Topolino e gli onesti furfanti è una storia scritta da Marco Bosco e disegnata da Alessandro Perina, uscita sul settimanale nel novembre del 2008.
Ho avuto modo di leggerla per la prima volta nell'unica ristampa ad oggi proposta, all'interno del
vatt Topolino e Pippo blue detective, e mi ha favorevolmente colpito al punto da decidere di dedicarle un topic apposito.
La trama in se è abbastanza lineare, trovandosi il protagonista di fronte a delle classiche rapine, tutto nella norma non fosse il fatto che, ogni volta, il responsabile agisca a volto scoperto; prima Gamba, poi Sgrinfia, infine un altro tipo, tutti stranamente senza la minima intenzione di celare la loro identità.
E tutti fermamente convinti di essere innocenti.
Gambadilegno, in particolare, sembra essere all'oscuro di tutto, prelevato dalla Polizia e recluso per un furto di cui non sa nulla, e del quale lo stesso Topolino sembra fortemente in dubbio.
Da un tipo come Gamba, si sa, ci si può aspettare di tutto, ma quando i casi analoghi diventano due, e poi tre, sia Topolino che Basettoni si convincono che deve necessariamente esservi un collegamento, perchè è impensabile che furfanti della risma di quelli che sembrano coinvolti nella rapine possano commettere l'impudenza di farsi riconoscere durante l'azione criminosa; e che dire, poi, del fatto che ciascuno viene facilmente individuato, chi a casa, chi al bar, senza il minimo tentativo di far perdere le proprie tracce?
I conti non tornano per il topo detective.
Lo svolgimento della trama e delle indagini, pur senza voler spoilerare alcunchè, porta Topolino - e con lui anche il lettore - a formulare una possibile ricostruzione che potrebbe spiegare quanto accaduto, salvo poi concludersi il tutto con un colpo di scena finale che rimescola le carte in tavole e le convinzioni del protagonista, oltre che di chi legge.
L'unico punto debole di questa vicenda ben congegnata si ritrova forse nello spiegone finale, necessario per far comprendere il ragionamento logico che ha portato Topolino ad intuire la verità: in effetti l'escamotage del detective che si accorge di un piccolissimo particolare rilevante in alcune dichiarazioni di Gambadilegno risulta non troppo originale, oltre che presupporre una notevole capacità mnemonica in Topolino, ma è la sola nota stonata di una partitura dove tutto risulta in armonia.
Per il resto, infatti, la vicenda appare molto ben strutturata, solida ed interessante da seguire, potendo inoltre vantare almeno due aspetti di assoluto rilievo, specie in relazione alle altra storie recenti di questo genere.
Il primo è senza dubbio la caratterizzazione di Gambadilegno, furfante vero, disonesto dentro, imbroglione e capace di sfruttare per i suoi scopi l'innato senso della giustizia di Topolino; è il Gamba che vorremmo sempre vedere, ma che troppo spesso si tramuta in quella sorta di amicone di Topolino capace solo di piccole monellerie...
Il secondo aspetto da rimarcare è la bravura di Marco Bosco nel costruire una trama che disorienta il lettore, lo porta a formulare una certa ipotesi salvo poi disorientarlo con il colpo di scena finale: anche questo - in tempi di storie cd. "gialle" che sempre più spesso fanno intuire da subito chi possa essere il responsabile - è un elemento di assoluta forza della storia.
In conclusione, si tratta di un giallo a mio avviso molto sottovalutato, che solo dopo quasi 8 anni trova spazio in un vatt a tema di buon livello.