Finalmente ho avuto un poco d'ispirazione.
Ho trovato questa storia splendida. E potrei fermarmi qui, considerando l'affermazione valida in re ipsa per chiunque abbia letto il racconto.
Tuttavia mi vedo costretto a ribattere ad alcune accuse di adisneyanità che ho trovato qui e lì nel forum, perché sinceramente fatico a comprenderle. Davvero, non vedo l'arcana ragione per la quale questa storia non sarebbe raccontata in modo disneyano, sarebbe "eccessiva", o financo da riscrivere in modo totalmente diverso.
Partiamo dal dato di fatto: l'argomento non era facile. Eppure, Bruno Enna ha narrato una vicenda parodistica ricostruendo minuziosamente il carattere dei protagonisti originari ed adattandolo, senza forzature innaturali, a quello dei personaggi che sempre conosciamo. E da qui, appunto, la perfezione della storia per quanto concerne l'attribuzione dei ruoli secondo le normali tendenze caratteriali di ciascuno. Primo applauso ad Enna: nessuno è fuori luogo.
In secondo luogo, tutta l'idea di giocare su una cosa raccapricciante che non fosse truculenta come il romanzo originale è fenomenale: le barbabietole al posto del sangue. Non era facile e ci vuole del genio pure per questo. Anche qui, la parodia riesce nel suo intento di prendere in giro e fare ridere: che altro si sarebbe voluto da questa storia? Secondo applauso ad Enna: il nuovo fulcro della vicenda è perfetto.
Terzo, le gag sono fenomenali, sia che si tratti di meri giochi di parole (appunto i vocaboli sinistri della locandiera), come di gesti o situazioni, che stemperano anche concetti non facilmente accettabili su un fumetto Disney (la fissazione di Gamba per le lime). Si ride, si sghignazza sempre sul filo dell'ironia, del contrasto, dell'entrata a gamba tesa su quanto si poteva dare per scontato, sull'uscita spiazzante che ti fa ribaltare dal ridere qualunque altra cosa tu stia facendo (quando Van Helsing avverte Minni che, se bevesse l'intruglio di barbabietola, potrebbe diventare come le tre serve di Dracula, la risposta della sorcetta è fenomenale!). Terzo applauso ad Enna: ci si capotta sul divano, tra una fragorosa risata e le lacrime che ne conseguono.
Nulla da eccepire sotto il profilo della trama: parodia praticamente perfetta, non so che altro aggiungere.
Veniamo ai disegni. Sproporzionati, deformati, prospetticamente accentuati sino al massimo possibile. Quando i disegni sono così, o sono orrendi, o sono dei capolavori. E, facendo il nome di Fabio Celoni, la seconda che ho scritto è la risposta corretta. Disegni così fuori dagli schemi, eppure così negli schemi, raramente si vedono. E sembra una contraddizione, ma Celoni eccede in tutto, senza mai dare la sensazione di eccedere, anzi aumentando espressività dei personaggi e dinamismo delle scene.
Perfetta anche nei disegni.
Quanto ai colori della Andolfo, sono stati resi con quella cupezza che ben s'adattava ad un racconto ove la narrativa comica avrebbe stemperato certamente tale cupezza. Quindi anche la Andolfo ha svolto un ottimo lavoro.
Perfetta anche nei colori, dunque.
Perfetta in tutti i punti fondamentali: così si è rivelata la parodia in questione.
E quindi, non può che essere considerata un capolavoro.
Almeno, secondo la mia modesta opinione, sia chiaro...