Avrei voluto rileggere la storia prima di intervenire in questo topic, ma sono diversi giorni che rimando... vorrà dire che andrò a memoria.
Personalmente non annovero Rota fra i miei autori preferitissimi, è comunque indubbiamente un artista di talento che si posiziona ben al di sopra della categoria degli "onesti ma non eccelsi professionisti", come li definisco io. Sicuramente ha uno stile particolare che può o non può piacere, e che lo differenzia molto dagli altri artisti italiani (e forse non è un caso se ultimamente, a quanto mi risulta, ha lavorato più per il mercato estero...). "Paperino pendolare" è, a mio giudizio, una buona storia, anche se ve ne sono altre di Rota che mi piacciono di più ("il deposito oceanico" e "il piccolo Crack" sono le prime che mi vengono in mente).
"Paperino pendolare", comunque, è una storia divertente e ben costruita.
I disegni sono stupendi ma concordo con MarioCX nel definirli "freddini", del resto questa è una caratteristica che Rota ha sempre avuto.
La Paperopoli metropolitana non mi disturba affatto, certo si allontana dai canoni italiani ma non è poi così inedita. Basti pensare alla vignetta iniziale de "La clessidra magica", in cui Paperino e nipoti osservano la città dall'alto di un grattacielo... vignetta che, secondo me, è stata di ispirazione alla vignetta di apertura di questa storia. Un po' più particolare la scelta di ritrarre la stazione di Milano anziché disegnare una anonima stazione inventata: si tratta di uno dei tanti vezzi di questo disegnatore (in un altro topic si accennava al fatto che esagera con i ritratti di colleghi) che può dare fastidio ma non mi pare poi molto grave.
Rimane la questione se Paperino sia o non sia rappresentato coerentemente con la sua personalità. Come già fatto osservare da altri, non è affatto raro che Paperino si esalti per una qualche novità e che vi si dedichi con entusiasmo e grande profusione di energie, e non di rado l'argomento di tale entusiasmo è veramente strampalato e poco condivisibile (pensate a "Paperino e il flippismo" in cui si esalta alla prospettiva di lasciare che tutte le sue decisioni siano prese con il lancio di una moneta...). Aggiungo che l'entusiasmo di Paperino, in questo caso, non è per il lavoro da impiegato nella società del signor Precisini ma per la vita fuori città e per la novità rappresentata dal suo essere un pendolare, e non è poi tanto incomprensibile... tanto più che il suo entusiasmo si esaurisce nell'arco di poche settimane! Insomma non mi pare poi tanto "fuori dal personaggio", anche se questi aspetti della sua personalità sono stati poco usati dagli autori italiani rispetto agli stranieri (a conferma di quanto dicevo, che Rota risulta un po' "atipico" nel panorama italiano).
C'è tuttavia una sensazione che vorrei chiarire. In questa storia, in effetti, pur non essendo completamente "fuori dal personaggio", Paperino sembra assumere una sorta di ruolo "universale": non è più il dramma dell'individuo Paperino ad essere narrato, ma il dramma collettivo del pendolare. Le disavventure che occorrono a Paperino non sono sue esclusive, dovute alla sua proverbiale sfortuna, ma sono la esemplificazione delle disavventure quotidiane di milioni di pendolari come lui. Al suo posto poteva esserci Fantozzi, Walter Chiari, Charlie Chaplin, Homer Simpson, chiunque altro, e la storia non sarebbe poi stata molto diversa. Paperino, in questa storia "non è Paperino", per così dire, ma una specie di "maschera della Commedia dell'Arte": in questo senso mi sento di condividere l'impressione di MarioCX secondo cui Paperino "non è lui".