il Paperino italiano, molto più malmenato, maltrattato e umiliato, in finale di storia, rispetto a quello di Barks e americano in genere.
Quello che in Barks succede ogni tanto in Italia diviene quasi una regola ferrea, perlomeno nel periodo che ricordo io.
Come sempre combatto questo luogo comune non negandolo, ma inserendolo nel prodigioso continuum papero narrativo
: questo trattamento di Paperino, in origine davvero crudele ed ingiusto, si trasforma mirabilmente nel corso degli anni sessanta ricostruito nell'ideale dimensione ironica, piacevolissima, al punto che spessissimo la situazione si ribalta completemente venendo a subire zio Paperone gli stressi maltrattamenti ed umiliazioni. Ed a questo punto pur fuori tema, me ne scuso, va detto, a fine decennio dall'intelligenza e sensibilità di Elisa Penna arriva Paperinik a satollare del tutto ogni pregressa sete di giustizia. Per un rapporto pienamente soddisfacente, pienamente alla pari forze (di tipo beninteso diverso) tra Paperino e Paperone. Anche nelle storie senza Paperinik questa riserva di potenza teorica in Paperino non ce lo farà mai più percepire inferiore.
Onore e gloria a lei quindi per Paperinik e dunque anche per 'Potere e Potenza' che ha rinverdito i fasti di Topolino, cosa di cui sono felicissimo perchè in ogni caso usa alla grande la fantasia.
Per tornare alla storia, in premessa ribadisco sempre la mia contrarietà a mitizzare troppo un autore, anche per opportuna controtendenza agli eccessi attuali, così come ho invece celebrato Elisa Penna perchè troppo spesso dimenticata. Essi finiscono per adombrare l’opera meritoria degli altri artisti che negli ultimi anni di Barks hanno raccolto la sua eredità, portandola ad esiti sia stilistici che tematici a me più graditi perché più disincantati, moderni, incisivi e graffianti.
A proposito di eredità dell’ autore, l’’ottima analisi di Gilberto colloca correttamente la storia tra le capostipiti delle innumerevoli successive straordinarie caccie al tesoro dei paperi alle prese con strani luoghi/strani popoli, finanche nell’esito col ruolo chiave dei nipotini/GM. Suggestioni basilari che sono state successivamente riprese, ampliate e manipolate sapientemente. Per fare un esempio l’incipit ancora originario, quasi dickensiano, del riccone immerso e chiuso nel suo libro dei conti nell’avarizia ben evocata dalla ragnatela e dal lume della candela, lascerà il posto al papero d’affari aperto ai problemi industriali e commerciali più moderni ed eccitanti - mentre l’avarizia sempre naturalmente presente sarà suggerita da trovate sempre nuove ed esilaranti.
Concordo quindi con la bellezza della storia da voi ben illustrata, con riserve per la grafica degli uomini di Atlantide che benchè ineccepibile mi sembra ancora troppo naturalistica e quindi non completamente gradevole. In anni successivi si sapranno trovare figure più modernamente stilizzate.