Papersera.net

Paperino e la spada del samurai

Zio Paperone acquista,per pochi dollari, un’antica spada  appartenuta ad un samurai. Su di essa,scopre un iscrizione in caratteri giapponesi che Paperino crede essere,in realtà,una formula propiziatoria in grado di rendere l’oggetto un potente amuleto portafortuna se recitata correttamente. Nel tentativo di portare la spada all’istituto di lingue orientali per tradurre l’iscrizione, i due si troveranno vittime di mille disavventure  che ci condurranno fino al sorprendente epilogo della vicenda.

Forse una delle perle meno conosciute ed apprezzate del grande Martina, che non colpisce tanto per la trama (l’idea dell’oggetto porta sfortuna non è certo una novità) quanto per la capacità dell’autore di rendere un soggetto,se vogliamo anche semplice e banale, una storia divertente ed interessante con l’aggiunta di simpatici elementi di “contorno”(il finto cieco che indica la strada al poliziotto,la presenza dei due cani(scusate,non ne ricordo il nome) presenti negli aristogatti, i due nullafacenti che commentano la vita pigra ed agiata dei ricchi …. ) . Sulla parte grafica,non mi soffermo,i disegni di De Vita si commentano da soli.

Una storia che meriterebbe maggiore considerazione: le occasioni per ridere non mancano e i due autori danno prova della loro bravura

Ricordo di aver sempre letto con piacere questa storia, abbastanza semplice a dire il vero nello sviluppo della trama: oggetto inizialmente ritenuto porta fortuna poi si scopre essere tutt'altro. Come ha giustamente sottolineato l'autore del topic, più che la trama in se sono le gag disseminate con arte a renderne piacevole la lettura. Sui disegni poi c'è ben poco da commentare, De Vita rende tutto alla perfezione.
Insomma, è una storia da leggere, senza dubbio [smiley=thumbsup.gif]

Bellissima storia e bellissime gag, come quella del finto cieco che indica la via al poliziotto che commenta "Per fortuna che ci sono ancora galantuomini"

Bellissima storia e bellissime gag, come quella del finto cieco che indica la via al poliziotto che commenta "Per fortuna che ci sono ancora galantuomini"

Questa è troppo forte, tipica della pungente ironia di Martina

Che piacere vedere la famiglia dei paperi felice insieme in apertura ad osservare le anticaglie di un negozietto, in cui verrà reperito il famigerato oggetto. Fa proprio pensare al loro allegro ottimismo e bontà di fondo, per cui l’inseguimento finale diventa un’evidente farsa che essi interpretano esclusivamente per divertirci.
A  fronte di un’azione più frenata rispetto ad altre storie vi è la divertente, sottile e calibratissima vicenda della ‘bustarella’. Consapevole dell’inutilità di tacere ipocritamente alla gioventù l’esistenza di siffatto strumento, l’Autore con grande maestria ne fa fonte di comicità ed al tempo stesso vi da la giusta dimensione etica : la bustarella viene utilizzata per salvare un innocente ed in ogni caso è respinta con forza dal funzionario preposto, mente viene accettata da un losco inserviente. Come a dire che la corruzione dilaga ma al punto giusto c’e’ integrità (ci dev’essere,  ricordiamo che ai giovani va passato il messaggio moralmente appropriato).  Il discorso in proposito sarebbe lungo e complesso, in sintesi direi però che come sempre  in quegli anni si sa trovare il corretto e difficile equilibrio tra apprezzabile sforzo di mostrare la vera realtà, ironia e divertimento, irreprensibile moralità.
La difficoltà obiettiva di equilibrare questi tre fattori fa si che oggigiorno storie come questa prestino il fianco a critiche in nome del politically correct : comode queste critiche da parte di un’impostazione che di fatto aggira il problema perché non lo affronta – evitando accuratamente temi spinosi e ‘campi minati’.
E’ una grande nota di distinzione e motivo d’orgoglio, invece, secondo il mio parere, delle storie di quel periodo.

Arricchimenti esilaranti con le gags da voi citate.
Per concludere da notare i simpatici Napoleone e Lafayette in un riuscitissimo quanto inusuale ruolo rilevante in una storia lunga; e persino superfluo dire della perfezione assoluta dei disegni.

Credo che una storia del genere verrebbe stracensurata, oggi.
Ed è una fortuna che sia uscita quando gli autori potevano ancora scrivere senza troppe restrizioni...
Tutte le gag sono interessanti e "cattive", la storia è divertente e scorre via benone, aiutata dai disegni (peccato che la colorazione dell'epoca fosse scadente anzicheno).

I cani, se non vado errato, si chiamavano Napoleone e Lafayette.

ma il fatto che martina abbia inserito un polizioto(o era un inserviente?) che si lascia corrompere dal denaro così facilmente era per caso una critica ad un aspetto della società di quegli anni?non l'ho mai capito