MOBY DICK di Artibani (sceneggiatura) e Mottura (disegni); colori di Mirka Andolfo“Tutti cerchiamo qualcosa, Ismaele…”Questa frase, detta da Archimede (Primo ufficiale Starkbuck, nella storia), riassume per me il senso di questa bellissima storia, che secondo me può vantare il titolo di capolavoro Disneyano.
La storia è una delle “parodie” disneyane, realizzate con una cura eccezionale sia della storia, che dei personaggi, come pure dei disegni e dei colori.
Il libro “Moby Dick” di Melville al quale si sono ispirati gli autori è stato rispettato in modo straordinario, nei suoi toni cupi e nella caratterizzazione dei personaggi, in particolare quella titanica del capitano Quackab. Le parti della storia che si riferiscono al romanzo sono molte, tra le quali le più importanti sono:
- “Chiamatemi Ismaele” è l’incipit del libro ed è anche la stessa frase con cui Paperino /Ismaele si presenta.
- Il primo incontro tra l’Ismaele del romanzo e Queequeg, il maori, avviene in modo drammatico, mentre è nella sua stanza e lo scambia per un nemico o un ladro o addirittura un mostro, visti i suoi tatuaggi. E’ quasi la stessa scena che avviene nell’incontro tra Paperino /Ismaele e i tre paperini.
- Achab pianta in effetti una moneta sull’albero maestro per darla a chi avvisterà Moby Dick per primo
- Queequeg, per essere assunto a bordo del Pequod, fa sfoggio della sua abilità con l’arpione, lanciandolo contro una macchia su uno dei tre alberi, centrandola in pieno: la stessa cosa che fa uno dei tre paperini.
- La scena dei fuochi di Sant’elmo è assai fedele a quella del romanzo.
- Moby Dick è una balena bianca, sì, e ha anche la mascella storta. Questo lo si nota nella vignetta a tutta pagina in cui Moby Dick inghiotte tutti i personaggi principali.
Le differenze sono diverse, e motivate:
- Achab nel romanzo non finisce dentro il cetaceo, ma si trova aggrovigliato con le funi degli arpioni al dorso di Moby Dick e continua a colpirlo ossessivamente col suo arpione. Alla fine, Moby Dick si immerge e l’animale e il capitano Achab affondano negli abissi del mare. Ma un finale simile sarebbe stato fin troppo drammatico per una versione disneyana, anche se motivata dal desiderio di essere molto fedele al romanzo e al suo spirito.
- Alla fine del romanzo, muoiono tutti e solo Ismaele sopravvive. E’ chiaro che nemmeno questo poteva essere adatto come finale disneyano.
- Inoltre, non si assiste a nessuna caccia alla balena, mentre avvengono nel romanzo di Moby Dick. Infatti, non sarebbe adatto ad una storia disneyana arpionare ed uccidere un animale.
Inoltre, tra i vari omaggi alla Disney c’è anche quello a Doretta Doremì, Glittering Goldie nell’originale: è il nome della nave su cui era Quackab quando fu affondata da Moby Dick nel flashback della prima puntata.
Ma arriviamo al cuore della storia, secondo me:
“tutti cerchiamo qualcosa, Ismaele” è la frase che spiega il racconto, e dà una delle possibili chiavi di lettura sia del fumetto che del romanzo stesso di Moby Dick. Quello che cerca Quachab è ovvio; Ismaele cerca non tanto di scappare dalla terraferma, quanto di vivere delle avventure (un po’ come il classico Topolino); Quiig e fratelli cercano di compiere opere eroiche per essere accettati dal padre; Amelia (che qui non si dà un nome: si fa chiamare solo “fattucchiera”) cerca la numero uno…
La storia di Artibani racconta Moby Dick come una ricerca di se stessi, descritta bene anche nel bellissimo finale:
“Avevamo inseguito una balena bianca per un’avventura, un tesoro, un sogno…o forse solo un po’ di felicità”.Il personaggio di Quachab emerge prepotente per tutta la storia, in particolare davanti alla scena dei fuochi di Sant’Elmo, dove dichiara a tutto l’equipaggio il suo odio verso la balena e il loro obbligo a seguirlo fino alla fine, come in una nave maledetta.
La rivelazione di Trallalah in Amelia è una scena necessaria, secondo me, per due ragioni: la prima, che in una storia dove c’è la Numero Uno come obiettivo principale deve esserci per forza anche lei. Ma la seconda, forse, è più importante: questa è una parodia disneyana, non la versione Disney di Moby Dick. Può sembrare una sottigliezza, ma non lo è: i personaggi sono sempre Paperone, Paperino, Qui, Quo, Qua, eccetera, con le loro caratteristiche, che, in una versione fedelissima del romanzo di Melville, sarebbero state annullate. Invece, Artibani ha fatto in modo di ricordare che loro, anche se in un contesto diverso, sono e restano sempre gli stessi personaggi Disney.
I disegni stupendi di Mottura rendono benissimo l’ambiente avventuroso e cupo, quasi claustrofobico, del romanzo. Grazie anche per l’omaggio dei pirati, simili allo Yanez di Sandopaper e a Javert dei Miserabili: un bellissimo omaggio al loro creatore, Giovan Battista Carpi.
I colori di Mirka Andolfo hanno reso perfetto questo piccolo gioiello, copertine comprese.
Una storia drammatica e poetica come ne ho viste di rado: complimenti a tutti gli autori!