Bella e pratica scansione del lavoro castyiano.
È stato giustamente osservato altrove che questa storia, benché lunga e intensa, appare soffrire della sua posizione ibrida: una storia d'avventura prestata alla scrittura umoristica o viceversa? Molto più omogenei e facilmente inquadrabili, in questo senso, tutti i lavori del Casty precedente, fino alla mia storia eponima che è giustamente celebrata come una
summa (non l'unica) del primo Casty, specie del Casty macchianeresco che poi ha avuto solo altre quattro occorrenze, probabilmente non all'altezza (benché godibili).
Ecco perché, a mio parere, il
Mondo che verrà va inquadrato come un punto di partenza, più che come un arrivo. Casty ha spesso affermato di avere vari orticelli, che innaffia a turno. Con il Mondo che verrà si è inaugurato il filone "umanità". Non quello avventuroso, che reggeva benone con Eurasia, ma quello "umanità": una serie di storie (
Mondo, Tutor, Marea, Impero, ma anche
Ombronauti, seppur in maniera più sottile) in cui, tagliando corto, è in ballo sostanzialmente il destino dell'umanità.
È una cosa questa che su Topolino era stata fatta più volte, ma mai con questa cadenza e questa insistenza. In buona parte Casty ha battuto sul tema ambientale, ma se ci facciamo caso ultimamente sta cambiando registro: gli
Ombronauti tirano in ballo questioni politiche (e non mi riferisco al nipote dell'Imperatore del Giappone
),
Sottozero venti di parodia storica, molto sfumata e abbozzata al punto da trascolorare nella fiaba (invece, che so, di connotarsi alla
Mook: scelta magari meno divertente, o interessante, ma probabilmente migliore in questo contesto, visto che
Mook è già stato scritto; a riprova del fatto che il gottfredsonismo castyiano è molto più astuto e non-strutturale di quel che sembra).
La conclusione del mio discorso è che quello dei kolossal castyiani sia un percorso decisamente
in fieri. Si è partiti dal tema ambientale proprio perché su Topolino era l'unico, fra i temi "capitali", a poter essere tirato fuori da subito. Ricordate che Casty disse che la trilogia di Atomino ha dovuto attendere i tempi opportuni? Magari le ragioni principali sono altre (non mi sembra comunque siano mai state chiarite), ma penso che una dose di tempismo vada ricercata anche nella proposizione dei contenuti. Se gli Ombronauti ironizzavano (neanche tanto, e questo è già un segnale che i contenuti sono pronti per un passo di maturazione) sul "prodotto Pietro", sul "miracolismo" e sul marketing politico e simili concetti che, diciamolo, non vedevo toccati dall'epoca di Walsh, se la Marea dei Secoli tirava in ballo, ancorché con una certa inevitabile prevedibilità morale (ad avercene, comunque), questioni di storia, sistema politico e libero arbitrio, posso solo immaginare cosa potrà venir fuori nella
Città senza cielo. Ciò che quattro, cinque anni fa non poteva andare oltre un certo punto di complessità e maturità, perché
già quello appariva nuovo e azzardato, oggi può farlo e domani ancora di più; e secondo me gli Ombronauti ne sono una spia (non poeta). Questo, secondo me, è il senso della lunga marcia dei kolossal castyiani, oltre ovviamente alla bellezza in sé.
Quindi non dobbiamo vedere le storie lunghe di Casty come
exploits da incensare a caldo e di per se stesse: si rischia di tirarne fuori solo il fuoco e la tensione che galvanizza noi lettori di Topolino, ma può legittimamente indurre alla cautela i lettori di fumetti - realistico/avventurosi - che per non essere
Topolino hanno molta più libertà e gioco facile nel creare momenti di grande respiro. Beninteso, fra i paletti non scritti di Topolino ce n'è uno -l'umorismo- che può essere la differenza più notevole e insostituibile con quei fumetti realistico/avventurosi; oltre alla difficilmente riproducibile mistura di personaggi, da Topolino e Pippo ad Atomino a Eta Beta, che gli autori Disney hanno saputo creare.
E nel frattempo? Come ci "serve" i suoi piatti l'autore goriziano? Ecco, io credo che qui lui stesso senta il bisogno di molte sperimentazioni. Fra Cattivik, Lupo Alberto e Doppioscherzo egli ha sviluppato una capacità comica di primo livello. Fra Xamoc, il Dominatore delle Nuvole, il Colosso di Rodi, le Miniere di Fantametallo ha sviluppato un'attitudine all'avventura-mistero pienamente disneyana, riuscendo a far meglio di tutti i suoi contemporanei in un filone già apparentemente esaurito da Giorgio Pezzin e in parte Romano Scarpa. Fra Duplicatrone, Uomo Ingannatempo, Uomo qualunque, Caso Parallax e tante altre ha sviluppato un gusto per il giallo-sorpresa radicalmente diversa (e più dinamica) del giallo-poliziesco anni Novanta (Silvano Mezzavilla su tutti) (fate caso che in Casty Basettoni è il grande assente). Infine, nella collaborazione con Enrico Faccini, ha sviluppato un senso del grottesco molto interessante, di cui mi piacerebbe vedere ulteriori e più arditi sviluppi.
Quindi? Che stile adottare per le storie "umanità"? Ecco, mi sembra che il modello "Mondo che verrà" tenga ancora bene, ma proprio per questa sua solidità sia molto problematico da "contaminare". TQAI, storia a metà fra il kolossal e il burlesco (cosa che forse non tutti hanno sottolineato), è l'emblema di un processo di contaminazione "nell'altro verso": una storia buffissima e travolgente contaminata con un tema che per sua natura è a metà fra "umanità" e "singolo" (e in questo "mezzo", diciamolo, il più semplice e abusato): l'amicizia. Ma come osservava la Spia Poeta altrove (vedete che si torna in topic?) tale contaminazione ha funzionato solo in parte. Per quanto mi riguarda, solo nel momento in cui Topolino saluta Pippo prima di ripartire per il futuro; lì capisci tutto e gioisci.
Quindi credo che l'incontro fra il modello "Mondo che verrà" o "Marea dei secoli" (con le dovute differenze) e le altre forze che Casty sa maneggiare e che ultimamente sono divenute minoritarie (tutt'altro che scomparse, comunque) sarà una sfida importante, sempre più impellente e interessantissima da assistere. E i risultati (plurale scontato) che verranno fuori saranno secondo me davvero qualcosa di forte. In ambito
Topolino, come lo è la lunga marcia del Cast' in sé e per sé, e, credo, stavolta anche in ambito più generale.
Staremo a guardare con grande interesse.
E niente, altro intervento chilometrico. Ma vi giuro, smetto quando voglio!