Non mi parlare di quella storia. Per quanto abbia belle ambientazioni io la odio letteralmente per la caratterizzazione di Paperone: uno schifoso profittatore capace di trattare la sua famiglia come dei criminali. Fortuna che poi Barks si sia rinsavito, non so cosa gli sia passato in mente allora...
Mah, so che è un concetto un po' strano, ma secondo me il "rinsavimento" di Barks è tanto più apprezzabile in virtù di queste caratterizzazioni negative iniziali. Da bambina io avevo una immagine molto negativa dello Zio Paperone, dato che lo conoscevo da storie come "Paperino e il feticcio", "Paperino e la clessidra magica", e dalle storie italiane dove, come ben sappiamo, non è che apparisse tanto in buona luce. Quando lessi per la prima volta "la stella del Polo" (avevo circa otto anni) la meraviglia di quel finale fu tanto più grandiosa perché assolutamente inattesa.
Personalmente non approvo che si rappresenti sempre e comunque lo zione in chiave esclusivamente positiva, e non mi piacerebbe se ogni settimana ci fosse una storia in cui compie gesti di generosità straordinaria. Certi sentimenti non vanno inflazionati. "La stella del polo" era una storia speciale perché narrava un evento unico. È giusto che in altre storie si riprenda il tema della "criptogenerosità" dello zione (penso a piccoli capolavori come lo Scozzese Volante, la Fondazione de' Paperoni, Nord dello Yukon, le Uova Pasquali), ma senza esagerare, secondo me.
Approfitto per chiedere a Paolo se è interessato a pubblicare sul sito un pezzo sul tema dell'horror nelle storie di barks (era parte di un progetto molto più ampio che portavamo avanti in due e che si è arenato per mancanza di tempo, di stimoli e non so che altro, però magari pubblicandolo a pezzi potrebbe tornarci la voglia di proseguire!)
questo mi fa venire in mente una curiosa associazione. Quando anni fa lessi per la prima volta "Frankenstein" fui colpita da una nota nella prefazione in cui si diceva che l'ispirazione alla Shelley era venuta da un sogno in cui aveva visto la creatura. Ora, non so perché, questa cosa mi fece subito venire in mente la scena in cui il Gongoro appare ai piedi del letto di Paperino. Ho provato a ritrovare su Internet quella prefazione, ma in realtà il sogno descritto non somiglia poi tanto a quella scena (io ricordavo che la Shelley avesse visto la creatura in piedi, immobile ai piedi del letto, esattamente come nella scena barksiana, mentre tutti i riferimenti che ho trovato descrivono
una scena abbastanza diversa ). Devo ripescare il vecchio libro per capire da dove mi sia venuta l'idea che Barks potesse essersi ispirato al racconto della Shelley per la scena del Gongoro in camera di Paperino...
Ho ritrovato il passaggio in questione. Eccolo, con evidenziata la frase che tanto mi ricordò il Gongoro:
" Vedevo - a occhi chiusi ma con la mente ben desta - lo studioso di una scienza sacrilega, pallido, inginocchiato accanto alla cosa che aveva messo insieme. Vedevo l'orrida forma di un uomo disteso, poi una macchina potente entrava in azione, il cadavere mostrava segni di vita e si sollevava con movimento difficoltoso, solo parzialmente vitale. Doveva essere terrificante: come terrificante sarebbe l'effetto di qualsiasi opera umana che riproducesse lo stupendo meccanismo del Creatore del mondo. L'artefice è atterrito dal proprio successo. Pieno d'orrore fugge da quella sua spaventosa creatura. Forse spera che, abbandonata a se stessa, la debole scintilla di vita che vi ha acceso si spegnerà; che quella cosa cui ha dato un'animazione così imperfetta sarà risucchiata nella morte. Potrebbe addormentarsi, certo che il silenzio eterno della tomba calerà sull'attimo di vita di quell'essere orrendo al quale egli aveva guardato come alla cuna della vita. Scivola nel sonno, poi si scuote, riapre gli occhi: la cosa è lì, in piedi, accanto al suo letto, ne sta aprendo le cortine e lo fissa con occhi giallastri e acquosi, ma penetranti."