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Cari amici, bentornati all’attesissima penultima puntata de ‘Una notte sul deposito’!
Le puntate sono 13, proprio come il numero preferito dal mio amico Paperino La settimana scorsa vi raccontavo di quando, sotto già per uno a zero nella sfida contro l’Annusatore di Pirite, dopo un’idea geniale attivai i miei retrorazzi e mi fiondai a Paperopoli per recuperare l’unica cosa che ci avrebbe permesso di vincere. La storia che seguirà adesso allora è di seconda mano, è stato lo stesso Paperone a rivelarmela qualche giorno dopo. Vi riporto pari pari le sue parole, tenete conto che potrebbe aver esagerato un po’!
“Ero ancora un po’ intontito quando vidi Paperinik sfrecciare via, determinato e sicuro di sè. Il mio fiuto non tornava e quel buzzurro aveva già vinto la prima prova. Ah, se riuscissi ad annusare qualcosa, a sentire qualcosa, dominerei la sfida senza neppure impegnarmi. Ma così dovevo usare l’astuzia. La seconda prova consisteva nella corsa all’oro. Due monetine venivano legate alla schiena di due temibili coyote del deserto, che venivano poi lasciati liberi di scorrazzare lì attorno. I due sfidanti, io e quell’Annusatore di Pirite, dovevano localizzare il coyote e rubargli la monetina da dietro. Per la seconda parte della prova non c’è nessun problema: l’olfatto è andato ma la vista è ancora buona, e appena vedo una monetina sprecata su un gattone un po’ cresciutello divento una furia. Il difficile era trovarlo!
“Per fortuna, in gioventù, ero abituato a scarpinare in zone brulle e pericolose, popolate da orsi e altri animali selvatici e, con tutto quel freddo, a volte avevo il naso talmente chiuso da non sentire praticamente nulla. Allora usavo un altro metodo: si dice che quando uno dei cinque sensi viene a mancare, gli altri quattro si affinano. Nel mio caso, avendo l’olfatto così sviluppato, tolto quello l’udito e la vista erano supersonici. Combinato il tutto con la mia capacità di riconoscere le orme e le tracce lasciate da qualsiasi animale e il terreno quasi totalmente pianeggiante, quasi desertico, trovare il coyote non mi fu troppo difficile. Come non fu difficile prendergli la monetina che, grave errore dei nostri sfidanti, era da 2 dollari. Due dollari! Un capitale!
“Eravamo pari. Uno a uno! In quel momento, mentre festeggiavo, arrivò Paperinik, con un carico preziosissimo. Io non sapevo cosa aveva in mente ma lo scoprii presto, nonappena aprì la mano e mi fece vedere cosa mi aveva portato. E’ fatta, pensai. Si vince e si torna a casa”!
Bene amici, siete curiosi di sapere come andrà a finire? E qual è questa incredibile arma segreta? Manca solo una settimana all’ultima puntata!

Cari amici, bentrovati finalmente all’ultima stratosferica puntata della saga in tredici parti de ‘Una notte sul deposito’. Spero che vi siate divertiti a leggerla fino a qui! La scorsa volta Paperone è riuscito da solo a vincere la seconda prova, anche senza usare l’olfatto, ma contava su di me e sulla cosa che gli stavo portando per sbaragliare definitivamente la concorrenza.
 
Aprii la mano e mostrai al vecchio cilindro quello che avevo recuperato dal deposito. Lui prima sbiancò, chiedendomi come diamine avessi fatto a prenderla, nonostante i sistemi di allarme. I sistemi di allarme mi fanno un baffo, risposi. Io sono Paperinik! Dopo essersi annotato mentalmente di chiamare Archimede e fargli una bella lavata di capo sugli ultimi antifurto antistrega, Paperone capì che l’idea era stata buona. Bastava un’annusatina a quello storico cimelio per recuperare e addirittura aumentare il suo leggendario fiuto. Sì, perché, non senza difficoltà, gli avevo portato la sua Numero Uno!
 
Con il suo amuleto in tasca, Paperone si ringalluzzì subito e si preparò all’ultima prova: la separazione molecolare. Il giudice infatti creò due grandi mucchi usando materie, oggetti e cose con un fortissimo odore caratterizzante: calzini, caffè, arance, profumi da donna, crema per le mani, cherosene, quell’odore che fanno i pennarelli grossi appena gli togli il tappino eccetera. In mezzo a ciascuno dei due grandi assembramenti di odori forti, diversi e contrastanti tra loro, ci mise una misera pagliuzza d’oro. Poi bendò i due concorrenti: il loro scopo era trovare, prima dell’avversario e senza vedere, quella pagliuzza, fiutandola in mezzo a tutti quegli ostacoli olfattivi. Mica facile!
 
Ma Paperone era talmente in forma, talmente carico che trovò la pagliuzza al primo colpo, con la mano sinistra, mentre con la destra giocava in borsa (vincendo) e con il becco aperto sbadigliava per l’eccessiva facilità della prova. Gara finita, avevamo vinto noi! E i patti erano i patti, agli Annusatori di Pirite bisogna comunque riconoscere di essere stati leali.
 
Salutati gli ex-nemici con una stretta di mano (e pulite le mani che emanavano un odore di uova marce davvero insopportabile), tornammo al deposito per congedarci dal nostro amico incappucciato che, senza cappuccio, sfoggiava una bella camicia hawaiana, un paio di infradito, occhiali da sole, cappello di paglia, valigia e due bei braccioli di gomma – per imparare a nuotare. Il passaggio di consegne fu modesto ma intenso: Paperone divenne l’ultimo discendente dei gloriosi Annusatori D’Oro, e fu il più contento di tutti, visto che scoprì, nelle viscere del suo deposito, un’ulteriore filone che non aveva mai annusato prima perché bloccato da tutte le monete che teneva poco più su, che era la riserva personale dell’Annusatore precedente.
 
Salutammo commossi il nuovo (e ormai vecchio) amico, tornando piano piano alle nostre occupazioni abituali. Paperone a contare le monete e preoccuparsi dei Bassotti, io alle mie solite ronde notturne e il povero Paperino… beh, il povero Paperino con ancora più oro da lucidare!
 
Vi è piaciuta la grande saga ‘Una notte sul deposito’? O avreste voluto che finisse diversamente? Raccontatemelo qui sotto nei commenti, e a presto!
 
Vostro, Paperinik