Ho letto per la prima volta (grazie a domego) questa storia nel Classico 'Paperone Number One' che evidentemente non avevo finito pur avendolo da tanti anni. In effetti ho sempre dato più risalto ai Classici della prima serie tralasciando quelli della seconda senza prologo. Però, pur non avendolo (ed essendo, per questo, meno 'caratteristici') molti di loro, praticamente tutti quelli degli anni '80 (circa un centinaio) hanno esclusivamente storie degli anni '60 e '70 e sono proprio per questo dei piccoli grandi gioielli a volte (semi)sconosciuti. Le ultime storie che ho riletto grazie a voi le ho ripescate in 'W Paperone', 'Paperone Graffiti', 'Paperone l'eccezzziunale' (con tre z rifacendosi al film di Abatantuono)... tutti Classici degli anni '80 senza prologhi che hanno avuto la prima ristampa delle storie che stiamo commentando.
'L'infernale codicillo' è del '63 (come altre storie di 'Paperone Number One', tutte del biennio 1963-65) e sente ancora in parte certe influenze degli anni '50: Zio Paperone non vive nel Deposito (assente in questa storia ma già rintracciabile in altre italiane precedenti) ma in una 'casa cassaforte' (come la chiama Paperino), una palazzina quasi banale fra le altre; al Commissariato di Polizia troviamo ancora Basettoni, sicuramente in una delle sue ultime apparizioni a Paperopoli. Topi e Paperi nella stessa città (quale poi, visto che Topolinia già esisteva?) è una caratteristica di diverse storie dei '50 che si propaga fino agli inizi dei '60. Dalla metà del decennio in poi vivranno sempre 'ognuno a casa propria', tranne Clarabella e Orazio che manterranno una particolare 'doppia residenza'.
Viene sottolineata l'incapacità di spendere da parte di Paperone, anche se ciò porterebbe al lascito dell'eredita di una ben caratterizzata (anche solo in un cameo) zia Maggie McPaperosh di Paperdeen (nome parodiato di Aberdeen, in Scozia, ovviamente). Ma anche a Paperino non viene in mente che per spendere 'solo' 5000 dollari (una cifra non enorme anche all'epoca) basterebbe acquistare una macchina nuova, invece che andare alle slot machines: curiosa la frase di Paperone al riguardo: "Ma è immorale!... il gioco... bla bla bla...". Una sorta di 'politically correct' anni '60 sintetizzato dalla risposta del nipote: " Il nostro scopo è perdere, non vincere! Il fine giustifica i mezzi!"
Osvaldo Pavese, uno dei migliori autori di quegli anni e mai troppo celebrato, ci fa sapere che Paperino è nato un venerdì 5 maggio: 5 come il mese e come i giorni in cui avrebbe dovuto spendere per lo zio 5000 dollari. Il 5 ricorre nella sua vita, a detta di una maga che alla fine non gli da una buona notizia (per soli 5 cents, gli ultimi rimasti).
Giulio Chierchini, in pista da un decennio, ha già quel particolare taglio duro e severo nel tratteggiare i paperi e che in sostanza non muterà mai (ancor oggi lo ritroviamo nelle sue tavole). Però, come altri suoi colleghi in quel periodo, sta mutando le proporzioni dei corpi che, se nel '63 sono piuttosto piccoli, in pochi anni diverranno più alti e ancor più agili e scattanti nella loro tipica aggressività chierchiniana.