(Apro questo topic perchè non ho visto questa bella storia nell'elenco delle storie migliori, ma in caso mi fosse sfuggita, penso si possa aggiungere in coda a quel thread
)
Paperino re del circo (Big-Top Bedlam, 1950, leggibile
qui in lingua originale), è una delle storie di Barks più innovative dal punto di vista
grafico. La forma delle vignette, abbastanza regolare all’ inizio della storia, diventa via via più spezzettata
e irregolare all’arrivo di Paperino al circo.
Già nella prima tavola,ad esempio, la vignetta con i protagonisti che salgono dalla roccia, segue la direzione del movimento, con una forma trapezoidale orientata in diagonale, quasi ad accompagnare il movimento dei paperi.
La forma delle vignette si adegua anche agli stati d’animo dei personaggi. A pagina 6 infatti una grande vignetta che ha la funzione di introdurre il circo nella storia, grava con il suo peso oppressivo sulla piccola vignetta sottostante, accentuando lo “schiacciamento” fisico e morale che Paperino prova in quel momento, per aver smarrito la spilla (l’oggetto del desiderio e fulcro della storia) e aver mentito alla sua fidanzata.
Nella lunga sequenza del circo, con Paperino acrobata suo malgrado, Barks adotta una griglia che rompe con i canoni convenzionali predefiniti del fumetto disney “standard” e vira verso una ricerca grafica e narrativa che mira a rendere il lettore completamente partecipe all’azione.
A pagina 12 nella scena aerea le vignette sono appuntite, e indicano la direzione e molto spesso il pericolo verso il quale Paperino è destinato ineluttabilmente ad arrivare.
L’immedesimazione del lettore aumenta verso la fine della storia nella scena di pagina 25.
Qui i nipotini, indispettiti per il “troppo successo” dello zio (tutta la storia è basata e gioca su equivoci e su errori di interpretazione delle azioni tra i vari personaggi), decidono di giocargli un tiro mancino colpendolo con una fionda. Qui l’atto del nipotino del mirare è reso da un inquadratura soggettiva rafforzata dalla forma a “Y” della vignetta che diventa una fionda anch’essa. Anche qui la forma è al servizio dell’idea e dell’azione.
Anche in questa pagina la regia è perfetta nel sottolineare i movimenti e le direzioni dei personaggi nell’atto di far cadere la spilla dal ponte.
Nella conclusione, Barks rappresenta, come ha fatto e farà molte altre volte, il destino che si prende gioco
dei paperi e dei loro sforzi. Infatti ad un certo punto, quando Paperino scopre che può evitare di partecipare ad una serata noiosissima in compagnia di Paperina proprio in virtù del fatto di aver perso la spilla, non desidera più ritrovarla, dimenticando tutti gli sforzi passati precedentemente per ottenerla.
Ma il caso vuole che i nipotini la trovino e quindi Paperino dovrà partecipare forzatamente a quello che sarà un banchetto in compagnia di acide megere accompagnate da mariti avvizziti dai visi caricaturali ad esse sottomessi.
C’è da dire che forse questa storia, molto ricercata sotto il lato tecnico e grafico, risente un po’ di una mancanza di quella freschezza e immediatezza nella lettura, che caratterizzerà i capolavori successivi di Barks ( e anche quelli precedenti), che uniranno praticità e abilità tecnica con semplicità, accompagnando nella lettura senza alcun bisogno di iperboli stilistiche, comunque di lodevole fattura e funzionali al racconto.