https://inducks.org/story.php?c=I+TL+3238-1"Zio Paperone e la corona dei desideri" rientra senza dubbio nel novero delle storie cui sono più legato ed affezionato tra quelle scritte da Vito Stabile.
Uscita nel Dicembre 2017, in tema con i festeggiamenti per il 70esimo anniversario della nascita (fumettisticamente parlando) dello Zione, la suddetta vicenda prima di essere una bella storia celebrativa del personaggio del vecchio Paperone è prima di tutto una
bella storia.
Nel senso che è costruita bene, la sceneggiatura risulta fluida e scorrevolissima, sa essere appassionante e divertente nei momenti più leggeri e "intima" nei momenti più riflessivi.
Vito ha dimostrato più volte non solo di sapere scrivere delle belle trame e delle belle storie ma anche e soprattutto di saper scrivere
bene i personaggi.
E per scrivere bene i personaggi Disney è necessario trattarli dando loro quella umanità che li rende universali e senza tempo, sempre attuali ed ancorati ad un presente che perdura dalle loro origini ai giorni nostri.
E i personaggi dimostrano la loro umanità nei momenti di vulnerabilità, specie quando si ritrovano a riflettere sui propri errori e su un comportamento che se fosse stato corretto all'inizio magari non avrebbe portato a delle cattive conseguenze.
Come succede al buon vecchio Paperone in questa storia, lui che - a detta di Paperino - anagraficamente parlando è quasi un "coetaneo" delle più longeve tartarughe che fanno capolino nell'isola dove è ambientata la storia, e che si ritrova
lui stesso,
il papero più duro e più furbo tra tutti a maturare, a crescere, a ripensare ai propri (freschissimi) errori e alle cattive conseguenze di un'azione, o meglio, di un pensiero troppo irruento.
Le due vignette mute che lo mostrano da solo, riparato nell'antro di una grotta dell'isola, a testa china davanti ad un misero fuoco riescono a raccontare del suo stato d'animo più di tante parole e con grande umanità, restituendo al lettore un personaggio squisitamente riflessivo.
Poi è molto interessante il tema del passato che - quasi per magia - si intreccia con il presente, con uno storico incontro tra Paperone e il suo avo Malcolm, così come sono piacevoli le citazioni ad alcune storiche vicende barksiana e che in una storia che prende poi un calzante sbocco sui ricordi del buon Paperone credo ci stiano a pennello.
Ma la cosa che mi ha fatto amare questa storia sin dalla prima lettura sul Topo originale è proprio l'umanità con cui viene delineato il personaggio di Zio Paperone, intraprendente, schivo ed anche inizialmente egoista da un lato ma dall'altro dotato di un forte sentimento umano e di riflessione.
Un bilancio di difetti e di pregi che consente al suo carattere di essere ben sfaccettato (e ben delineato da Vito) e con cui mi è stato facile empatizzare, con la percezione che quel personaggio che sta vivendo quell'avventura e che io sto leggendo non sia soltanto un celebre papero protagonista di tanti fumetti nel corso degli anni ma in primis una personalità non così tanto dissimile dall'essere umano.
Ecco, questo è il Paperone che più mi piace leggere e che più mi appassiona, sia in termini del carattere del personaggio e chiaramente anche per la vivacità dell'avventura che gli è stata costruita attorno.
E poi devo fare, anche se a distanza di cinque anni, un grande plauso ad Alessandro Perina per la parte grafica di questa storia, che ho apprezzato e stimato tanto quanto la bella sceneggiatura che i suoi disegni hanno servito con delicatezza, espressività ed un piglio dinamico che si accompagna alla grande al carattere brioso e mai fiacco o poco ispirato di cui gode questa bella ed intensa avventura.