Paperino don Chisciotte Martina/De Vita
La seconda Grande Parodia della storia disneyana.
A sette anni da
L'inferno di Topolino, Martina, questa volta in coppia con il Maestro Pierlorenzo De Vita, realizza questa lunga avventura (ben 81 tavole), ma con uno spirito diverso rispetto alla precedente.
Qui, Martina non segue in modo fedele e lineare la trama del romanzo di Cervantes, ma si limita, semplicemente, a prendere spunto da questo, al contrario dell'
Inferno in cui l'oper dantesca era seguita fedelmente e attentamente.
Con questa storia, inoltre, si dà inizio a quel genere di parodie, tipiche degli anni '50, in cui la vicenda non si svolge nell'epoca in cui è ambientata l'opera originale, ma, bensì, ai giorni nostri.
E il risultato di questa "commistione" tra passato e presente, crea un'atmosfera alquanto surreale, soprattutto nella suddetta storia, nella quale possiamo osservare, in parte, quel processo di industrializzazione e modernizzazione che ebbe luogo negli Stati Uniti della metà del secolo scorso, producendo evidenti contrasti: nel
Don Chisciotte, ad esempio, possiamo notare l'insolita conpresenza di mulini a vento e studios cinematografici, di automobili e di pescatori a bordo di una semplice barca di legno.
Inoltre, non si può non notare un'"incapacità" artistica nel caratterizzare i personaggi, in special modo, quelli più "giovani", come Zio Paperone, qui disegnato con dei vistosi guanti gialli, che, incredibilmente, in alcune vignette, scompaiono.
Sicuramnte, tutto questo è dovuto al periodo disneyano italiano nel quale la storia è stata realizzata: siamo a metà degli anni '50; gli autori italiani hanno ben poco spazio per potersi esprimere al meglio, vista l'abbondante produzione statunitense che viene importata; non esiste ancora una scuola italiana, nè sceneggiatoria, nè, tantomeno, artistica; aggiungiamo anche l'"incomprensione" che avviene nel momento in cui si utilizzano personaggi "nuovi" (come il già citato Scrooge), caratterizzati in un modo negli States, in un altro in Italia.
Ma, tutto somato, questa avventura conserva un proprio fascino che la rende alquanto surreale e originale e che, quantomeno, la fà apprezzare.