Pubblicata su Topolino 2807 e mai ristampata, questa storia breve di Secchi (testi) e Faccini (disegni) mi ha colpito davvero molto.
La trama vede Paperino non riconoscersi in una sua foto riuscita particolarmente male, mentre il parentado intero asserisce che quella fotografia sia venuta benissimo e che ritragga proprio la vera essenza di Paperino. Persino le amiche di Paperina ne rimangono a dir poco affascinate.
Paperino non si riconosce in quella foto, e crede che non gli renda giustizia; così, proverà a scattarsene qualcuna da solo, in modo da catturare la sua espressione migliore e da distribuirle ai parenti, ma fallirà miseramente.
Nel finale, invitato con la sua dolce metà a una cena di gala, deciderà di apparire in pubblico assumendo la stessa espressione della terribile foto, ma tutti rimarranno basiti e offesi, chiedendogli se pensa di essere simpatico assumendo "quell'espressione beota". Paperino, allibito, tira fuori la fotografia, dicendo di essere uguale al se stesso lì ritratto ma, sorpresa delle sorprese, l'espressione ebete della foto nefasta è mutata in un profilo fotogenico!
Mi ha colpito perché, oltre a ritenere i disegni di Faccini a dir poco perfetti per un soggetto così surreale, quasi onirico, ci ho visto molta ideologia pirandelliana. Forse sono io che mi faccio delle grandissime seghe mentali (e magari Secchi ha voluto solo scrivere una cosa simpatica), ma a me ha ricordato parecchio "Uno, Nessuno e Centomila". Paperino non si riconosce nella foto, la sua "maschera", mentre tutti sono convinti che quella "maschera" sia la sua vera essenza. Quando Paperino decide di mettersi un'altra maschera per conformarsi con quello che tutti dicono di vedere, ecco che sono gli altri a non riconoscerlo più. Ogni sforzo è stato vano, perché tanto ogni persona verrà vista in maniera differente dalle altre. La propria identità, la propria essenza, viene percepita in maniera differente da terze parti, che avranno una considerazione di volta in volta diversa del medesimo soggetto di partenza. L'uomo (o il papero) è quindi uno, nessuno e centomila.
Ecco, m'è piaciuta.