Rat-Man # 71 – Ratto II La vendettaIl finale della bilogia di Ratto lascia decisamente sorpreso il lettore. Perlomeno, me. Perché il finale era qualcosa che non mi aspettavo proprio. Andiamo con ordine.
La vicenda riprende da dove si era interrotta nello scorso numero, cioè da Brakko e Jordan prigionieri del colonnello Wanga, che tieni in scacco molti avventati turisti di Eutaèsia. Da un lato quindi sbirciamo la dura e crudele condizione in cui i due amici di Rat-Man vivono nel campo, sempre in bilico tra spassose gag di un Jordan veramente vulcanico, da tempo Leo non spingeva così a fondo con questo personaggio il pedale del non-sense, e scene dure come uccisioni barbare da parte di Wanga a scopo di dimostrazione (anche se non mancano anche lì gag lollose, come il Ciupacèro e Jar Jar).
Dall’altro vediamo Rat-Man che nel villaggio ha familiarizzato con colui che tutti chiamano Guerra, una mastodontica copia di Stallone, e che è disposto ad aiutare il nostro eroe a salvare i suoi amici. Anche qui situazioni umoristiche tipiche di Ortolani – i combattimenti tra vecchi e cobra, Rat-Man che continua a distrarsi quando Guerra gli propone il suo aiuto, lo sterco di tapiro, il bancomat, il dialogo sul carro armato, capolavoro di divertimento per immagini – si alternano a scene di combattimento dure e realistiche, con Guerra che ricorda molto il Rat-Man, per la sua violenza; scene cruente di tagli di teste e di braccia e di corpi, molto d’effetto e che danno l’idea del movimento. In tutto ciò noto anch'io un'evoluzione molto interessante nel disegno di Leo.
A tutto ciò continua la vicenda parallela di Ratto, che tornato in zona di guerra perde di vista Gesù, che vi ci aveva riportato appositamente, e inizia a costruire una micidiale arma.
Il bello arriva quando questi due universi si incontrano: perché anche se ci si poteva spettare una cosa del genere, visti i precedenti illustri, non era scontato per me e comunque non così. Infatti, non mi sembra proprio di ritrovare “una storia standard di Rat-Man”, anzi; vero che c’è scarsa continuity e che la narrazione è in tempo reale, ma intanto non è una semplice narrazione ma sono due distinte che poi si uniscono, poi il modo in cui le due linee narrative si uniscono è tutt’altro che semplice e lineare, tutt’altro che standard quindi, perché il significato che tutta la vicenda assume è quello della metafora/analogia/simbolo.
Insomma, il mio parere è che con questa bilogia Leo abbia colto l’occasione per proporre spunti di riflessione sulla guerra nel suo personalissimo e a parer mio efficace modo (soprattutto in Ratto, ma anche in questo numero), ma nello stesso tempo ha usato questo tema importate per riflettere sul personaggio di Rat-Man e sulle sue caratteristiche, in un momento importante e delicato per farlo. Vale a dire che Rat-Man è un supereroe che prende una ferma posizione nel confronti del suo agire, seguendo la sua strada, che è quella dettata dalla decisione di non uccidere i suoi avversari. E se questo poteva essere pleonastico ai tempi del Buffone o di altri nemici non temibili, ora che l’Ombra porta con sé cattivi sempre più seri era forse il caso rimarcare questo concetto. In questo senso ho visto Ratto come il Rat-Man che poteva essere e non è stato, un po’ come Cuordipietra Famedoro con Zio Paperone. Poteva essere un eroe spietato, senza morale, cieco assassino, e invece ha scelto di essere un supereroe senza macchia e che non si arroga il diritto di uccidere.
Ma allora
chi ha ucciso Wanga? Ratto o Rat-Man? Ratto esiste davvero? Secondo questa mia visione, Rat-Man
ha ucciso Wanga, di fronte ai discorsi da invasato che stava facendo al culmine della sua pazzia e di fronte alla (presunta) morte di Jordan e la seria minaccia a Brakko la sua parte negativa è scoppiata, sdoppiandolo in due. Ma come gli dice Guerra (voce narrante fin dallo scorso numero, quindi tanto narrazione lineare non è nemmeno in linea temporale) quella parte prende la sua strada e se ne va. Anche Guerra è un personaggio-metafora, la personificazione dei conflitti che impazzano sempre più nelle aree più povere del nostro mondo; ne è prova la frase finale del simil-Stallone, dicendo a Ratty di sperare che lui non arrivi mai nel suo stato.
Una grande prova, dunque, che puntava alto per i temi di denuncia della guerra (e non ha fallito, a parer mio) e anche ad un’analisi inedita del personaggio titolare della testata.
Secondo me tanto la storia, tanto il personaggio quanto l’autore hanno tantissimo da dire, non limitandosi al livello ironico e umoristico. Questo resta parte fondamentale, infatti in tutti i numeri, seri oppure no, è presente. Ma la continuity rat-maniana è ben strutturata secondo il mio punto di vista, e non è un’appropriazione indebita il fatto che la storia tocchi grandi temi o la trama di annodi di riferimenti al passato. E’ solo un bene, un grande e magnifico affresco. IMHO.
Per il resto… Plazzi mi dice che questa è la prima bilogia, e non capisco perché non mi conti
299+1, ma vabbè… interessante
l’articolo di Leo sulla passione per Rambo e la genesi di questa bilogia… la seconda parte della
Rattologia continua ad essere interessante e utile per riassumere in modo completo e ordinato quanto visto sino ad ora, anche se non contiene informazioni del tutto inedite come nello scorso numero rimane un ottimo specchietto…
Clan simpatico, ma mi ha fatto ridere molto solo quella dei preservativi…
Posta meno informativa del solito, rimane comunque sempre molto divertente e brillante.
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E adesso sposami, che proprio non immagino a cosa possa preludere, a questo punto…