Una delle storie che prediligo in assoluto, sia di Carl Barks che di Paperino. Adoro quel periodo, corrispondente alla fine degli anni '40 e ai primi anni '50; a mio modo di vedere, quello è il Barks più ispirato, inanella un capolavoro dietro l'altro.
E' una storia spassosissima alla quale sono legatio in modo particolare anche per motivi affettivi: era la mia preferita da bambino (del resto, ero già all'epoca un amante del west).
Paperino sceriffo di Valmitraglia è una delle migliori rappresentazioni di uno dei tratti FONDAMENTALI di Paperino, la tensione tra l'eroe che vorrebbe essere, le alte ambizioni coltivate nei suoi sogni, e ciò che veramente e' capace di fare. Paperino non ha la giusta capacita' di valutare la realtà, a cominciare da se' stesso; è troppo impulsivo, troppo ansioso di passare all'azione, troppo pronto a fidarsi di un primo giudizio, non tonto, ma spesso ingenuo; ma nutre nobili sentimenti (non solo quelli, naturalmente) e aspirazioni, che, unite alla spropositata (e non molto giustificata) fiducia nei propri mezzi lo spronano, quando se ne presenti l'occasione, a lanciarsi avventatamente in imprese di lodevole scopo (vedi il finale dell'avventura).
La trama? L'intraprendente papero, fan dei film western, viene eletto sceriffo e incaricato di indagare su dei furti di bestiame verificatisi nella zona. Grazie anche all'aiuto dei nipotini, riuscirà alla fine - dopo non aver capito nulla per gran parte della vicenda
- a catturare i veri ladri di bestiame, assicurandoli alla giustizia.
Curiosità: nell'ultima tavola, Barks inserisce la propria caricatura nell'avviso di taglia.