Finalmente.
Serie che non ha più niente da dire da una 50ina di numeri, checché ne dica l'autore.
Ortolani riesce ancora a scrivere, e bene, quando si cimenta in storie autoconclusive o in recensioni sul proprio (divertentissimo) blog. Rat-Man come personaggio nasce, cresce e muore, ma nel suo percorso di crescita si ferma all'adolescenza: Leo ha innalzato la propria serie alla "leggenda" senza che questa fosse nella leggenda. Ha trattato Rat-Man come un eroe capace di 1000 imprese quando le sue avventure si contavano sulle dita di una mano: e, dopo la splendida serie sul "Classico del fumetto", Rat-Man è calato, crollato, peggiorato e si è infilato in un tunnel di autoesaltazione (o autocommiserazione) in cui l'autore ha sguazzato fino ad ora per riempire la trama di nerdate eccessive e fini a se stesse.
Purtroppo questa "epicità" tanto ricercata è eccessivamente costruita, o per meglio dire PREMEDITATA: il nostro Ratty (o perlomeno il mio) era un altro personaggio, morto e sepolto ormai da tempo senza nemmeno un commiato. E' tornato ad essere se stesso soltanto (ma meglio comunque di niente) nelle storie annuali o in quelle (rare, rarissime) autoconclusive.
E, nonostante sono 60 numeri che Leo ci prepara alla conclusione e ci racconta la fine di Rat-Man, sono 60 numeri che in realtà non ci è stato raccontato nulla.
Ben venga questa chiusura... e che il talento di Leo si possa esprimere verso altre direzioni, più fertili e nuove.