[scrivo anche qui le mie considerazione su questa storia di Martina, che fa il paio con quanto detto per
Topolino e il tempio dalle 4 porte, quest'ultimo un commento che forse farei meglio a trasferire su un topic a sé come questo]
PAPERINO E L'ISOLA DI ADAMO [1957]
Non ho mai voluto dare una valenza pedagogica a quello che scrivevo rispose più o meno Guido Martina negli anni ’80, quando gli fu chiesto il perché del carattere violento dei suoi Paperi, tanto diverso dal resto della tradizione. Come argutamente notato da alcuni appassionati, si può far risalire il modello martiniano a quello di fine ‘800 di Carlo Collodi, pessimista e anarchico nel suo popolarissimo
Pinocchio. Lì come in Martina, il protagonista è buttato allo sbaraglio nel mondo e prova sulla sua pelle ogni tipo di sofferenza: solo dall’esperienza di questo mesto caleidoscopio può imparare qualcosa, e non da ipotetici valori cosmici che regolerebbero l’universo e che tenderebbero a influenzarci in positivo, che sembrano inesistenti (o comunque disinteressate all’umano agire) nella visione martiniana formatasi attraverso dannunzianesimo e futurismo.
PAPERINO E L’ISOLA DI ADAMO presenta, a conti fatti, uno schema non diverso dalle altre paperiniane di Martina di quel tempo: Paperino
sbaglierà, si intuisce dalla
gag nella testatina in cui sta per mettere il piede in un pertugio circolare. È tutto un canovaccio, tanto che abbiamo un’entrata teatrale (senza l’annuncio di rito da parte del maggiordomo) di un ricco messicano in quella che sembra essere la camera da letto di Zio Paperone; appare come una licenza dettata dalle esigenze drammatiche anche l’articolo di giornale stampato a tempo di record mentre Paperino e nipoti si trovano ancora aggrappati a quel che rimane dell’isola del titolo.
Adam Island nella realtà è il nome di un lembo di terra circondato dall’acqua appartenente allo stato insulare di Grenada, nel Mar dei Caraibi. Martina prende forse spunto dal nome di questa, dandogli in più le caratteristiche di
Tomba Tuni, isola a forma di fungo dell’arcipelago delle Salomone. Anche in questa storia Disney del 1957 si può trovare, se proprio lo si vuol fare, una lettura più nascosta. Perché il nome
Adamo? Paperino sembra trovarsi, sull’isola del titolo, in una condizione quasi
adamitica poiché
nudo di risorse (lo stesso Paperone la definisce a p. 11 un "
paradiso terrestre", ovviamente in malafede). Secondo la Massoneria, il cosiddetto
peccato di Adamo sarebbe la sua ribellione contro i "Demoni" che gli avevano vietato di mangiare il frutto della conoscenza del bene e del male. A questa ribellione sarebbe stato indotto da un
Angelo di luce (viene chiamato così il serpente e quindi Satana), rendendo dunque il
peccato di Adamo il mezzo della vittoria su Dio. In questo modo Adamo fu illuminato e iniziato alla vera religione, che sarebbe la Massoneria. L’opinione comune riguardo il
peccato di Adamo fu dunque stroncata nel 1950 da Lorenzo Fusi in un discorso tenuto a Roma in seduta d’istruzione massonica, definendolo, insieme agli altri dogmi della Chiesa, “
leggende mitologiche” e “
imposture”. Nell’avventura martiniana abbiamo una vaga rassomiglianza nelle dinamiche: Paperino è indotto dal messicano Don Rapè a far saltare l’isola del “
padre” orco Zio Paperone, di cui Paperino vuole vendicarsi (lo Zione si definisce figura
paterna per Paperino a pag. 7). L’isola, come abbiamo accennato prima, ha una forma di fungo, e anche il
fungo può essere ricollegato all’esoterismo: il fungo allucinogeno
Amarita Muscaria, ad esempio, è rappresentato come albero del bene e del male in un affresco nella chiesa (ora diroccata) di Plaincourault in Francia. Nel 1970 il britannico John M. Allegro, ex membro dell’équipe internazionale che analizzò i manoscritti di Qumran (e unico agnostico all’interno di essa, mentre gli altri erano cattolici) scriverà un libro in cui giungerà alla conclusione che le origini del Cristianesimo siano da ricercare nei culti preistorici della fecondità del Vicino Oriente antico, strettamente legati alla sessualità e all’uso di sostanze psicotrope. Gesù in realtà non sarebbe un uomo ma un semplice simbolo per celare ai non iniziati la verità esoterica primordiale dei culti della fecondità che erano alla base di tutto: non un uomo, dunque, ma un fungo allucinogeno (
Amanita Muscaria, appunto) venerato dagli antichi per il suo potere divino e per la sua facoltà di crescere senza semi (come il nato da una Vergine). Per il colto Martina, tutte queste potrebbero essere suggestioni che agiscono a livello inconscio, o magari un reale scambio di segnali per chi potesse capirli. Chi può dirlo? Sono domande che probabilmente non avranno mai una risposta.
Martina inserisce a pag. 5 un piccolo omaggio a Franco Lostaffa, impiegato in redazione anche come letterista: vedi la firma dell’
impiegato Lostaf-Fran nella scheda sul bene immobile "
Isola di Adamo".