Provo anch’io a stendere un bilancio personale.
In generale la saga mi è piaciuta, nel senso che mi sono goduto più o meno tutte le storie, tranne forse un paio.
Prima della pubblicazione avevo delle aspettative che sono state disattese, in particolare pensavo si trattasse di dieci episodi legati tra loro, anche debolmente, e vicini nel tempo, cioè tutti ambientati in un’epoca eroica e pionieristica: ah, questo Don Rosa che si infila da tutte le parti del nostro cervello…
Ma in realtà sono felice che non sia stato così, perché si è visto qualcosa di originale. Tutta farina del sacco di Vitaliano che, oltre ad ideare i contesti, le ambientazioni e le trame, ha potuto sbizzarrirsi ad inserire battute, dialoghi, citazioni dalle fonti più varie, duetti, personaggi nuovi. Ho la sensazione che per lui sia stata allo stesso tempo un’occasione di divertimento e di crescita professionale e credo che questo sia arrivato alla maggior parte dei lettori (a me di sicuro) sotto forma di storie soprattutto divertenti, per la maggior parte ben costruite, fantasiose, con qualche blando messaggio sull’etica paperoniana ogni tanto.
Gli episodi che mi sono piaciuti di più sono il primo (miniera) e quello della Borsa. Gli altri li giudico comunque positivi, tranne (andando a memoria):
- il quinto episodio, di cui infatti ho rimosso la trama. Mi ricordo solo la faccenda del messaggio lasciato da Paperone al suo assistente.
- l’episodio francese, con il formaggio e Juju.
- l’episodio della ferrovia, ma solo per lo sviluppo finale, perché la parte centrale, con la costruzione appunto della ferrovia, secondo me è il momento migliore della saga sul piano della narrazione.
Falsi difetti:
- episodi troppo slegati e diversi tra loro. È una scelta dell’autore che può non piacere, ma che ha permesso originalità e varietà di argomenti.
- temporanee flessioni nella qualità, normali in una saga di dieci storie.
Veri difetti (secondo me):
- i battibecchi acidi Paperino-Paperone, che dopo un po’ mi hanno stancato. Negli ultimi episodi sono però scomparsi.
- la presenza fissa di un assistente tonto a fianco di Paperone mi sembrava una cosa alla fine un po’ forzata. In questo senso Henron (nono episodio) è stato una positiva eccezione.
- i passaggi repentini da un affare all’altro, che saranno sì una caratteristica di Paperone, ma nella stessa storia possono disorientare e rendere il racconto disomogeneo. Anche in questo caso, però, ho notato che negli ultimi episodi questi passaggi sono più morbidi e spiegati più razionalmente.
Volevo essere sintetico (ho tralasciato alcune cose) e mi è uscito un poema. Scusate.