Rat-Man # 92 - Il RettileIn un insistito reiterarsi dell'atmosfera dell'atmosfera noir vista nel numero precedente, Ortolani porta avanti la sua trilogia a testa alta, deciso a porre basi importanti per quella che si appresta ad essere la corsa verso il gran finale della serie (o perlomeno, così pare adesso, con Leo non si può mai sapere
)
La storia si sta evolvendo bene: il clima che citavo sopra è perfettamente adatto a questo mondo di intrighi di palazzo, di gente che dietro le quinte ha le mani sulla città, di "quello che succede dentro i palazzi", in cui non c'è spazio per il colorato universo dei supereroi, che infatti Valker percepisce come un difetto della realtà.
Inizia ad apparire più chiaro le scenario che ci troviamo davanti, e che conferma le teorie che molti lettori avevano formulato due mesi fa: più che una retcon, stiamo assistendo a quella che probabilmente era la versione originale della linea temporale, e la nascita
del concetto di Ombra (inaspettatamente, formalizzato proprio da Tòpin) insieme alla manipolazione temporale così brillantemente spiegata da Valker sembrano portare davvero alla creazione della timeline a cui tutti siamo abituati.
Il che, permettetemi, è così nerd e orgasmico che in un secondo Leo ha spazzato via qualunque dubbio potesse venirmi sulla qualità del bimestrale dopo la trilogia di Magazzi. Anche perché, al di là di questi elementi che gettano nuova luce sul passato della serie, non si può fare a meno di notare come queste storie siano scritte maledettamente bene: la qualità dei dialoghi, dei monologhi interiori e della scrittura di personaggi non semplici da gestire come Valker e Tòpin è davvero elevata e rende le storie di
La Discesa e
Il Rettile dei gioiellini di storytelling fantascientifico e umano. Perché occorre sottolineare come tutta la riflessione sull'esistenza dei supereroi, la ripresa della "vecchia" contrapposizione con il concetto di uomini in calzamaglia, l'odio assoluto che cova Tòpin e l'ossessione di Valker sono elementi decisamente umani e profondi, che Leo sviscera con gusto e attenzione nel colorare il suo affresco. Perché gli eventi che stanno per scatenarsi, come tutte le situazione importanti, scaturiscono dai sentimenti umani.
Nella posta, l'autore si prende qualche riga per "giustificarsi", il che è strano ma bello: in un mondo (quello del fumetto italiano) dove una parte degli autori difendono sempre a comunque a spada tratta il proprio lavoro, spesso in maniera anche autoritaria e senza messi termini, non è male vedere invece l'approccio di Leo alle critiche da forum, nella fattispecie relative allo scorso numero. Ortolani scrive belle parole per spiegare i propri intenti e per motivare il cambio di registro, che comunque non è che sia una cosa che è successa dall'oggi col domani, ma maturata negli ultimi anni in occasione di ogni saga particolarmente importante per continuity o tematiche. Ad ogni modo, una pagina interessante per il modo di vedere il fumetto in senso ampio piuttosto che solo Rat-Man, direi.
Inutile ribadire, a tal proposito, che io invece trovo riuscitissima questa nuova trilogia per ora, e che apprezzo proprio per i riferimenti di continuity e i rimandi anche alle storie più vecchie. Senza contare che non si può certo dire che manchino le battute e le gag (ho avuto un brivido di piacere ad immaginare l'intera n-logia senza la comicità ortolaniana, come ha ventilato Leo nella posta), e che sono sempre divertentissime (i peti, per dire, ma anche quella cosa splendida di Reegar sposa che sa piegarti dal ridere e al contempo inquietare per il sottotesto che ci sta dietro).
Il resto dell'albo offre un articolo dedicato ad
Alien,
Prometheus e
Allen, lo speciale in uscita a novembre (Lucca, vero?), con riferimenti alle vecchie storie che Leo scrisse ai tempi della giovinezza ispirate al film di Ridley Scott, come analogamente già successo in altre occasioni. Infine, le sempre simpatiche strisce di
Quelli di Parma.
Next,
L'Onda.
Anche Plazzi e Leo, nel numero uscito questo mese, stanno cercando di dare risposte al perché Rat-Man sia cambiato, ma non si sono accorti (o non vogliono farcelo credere) che non è cambiato da questo numero, ma da ben 50 numeri circa.
Su questo, indipendentemente dal giudizio che si dà a tale situazione, sono d'accordo con te. La maturazione della scrittura e degli intrecci di Leo è iniziata da qualche anno ormai, come ho scritto sopra nella rece al numero. Forse però qui c'è stato un cambio di registro più marcato rispetto al solito e l'hanno colto più lettori.
Sinceramente non mi interessa sapere come è nata l'Ombra o che fine ha fatto Topin: io seguo Rat-Man da 15 anni, praticamente da quando uscì per la prima volta. Mi sono innamorato di un Leo e di un personaggio che oggi trovo raramente; un personaggio capace di farmi ridere.
Mi pare che abbiamo già parlato di questi temi qualche pagina fa. Ad ogni modo, senza dilungarmi, mi limito a ribadire che Leo ha un imprinting Marvel, è un nerd. Mi pare normale che quando la saga del suo personaggio ha iniziato a ingrandirsi e diramarsi abbia voluto dargli una coerenza interna (pur con qualche buchetto) e sostanzialmente una continuity, e che si diverta a gettare nuove luci su eventi narrati in passato e su determinati personaggi: cosa che, peraltro, fece già agli inizi della serie con il Ragno, per esempio.
Inoltre, con il procedere della serie e la crescita dell'autore, è più che giustificato e apprezzabile il fatto che gli intrecci si complichino e ci sia la fusione a mio parere sempre equilibrata tra ironia e serietà.
La differenza tra queste storie e quelle che leggiamo negli ultimi anni (come questa di Topin o la noiosissima e infinita saga sui supereroi di new york) è che quelle "comiche" si concentrano principalmente sul far ridere e, poi, vi si inserisce spesso il tema profondo (Yellow e Kina, citando i due di cui ho già scritto, toccano temi importanti pur facendo sbellicare dall'inizio alla fine; lo stesso vale per Il Primogenito, o I Fantastici). Altre storie invece sono semplicemente demenziali (come le varie parodie pubblicate in questi anni). Invece quelle serie puntano prima di tutto sulla continuity, sul messaggio: e, poi, se c'è spazio o l'idea, si inserisce la battuta, la gag. Che non è più il tema centrale di Rat-Man, ma soltanto un simpatico contorno.
Però chi, come me, ha amato il PRIMO Rat-Man, vede in questo fumetto la comicità come elemento principale; poi viene tutto il resto. Se questa equazione si ribalta, come da 6-7 anni sta accadendo, rimango purtroppo deluso, perché a mio parere non sto leggendo Rat-Man ma qualcosa d'altro.
Penso che miglior risposta a queste parole l'ha data Leo nella posta del numero attualmente in edicola.
Io aggiungo solo che è sempre Rat-Man. E come dici tu stesso, le varie anime del personaggio si alternano così che un mese viene accontentato il nostalgico delle storie solo comiche, quello dopo l'appassionato della continuity rattica fin dalla prima trilogia, e quello dopo ancora il lettore che ama la comicità mista a temi profondi.
Se calcoli che ci sono quelli, come me, che sono capaci di cogliere tutte e tre le sfumature in un unico numero, come questo e il precedente, vedrai che piatto più variegato e completo di quello che sa offrire un signor narratore come Ortolani lo si trova difficilmente altrove