Avarat 2 (di 2)Meglio della prima parte, fortunatamente.
La storia riprende dalla minaccia paventata nella didascalia alla fine della prima parte. Mentre Avarat cerca di integrarsi ecco che su Pandora arriva una gigantesca astronave sulla quale si trova un inazzoso colonnello che vuole distruggere l'Albero-Casa dei Nadalè e in generale tutto il pianeta.
Perchè? Ma perchè è cattivo, ovviamente!
Ortolani stavolta gioca a carte decisamente scoperte. Se nella prima parte di
Avarat si poteva avere il sospetto che il profondo nulla della trama (che stringi stringi altro non era se non 1) una sequela di gag una dietro all'altro, e 2) un enorme prologo alla storia vera e propria) fosse uno sfottò alla storia di
Avatar, qui non c'è proprio nessun sospetto. C'è la certezza più pura.
Il colonnello che viene a distruggere Pandora perchè sì, il cattivo cattivissimo fino all'assurdone (come era il cattivo del film), Avarat sicuro che il loro legame con la natura li salverà perchè così è scritto nella sceneggiatura... sono tutti chiari segni di come Leo prenda in giro alla grande la sceneggiatura non brillante del film.
Ma la genialità vera e propria si concentra nel finale, un finalo risolutivo talmente inaspettato e a sorpresa che non può non far ridere di gusto. L'idea dell'incursione
del Titanic e di Terminator come improbabili deus-ex-machina e come summa dei lavori di Cameron sono due genialate ottime. Molto bello anche il finale in cui Avarat non si mette con la bellona e molto carina l'idea meta-narrativa sul fatto che questo Avarat sia davvero un film che, come noi le leggiamo, Ra-Man se lo sta vedendo al cinema con tanto di occhialini. CI sono anche almeno un paio di battute memorabili, e meno male dato che anche sul fronte della comicità non mi ero esaltato nella prima parte: gli
Ewok consulenti mi hanno fatto ribaltare, ma anche il gracchiosauro che
ascolta Waka Waka è di una follia notevole. Menzione speciale per l'estremo
"sta cavalcando mio nonno" e per il motivo per cui la bellona sceglie un altro Nadalè al posto di Avarat come compagno.
Il 3D, in tutto questo, risulta essere molto buono. Stavolta apprezzabile anche fuso con la storia, che presenta almeno 3-4 splash-page decisamente notevoli e arricchite tanto dall'effetto tridimensionale. L'esperimento del 3D a parer mio è promosso.
L'albo, oltre alla storia, comprende l'immancabile editoriale di Plazzi che esalta come sempre Leo e la storia in questione, un interessante articolo firmato da Stefano Priarone sulla storia del fumetto in 3D e un'intervista di Plazzi a Giorgio Franzaroli e Maximilian Carloni che hanno curato la parte del 3D di
Avarat. Entrambi sono contenuti speciali abbastanza piacevoli.
Insomma, tutta un'altra storia rispetto alla prima parte, e meno male. Però quella prima parte c'è, pesa, e influenza tutta l'opera nella sua interezza. Sicuramente c'è un bel miglioramento, e molta sagacia nelle idee proposte, ma nella sua totalità
Avarat mi è parso un esperimento riuscito a metà. Forse per il poco tempo a disposizione di Leo, forse per l'impegno che ha costituito il 3D, forse è una cosa mia, non lo so, fatto sta che se la sufficienza piena la acquisisce, e anche qualcosa in più dato che - ripeto - questo numero preso in sè è davvero molto buono, non siamo a mio parere a livello di altre parodie del passato.
Non un'occasione mancata, ma qualcosa che pur interessante non è deflagrato del tutto come mi aspettavo.
@sed: boh, a me il 3D non è sembrato male. Gli occhialetti non mi sono sembrati scomodi da portare, e anche se forse non è eccellente al 100% non ho riscontrato problemi così seri di fruizione. Comunque ho letto anche di altri che hanno sporto lamentele simili...
Per la trama... sui
pulcini hai ragionissima, un po' abusata ed è ormai poco divertente... mentre sul finale propendo per il geniale