Storia da leggere, rileggere, far macerare per bene e rileggere ancora... sono certo che ogni volta riuscirà a stupire ed emozionare come la prima lettura.
E si perchè, come ha ben detto detto Brigitta, questa è una storia che veramente riesce ad emozionare, la finisci di leggere e ti lascia qualcosa dentro su cui riflettere. Pur con tutte le mie lacune sulla produzione castyana, non esito a collocare questa storia sul podio, proprio per la sua capacità di coinvolgere, appassionare e emozionare il lettore.
Ora che l'ho letta tutta, anche se solo due volte, posso dire di concordare pienamente con colui che ha ritenuto
str...iminzito darle del "gioiellino", perchè si tratta proprio di un capolavoro, un'ottima prova di un grandissimo del fumetto Disney moderno.
La storia contiene in sè praticamente tutto, azione, spionaggio, ironia, epicità, curiosità/leggende, scienza, storia, sentimento, coraggio, pentimento, amicizia amore e tanto altro che ho dimenticato ma comunque sapientemente mischiato in maniera perfetta e coinvolgente. La si può tranquillamente legegre tutta d'un fiato e neanche rendersi conto del passare delle 100 e più tavole che compongono questo capolavoro.
Ottimamente rese le atmosfere (a me particolarmente gradite) di stampo russo/sovietico, con la città di Zerograd, grigia e fredda, piena di sculture inneggianti l'esercito e la produzione operaia, i cittadini asserviti e timorosi di andare contro l'ordine costituito, l'esaltazione della forza bellica.
Quanto alle citazioni, i mezzi meccanici - l'unità grande e i bipodi - mi ricordano vagamente le unità d'assalto imperiali di Star Wars sulla neve (ricordate l'inizio dell'episodio V ?), ma non solo: il bipode in cover mi ricorda molto anche il mezzo da esplorazione anfibio cui ricorre Paperone ne "Il pifferaio variabile".
Graficamente la storia è superba, e raggiunge il culmine nella rappresentazione della perduta città di Agarthi, uno spettacolo per gli occhi.
La trama è complessa ma "fila" in maniera ottimale, non vi è alcun intoppo o punto critico e tutto il materiale cui l'autore ha attinto - scienza e leggende varie - si fonde in un contesto che sembra quasi essere reale, tutto ha una sua logica ed una spiegazione razionale.
I personaggi sono molto ben caratterizzati, con quella Aljoska che, sin dall'inizio, mostra un'intraprendenza che si rivelerà nell'intero sviluppo della storia (solo io noto una particolare antipatia verso Tabìa?), salvo, forse, un'uscita di scena un po blanda. Molto bene Nataniele Ragnatele, ripescato per l'occasione ma che mostra di non essere solo una comparsa e di avere un proprio ruolo. Fra Topolino ed Atomino, quasi quasi risalta più il secondo, che con i suoi poteri risulta spesso determinante e riesce a condurre la vicenda verso il positivo finale.
Forse l'unica nota che potrei fare, ma è davvero una sottigliezza, è che la distruzione della letale macchina del gelo avviene più per un'ingenuità di un Almas - che, dopo aver fatto un salto per intercettare un razzo, rompe il ponte e cade tra gli ingranaggi, distruggendoli - che non per l'intervento di Topolino, che in quel frangente sembrava trovarsi in difficoltà.
Alcuni punti colmi di ironia riescono a spezzare la tensione, come il cartello di fronte l'ingresso di Zerograd o il controllo dei documenti per coloro che vorrebbero entrarvi, ma anche l'inno della Gelonia, il "piano biliardino" sulla pulsantiera dell'ascensore del ministero; più avanti è esilarante la scena in Egitto dove si cerca di mettere la sciarpa alla sfinge e, infine, il culmine: Topolino intima ai soldati di ritirarsi, minacciandoli che Atomino potrebbe trasformare i loro nasi in centrioli, e Atomino che dice
"occhio che lo faccio, eh!... stupendo!
Insomma, siamo di fronte ad una storia veramente grandiosa e memorabile...