Ed eccomi con i miei soliti pistolotti sulle due storie in questione (occhio che ci sono molti SPOILER!):
Topolino contro Topolino
A mio avviso si tratta di uno dei capolavori assoluti della saga: le radici per l’ispirazione della storia sono da ricercarsi nel Dottor Jekyll di Stevenson, ma subito l’atmosfera della storia si tramuta in quella dei classici noir del cinema degli stessi anni, ed in particolar modo dell’opera di Hitchcock (le stesse atmosfere che caratterizzeranno molte storie di Romano Scarpa).
Al suo ritorno dallo spazio (cfr. storia precedente "Topolino e il deserto del nulla") Topolino trova che i suoi concittadini gli sono divenuti ostili: questo è dovuto alle malefatte compiute da Miklos, un suo sosia che, all’insaputa di tutti, ha preso il posto di Mickey per compiere i suoi crimini, e per tormentare gli amici del vero Topolino. Quando Topolino scopre l’inganno non può denunciare l’impostore perché questi tiene prigioniero Pluto: le vignette che ci mostrano come Miklos abbia ridotto il cane di Topolino sono tra le più impressionanti di tutta la storia.
Altamente destabilizzante per l’identità di Topolino risulta essere il vero piano di Miklos: ucciderlo e sostituirsi a lui per continuare a vivere il resto della sua vita da rispettabile cittadino: si tratta di una minaccia molto più grave di quella della morte: significa annullare tutto il suo vissuto, eliminare il suo ruolo nella società, annullare la sua memoria storica.
Dal punto di vista grafico assistiamo a quello che è l’apice della perfezione stilistica di Gottfredson: Miklos è del tutto identico a Topolino, ma Gottfredson riesce comunque a dargli delle espressioni profondamente diverse con delle minime variazioni nel disegno della bocca e degli occhi.
Topolino e lo zio in ozio
Importante storia di Mickey che rende omaggio al mito americano degli anni ormai passati. Lo zio di Mickey appare improvvisamente nella sua casa ed il suo aspetto subito potrebbe far squillare un campanello d’allarme: si tratta di una deformazione di Topolino, o forse di una sua proiezione nel futuro: è Topolino stesso ma invecchiato.
Non si tratta della figura dell’alieno apparsa sinora (Eta Beta, Wing Ding, Magneto, ecc.), ma piuttosto di una figura che Antonio Faeti (nel suo fondamentale libro "In trappola col topo") definisce “un cumulo di angoscianti rimproveri contro una società ed un’epoca che hanno distrutto ogni sogno” . Ma l’ultima epoca in cui il sogno americano è stato mitizzato non è forse quella roosveltiana degli anni trenta? E non è forse proprio in quel periodo che Mickey ha vissuto le sue imprese “eroiche”? Considerando queste idee non sembra poi così strana l’identificazione Topolino-Gudger: Mickey se fosse restato quello che era nella golden-age oggi sarebbe un disadattato, costretto a rifugiarsi in un ospizio dove vivere di ricordi alla luce del crepuscolo del suo mito.
La pesantezza di questa chiave di lettura della storia viene addirittura a rafforzarsi nell’analisi di due spunti satirici presentati dal duo Gottfredson-Walsh: già nel 1954 l’influenza dei mass-media era tale da indurre il sindaco di Topolinia a fornire il suo (modesto) contributo alla costruzione della casa-ospizio dello zio Gudger in quanto l’evento era ripreso dalle telecamere e le elezioni erano vicine; inoltre viene evidenziato come il “buonismo” delle istituzioni scoutistiche faccia si che tutta la parte “migliore” della società contribuisca alla costruzione della Casa di riposo Gudger, così da poter rinchiudervi i superstiti di un’epoca oramai lontana e capace solamente di far sorgere pesanti rimorsi e complessi di colpa nella popolazione americana (valga per tutti la figura dell’indiano Suona-Più-Forte).
- Paolo