Ma...allora mi vuoi proprio fare arrabbiare!
Io...sono allibito, non ci posso credere. Ma...come si fa a prendere una storia, di un Autore e maltrattarla così, manipolarla, spezzettarla, rovesciarne il senso,
Tento un riassunto cronologico semplicemente per spiegare come si forma la mia convinzione.
Zio Paperone e la Stella del Polo (versione 1953)
In un immagine sognante sull’orizzonte zio Paperone sembra rammentare romanticamente Doretta e la sua bellezza. Di cosa successe esattamente tra loro in passato si sa solo il fatto che lei gli deve dei soldi. In chiusura zio Paperone è toccato dalla vecchiaia povera e solitaria di Doretta ed è generoso con lei.
Arriva Paperetta Yè Yè (1966)
Nell’oggi il ricordo di Doretta appare positivo per zio Paperone e le è affezionato sinceramente al punto che ne prende in consegna la nipote e fa Doretta direttrice dell’ospizio in cui vive.
Zio Paperone e l’oleodotto del Klondike (1981)
Doretta ha acquistato il vecchio saloon dove lavorava con il giacimento trovato alla fine della ‘..Stella del Polo’. La positività attuale di Doretta si insinua anche nel passato, agevolata dall’incognita sugli esatti accadimenti di allora. Infatti, zio Paperone definisce addirittura Doretta ‘l’amore della sua gioventù’. Nel presente invero non mancano fra loro frizioni in una situazione che richiama la ‘Stella del Polo’.
Zio Paperone e il nuovo vecchio filone (1982)
Riprendendo il filo di Paperetta Yè Yè, Doretta ha lasciato l’ospizio ed una pepita al suo collo ricorda il suo ritrovamento del giacimento nella ‘Stella del Polo’. L’atteggiamento con Paperone è affettuoso ed amichevole. Viene definita una ‘vecchia amica’.
Zio Paperone e la Stella del Polo (prima pubblicazione in Italia 1987)
Appaiono 5 pagine inedite di Barks.
Esse narrano brevemente dell’incontro del passato tra Paperone e Doretta. Lei è una bella da saloon interessata esclusivamente ai soldi, di cui lui si invaghisce; lui la sequestra e la fa lavorare duramente per insegnarle a guadagnarsi la vita onestamente. Doretta non perde il suo atteggiamento sdegnoso ed alla fine del sequestro se ne va rifiutando la paga guadagnata con sudore della fronte. Si può discutere variamente sul significato di questo, chi ci impedisce di pensare che lo faccia perché le fa schifo guadagnarsi il pane col duro lavoro, o per puro sdegno ? E’ ben vero che Doretta si è certamente redenta in passato utilizzando per beneficienza il suo denaro ma non vedo per forza in questo una correlazione col sequestro. Alla fine di queste cinque pagine SECONDO ME non si vede il pentimento di Doretta e neppure un vaghissimo accenno di sentimento. Su ‘Zio Paperone’ si afferma a chiare lettere che la storia privata delle 5 pagine offre un’immagine di Doretta meno sinistra di quanto l’avesse concepita originariamente Barks.
Questa visione di Doretta in gioventù contrasta vistosamente SECONDO ME con la fama tutto sommato positiva che FINORA si era costruita, col rapporto insomma che immaginavamo nel passato intrattenuto con Paperone .
Zio Paperone e l’ultima slitta per Dawson (1988)
Don Rosa mi pare si allinei alla tradizione di positività di Doretta partita con la soppressione delle pagine e addirittura vada oltre : ella (in modo in pratica identico a ‘..L’oleodotto’ ) col ricavato dal giacimento trovato al termine della ‘Stella del Polo’ ha acquistato il vecchio saloon trasformandolo in albergo, inoltre alla fine della storia scopriamo che Paperone aveva in gioventù comprato per lei dei cioccolatini.
Sarò instupidito ma mi pare un ulteriore aggiunta alla positività della gioventù di Doretta in direzione del tutto opposta alla palese grettezza da lei rivelata in Barks nelle ‘cinque pagine’.
Infine, nel capitolo della Saga di Rosa in cui appare, Doretta ha un atteggiamento ambiguo che è comunque molto lontano dalla sua evidente pura rapacità nelle ‘cinque pagine’ ed anzi di sottecchi è affascinata dalla personalità di Paperone.
Pertanto ne desumo che Don Rosa potrà aver seguito le ‘cinque pagine’ di Barks nel Paperone solo contro tutti, ma non nella vicenda di Doretta, a meno di far dire a Barks qualcosa, francamente, di più o diverso da quanto egli intendesse.