C'è tutto il migliore Scarpa, in questa storia...
Un tratto grafico pienamente maturo, tondo e morbido, che porta al suo apice la perfezione classica del periodo d'oro del Maestro, poco prima della sterzata dinamica e un pò squadrata che avrebbe caratterizzato il suo periodo successivo (inchiostri di Cavazzano).
Un soggetto completamente nuovo, nessuna citazione esplicita, nessun personaggio noto, un'ambientazione completa (e complessa) inventata di sana pianta dal nulla, pura creazione, un microcosmo perfetto, un piccolo miracolo irripetibile.
Una sceneggiatura lineare, perfetta nei tempi e nella misura, non una vignetta di troppo nè di meno, con una caratterizzazione magistrale di un personaggio nuovo, introdotto come un bighellone perdigiorno, rivalutato a metà storia come coraggioso e intraprendente esploratore, e da amare perdutamente alla fine.
E c'è il tema dello scherzo spensierato e scanzonato, ma soprattutto quello dell'integrità morale e dell'onestà dell'individuo, ma anche quello del disadattamento alle convenzioni sociali restrittive e un pò bigotte, dell'individualismo - bonario e moderato, ma onesto fino al midollo - dell'uomo della strada americano, permeato dell'ottimismo dei film di Capra (e del Topolino classico di Gottfredson).
Scarpa raggiunge le vette della poesia, in questa storia...