannarlo e fargli pentire di essersi spinto troppo in là.
E poi in Barks la scoperta di Atlantide avviene per caso, è quasi una tappa in una vicenda che parla di altro (mentre la storia di Siegel è incentrata su di essa) e i personaggi, una volta catturati, non fanno nulla finchè non vengono liberati dai nipotini.
PS: credo che l'Atlantide continente perduto di Pezzin e la saga con Eurasia di Casty siano ancora meglio
Non ho mai letto la storia Zio Paperone e il tesoro di Atlantide [...] posso affermare senza dubbio che è millemila volte piu' bella quella di Barks
Posto che i gusti non si discutono e ci mancherebbe altro, come si può dire di preferire una storia ad un'altra se non si conoscono entrambi i termini di paragone?
Messaggi come questo mi sembrano molto prevenuti. L'impressione (che mi è venuta altre volte sul forum) è che quando si toccano i mostri sacri, il senso critico viene messo da parte. Logicamente si parla di un fenomeno circoscritto a limitati interventi, il quale tuttavia ogni tanto si manifesta.