Sono passato ieri in fumetteria, ma il numero 122 ancora non è arrivato.
Per un disguido l'albo è uscito in (quasi) tutta Italia una settimana prima del previsto- il 28 settembre- di fatto vanificando l'aura di epicità dell'evento di sabato 23 settembre a Milano, con Ortolani in persona, tra autografi, litografie, magliette, ecc...
Io, un po' ritardatario, ho iniziato a seguire Rat-Man attraverso il "Tutto Rat-Man", che ripubblica ogni 4 mesi due numeri alla volta della "Rat-Man Collection", con due anni di ritardo; ma grazie alla fornitissima biblioteca dei fumetti della mia città, mi sono messo al passo con l'uscita degli ultimi inediti, evitando fastidiosi spoiler.
Di sicuro con “Rat-Man” stiamo parlando di un tipo di lettura che mancava nel panorama fumettistico italiano, e- altrettanto sicuramente- mancherà in futuro, nonostante schiere di fumettisti adepti che nel corso di 20 anni hanno assimilato e adottato lo stile di Ortolani (pur non eguagliando il maestro). Va anche detto che il Leo nazionale non smetterà di fare fumetti, e non smetterà di fare fumetti con Rat-Man: semplicemente, si è chiuso un arco narrativo, la storia di Rat-Man.
Ma “il deficiente col muso da scimmia e le orecchie da topo” (cit.) invaderà ancora le nostre edicole/fumetterie (e la mia libreria), basti pensare all'albo speciale in uscita per Lucca, "C'è spazio per tutti".
Per un fumetto, in Italia, 20 anni sono molti (e non parlo dei primi numeri autoprodotti, altrimenti gli anni aumenterebbero), e quasi da subito l'autore ha optato per una narrazione cronologica, con tanto di sbandierato finale sul numero 100 della testata madre (scelta che poi è stata posticipata al numero 122). Scelta coraggiosa, senza dubbio, perché sembrava tanto lontano e quasi impossibile ipotizzare di arrivare fino ad un numero così lontano; inoltre si parlava di un bimestrale, quindi ci sarebbero voluti ben 200 mesi per arrivarci! E chi si immaginava che questo personaggio, con tutti i suoi comprimari e tutte le trame complesse che gli sono poi state cucite addosso, non solo arrivasse con successo al numero 100, ma che avesse bisogno di qualche numero in più per tirare le fila del discorso??
Ora, va anche detto che continuare ad uscire nelle edicole e nelle fumetterie ogni due mesi (senza contare tutti gli albi speciali), che nel frattempo c’è stata una serie a cartoni animati, che il Leo quando viene invitato ad una fiera di fumetti è sempre preso d’assalto anche solo per una stretta di mano, che nel frattempo ha messo su famiglia… sì, insomma, va detto che probabilmente i ritmi e le scadenze cominciavano a farsi più impellenti che mai, e dopo 20 anni di fumetto quasi interamente realizzato da se stesso (esclusi i colori delle copertine degli albi, del fratello Lorenzo) è inevitabile che i ritmi non siano più facilmente sostenibili. Se poi ci mettiamo la onnipresente crisi del fumetto in Italia, e il fatto che in molti non abbiano gradito la svolta ‘seriosa’ del fumetto e della sua continuity, be’… eccoci alla fine! Una fine sospirata (per Ortolani), una fine temuta (per i fans), una fine meritata (per il rispetto a dei personaggi che fanno i tonti, ma che si sono rivelati più vivi che mai!). Una fine che non vedo l’ora di leggere. Per ricominciare tutto dall’inizio, ancora una volta, e gustarmi delle cose che forse mi sono perso per strada.
Grazie Leo. “E’ morto il Ratto, viva il Ratto!”