Sotto un titolo dedicato a Paperino si nasconde una storia scarpiana in cui il protagonista assoluto è in realtà Paperone. Siamo negli anni 50 e mentre i Disney Italiani, “guidati” da Guido Martina, tendono a descrivere Paperone come un acido taccagno, Scarpa è il primo a riprendere il “vero” Paperone barksiano, riproducendone il complesso carattere con tutte le sue sfaccettature: e questa storia, che presenta una trama complessa “a incastro”, ma allo stesso tempo lineare, ne è un esempio. Questo Paperone è carismatico, sfaccettato, sopra le righe, e, soprattutto, inaspettatamente buono e generoso (ma che non si sappia in giro!). Un curioso fenomeno naturale realmente esistente (la pioggia di pesci di Tegucigalpa, causata dalle trombe marine) è la base su cui Scarpa costruisce magistralmente l’intreccio. Sentendosi solo, Paperone acquista un rarissimo esemplare di kaibì, simpaticissimo uccelletto che però ha una dieta ben curiosa: si nutre solo di mezze sardine, fresche di giornata e tagliate longitudinalmente… il problema è che, a causa di un’incredibile moria di sardine, il pennuto rischia di morire di fame! Paperone parte così per i nipoti a pesca di sardine, “imbarcandosi” letteralmente in un’avventura che li porterà ad imbattersi nella nave fantasma del terribile Scozzese Volante (ovvia parodia del quasi omonimo Olandese), che si scoprirà essere nientemeno che un antenato di PdP, vittima di una maledizione! Inutile dire che Paperone troverà il modo di lucrare anche da questa avventura… o meglio, siamo sicuri che Paperone aiuti il suo antenato a scopo di lucro, come lui preferisce far credere, o c’è qualcosa d’altro sotto? Vuoi vedere che Paperone, in fondo in fondo, ha un cuore... ed è un cuore d’oro? Questo sembra volerci dire Scarpa, in un bellissimo finale, in cui Paperone cerca di nascondere questo suo lato, che per certi versi richiama quello della Stella del Polo di barksiana memoria. E non è un caso. Complimenti a Scarpa.