Che dire di questa più che ottima parodia di Via col Vento "in chiave disneyana", come anche recita la didascalia introduttiva?
Beh, in linea di massima non posso che condividere buona parte dei commenti del topic: una sceneggiatura elaborata, frizzante, sempre attuale - come il romanzo - e che affronta tematiche non proprio fra le più abbordabili (guerra e passione, per sommi capi). Se quest'ultimo in particolare viene di fatto solo accennato o comunque lasciato intendere in molti punti, è perlopiù sacro e spirituale, ma comunque meno artefatto dell'eponimo cui siamo abituati di solito, nel "normale" microcosmo disneyano. La riprova è che Martina intavola liberamente l'atto ultimo del matrimonio, senza farsi troppi problemi (tutt'altro), affidando alla vicenda tutta quella verosimiglianza di cui anche l'opera della Mitchell - e successivamente il kolossal audiovideo - si volevano rendere alfieri.
Ecco, appunto, Guido Martina: ci crederete che sulle prime quasi non l'avevo riconosciuto? Anzi, già quasi alle battute d'avvio, attribuii per certo la sceneggiatura a un Carpi (e si giustificava così anche l'ottimo connubio fra testi e disegni) grossomodo a un Catalano (comunque molto meno probabile), ma comunque - ripeto - il nome del Professore non mi sarebbe mai e poi mai balenato per la mente. Rileggendola poi una seconda volta, forse anche viziato dalla "sconvolgente scoperta", ne ho riconosciuto lo stilema a tratti già più vasti.
E' certo un Martina molto diverso dal solito, che più di una volta evita le ripetizioni (dove sono finiti i suoi giochetti linguistici??) e sfuma notevolmente sul ruolo del sociale (il personaggio-folla??). Pur "imborghesito", tuttavia, non l'ho mai trovato didascalico: passaggi chiari, rapidi, una o due frasi al massimo, molto compito, stranamente educato e mai una volta "dispersivo"; in ogni caso molto diverso dallo spietato delle origini.
L'aspetto caratteriale paradossalmente mi ha aiutato molto a comprenderne l'accredito: quel Paperino frangibile eppure opportunista, presuntuoso, sfacciato, sardonico che tanto anima i primi tre/quarti dell'opera (e che ci riserva una meta di purificazione, raggiunta in fieri e senza intoppi) è il suo marchio di fabbrica, in fondo, così come il Rhett Butler originale (questi, Vendicatore ante litteram, forse?).
Da un punto di vista grafico, la storia è eccelsa: per quanto non sia un grande esperto in materia, non ho trovato una imperfezione o sbavatura artistica. Davvero. Non v'è stato un dettaglio, un particolare che mi è sembrato fuori posto, dal più insignificante fra i cannoni di battaglia alla non meno effimera bestia da fondale. Interessante soffermarsi, fra l'altro, sul numero spropositato di quadruple: ventitré su 126 tavole totali, la riprova del fatto che la sceneggiatura sia aperta, quasi semplice, molto consequenziale e dunque ancor più lontana dal """canone""" martiniano.
Difetti: ce ne sono? Sì anche se sarebbe più corretto parlare di "capricci da nerd". Su tutti sicuramente il ruolo di Gaston Wilkes: entra in scena come promesso sposo di Melania, lo si scorge in un paio di fotogrammi, interagisce appena con uno dei protagonisti e parte per il fronte. Fine. Mi rendo pienamente conto, chiaramente, di quanto potesse essere complesso - in un lavoro già lungo di suo - ritagliarli un ruolo di maggior spessore attorno, tuttavia mi è un po' dispiaciuta la sua scomparsa. Ashley, il personaggio che riveste, è uno dei principale del racconto ed eliminarlo è un po' come ignorare un intero segmento narrativo dello stesso. Scelta che, si badi bene, non è del tutto sbagliata (delle volte, anzi!): lo stesso Martina in altre occasioni dovette operare tagli del genere (Munchausen docet) e l'ha sempre fatto con parsimonia e oculatezza. Tranne forse in questa circostanza, appunto.
Out character? Neanch'io penso abbia ragion d'essere, parlando di parodie; ma a proposito dei Bassotti mi è sembrato incongruente il fatto che Butler li riconosca come tali (e dunque furfanti di professione) già dal primo sguardo, quasi a voler rimarcare uno stereotipo classico disneyano. Certo, noi comuni mortali non possiamo sapere ogni singolo fatto di cronaca del romanzo, può essere benissimo che Donald li conoscesse già per cattiva fama magari dietro qualche atto pubblico di "pirateria" che avevano commesso mesi addietro (e dunque non narrato). Martina, per così dire si prende le sue piccole licenze di sorta, orsù!
In ogni caso, bellissima storia che merita più di una rilettura. Un unicum della produzione Disney italiana che principalmente si fonda su tre ingredienti base: un Carpi sopraffino, un Martina "imborghesito" (ma mai veramente bollito) e alcuni fra gli standard-characters più versatili della Nona Arte.